E’ bastato dire Isis in Libia e organizzare un po’ di guerreggiamenti sulla carta dei giornali per dare modo al governo di confermare l’acquisto dei 90 F 35, superando di un balzo tutte le obiezioni ancorché l’acquisto di questi caccia rappresenti esattamente come prima un’intollerabile spreco di risorse, imposto dall’amico americano, per una macchina peggio che mediocre, insensata per una forza militare come la nostra, priva di ricadute tecnologiche e oltretutto superflua nello scenario di belligeranza che si va delineando. Anzi proprio in questa prospettiva sottrae risorse preziose a strumenti e sistemi ben più utili in caso di intervento. Per esempio mezzi corazzati efficienti e moderni di cui abbiamo solo qualche decina di esemplari in arsenale e mezzi blindati all’altezza della situazione.
Questo per mostrare come la pochezza del ceto politico trasformi ogni strategia, opportunità e tragedia in gioco, trucco, presa in giro, magari a difesa a oltranza, bustarella per bustarella, dei lati più opachi di queste operazioni. Non c’è dubbio che con questi condottieri la sconfitta in pace e in guerra, è una certezza, tanto che non ci vuole un genio per ipotizzare come la stravagante e improvvida belligeranza di Pinotti e Gentiloni, avesse come scopo proprio quello di far passare l’acquisto degli aerei e poi dare a Renzi l’occasione di passare da saggio . Senza far caso alla circostanza che alimentare in proprio i venti di guerra è già una catastrofica sconfitta per l’Italia che si troverebbe a supportare le ambizioni francesi sul Fezzan e quelle egiziane sulla Cirenaica, venendo di fatto esautorata bene o male da un Paese letteralmente creato dall’Italia: fino al 1934 la Libia in quanto tale nemmeno esisteva, era solo un collage di regioni tribali variamente denominate. Fu Italo Balbo a creare il governatorato generale di Libia, sul modello dell’ Africa Proconsolare romana e ispirandosi alle suddivisioni create dall’ imperatore Settimio Severo, originario di Leptis Magna e con moglie siriana (tanto per fare qualche curioso parallelo) madre di Caracalla.
Ovviamente la Libia è nel caos da quando la sventurata coalizione dei volonterosi ha fatto fuori Gheddafi, senza alcuna prospettiva che non fossero la creazione di caos, obiettivo strategico degli Usa e le ambizioni neocoloniali francesi: fu allora che vennero armate le fazioni che oggi spadroneggiano. L’unica novità è che alcuni gruppi adesso dicono di essere con l’Isis e non per esempio con al Qaeda, una sorta di auto franchising nel liquido mondo delle ambizioni transnazionali arabe: una guerra contro di loro oltre a essere basata interamente su una narrazione occidentale non potrebbe che essere un regalo proprio al Califfato che dimostrerebbe di essere la speranza del mondo arabo unito contro i crociati occidentali. Alcuni dei quali, noi, con un passato coloniale del quale abbiamo persino chiesto scusa durante carnevalata a Roma con odalische e tende del deserto: di certo alle nostre truppe sarebbe riservato un trattamento “privilegiato”.
A guadagnarci da tutto questo è in particolare Washington che dopo aver fallito l’obiettivo Assad, ha trovato nell’Isis un perfetto strumento di divide et impera, una spada con cui tenere a bada cambiamenti nelle petromonarchie e per sostenere i regimi militari “amici” come quello egiziano, nonché uno spauracchio per le opinioni pubbliche occidentali. E infatti la campagna anti Isis va avanti blandamente, nella speranza di una frammentazione dell’Irak. Rimane da porsi la domanda: quanto una Libia divisa in decine di fazioni, trasformata in un maelstrom proprio dall’Occidente, danneggi gli interessi italiani e se essi al contrario non siano messi in pericolo proprio da un’eventuale guerra di pacificazione nella quale Usa e Francia farebbero la parte del leone. Non appena cominciamo a risponderci, capiamo che saremmo gli ultimi a dover spingere su un conflitto che oltre a enormi danni di bilancio e sacrificio di vite, ci vede perdenti in partenza. Farlo poi per scopi trasversali è davvero indegno. Del resto non sarebbe nemmeno difficile e oneroso ridurre il traffico di clandestini con una sorveglianza delle carrette del mare che vengono usate per il trasporto di merce umana, prima che esse siano caricate di profughi e clandestini. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di F 35, ma forse verrebbe meno un alibi .
A parte che a quei figli di testa di cazzo del califfato (non capisco perché continuate a chiamarli I.S.I.S., acronimo amerikano antistorico e anticulturale teso a distruggere pezzi di storia antica) ci sta pensando l’Egitto… Se è vera questa storia degli F35, non capisco perché non ho sentito le urla fino a casa le urla di SEL e 5 stelle e ascoltato nei tg della caduta di renzie, gentiloni e pinotti… Pezzi di quella roba d’autore!!!
L’ha ribloggato su Sinistra News.
“Non c’è dubbio che con questi condottieri la sconfitta in pace e in guerra, è una certezza …”
In effetti la compagine governativa è inciampata in qualche misunderstanding.
Lo scorso 5 febbraio Gentiloni dichiarava: “missione di peacekeeping in Libia solo dopo cessazione scontri”.
Successivamente, il 14 febbraio, Gentiloni ammoniva che l’avanzata dell’Isis in Libia è “una situazione che minaccia l’Italia”, avvertendo che se la mediazione dell’Onu in corso dovesse fallire, siamo “pronti a combattere, in un quadro di legalità internazionale”. (Rainews24)
In seguito, nell’arco di 24 ore, il ministro della Difesa Pinotti nella mattina di domenica parlava della possibilità di inviare 5mila militari in Libia, salvo poi rettificare in serata che tale invio sarebbe subordinato ad una iniziativa avallata dall’Onu. Colto alla sprovvista, il mattino dopo Alfano si diceva convinto della necessità di intervenire militarmente in Libia sic et simpliciter. Ancora poche ore dopo interveniva Renzi per dire che, invece, occorre dare centralità alla diplomazia Onu, volendo dare ad intendere di avere voce in capitolo in una vicenda che invece lo ha visto sinora ai margini.
Si noti che non è usuale sfoggiare una tale incompetenza in maniera così vistosa nell’arco di sole 24 ore. Solo l’insuperato Berlusconi riusciva a confondere sé stesso e i suoi portavoce, rilasciando al mattino dichiarazioni che poi avrebbe smentito in serata, mentre nel pomeriggio i suoi corifei erano ancora impegnati a ribadirle.
E mentre il governo italiano cercava convulsamente di trovare un orientamento plausibile nella complicata vicenda libica, i più pragmatici egiziani iniziavano a bombardare le postazioni Isis e ieri forze speciali dell’esercito “hanno compiuto un’incursione terrestre a Derna, la città dichiaratasi Califfato dell’Isis nell’est del paese” (ilsole24ore), dimostrando con ciò di credere molto più nelle proprie forze che non nella diplomazia dell’Onu o nei vaniloqui di personaggi inconsistenti come i leader europei.
Parallelamente, con la ritirata delle truppe di Kiev da Debaltsevo, inizia il declino di Poroshenko che ha perso definitivamente il Donbass, ma in compenso si è fatto un sacco di nemici, soprattutto all’interno della sua coalizione governativa, composta in larga misura da figure poco raccomandabili e vendicative. Resta ora da capire perché mai l’Ue abbia deciso di sostenere un governo fallimentare e golpista come quello ucraino e, soprattutto, se vorrà sostenerlo anche in futuro, stante il suo inevitabile declino verso il disastro economico, politico e sociale.
E così, in poche ore l’Ue ha collezionato due formidabili fallimenti, dimostrando la sua totale inconsistenza sul piano delle relazioni internazionali, oltre all’ambiguità dei suoi “valori” e alla mediocrità del suo ceto politico.
E potrebbe collezionarne una terza se la Grecia continuasse a rifiutare i diktat che da essa provengono.
condivido e sottoscrivo l’intero e incontrovertibile contenuto