Forse qualcuno si potrebbe stupire del fatto che spesso fortezze e quadrilateri all’interno delle città non servissero alla difesa contro un qualche nemico, ma alla difesa contro la popolazione, avvertita dal potere come virtualmente avversaria. Tempi passati si dirà. Ed vero, ma solo nel senso che le fortezze non ci sono più perché inutili, il resto rimane valido, anzi è ridiventato più che mai valido man mano che la democrazia si è fatta più evanescente forse a causa della sua esportazione.
Così, con l’invio di altri 200 militari in Val Susa, deciso ieri in appoggio ai 215 già presenti, abbiamo un soldato ogni 289 abitanti della valle, mentre in Afganistan ce ne sono uno ogni 517 abitanti della provincia di Herat che è affidata al nostro controllo. Alle volte basta far caso ai numeri per scoprire inquietanti realtà inconsce che ci mostrano abissi e che le parole non dicono. Ma badate bene, mentre per l’Afganistan si parla con arrogante ostinazione di missione di pace, per la Val Susa abbiamo spesso sentito parlare di “guerra” da parte dei vari irresponsabili politici. Anche se, bisogna dirlo, sempre più spesso si ricorre allo stereotipo di “terrorismo” per designare l’opposizione alla Tav, creando così un saldo legame tra due situazioni così diverse.
Del resto i cantieri dell’inutile ferrovia ad alta capacità di far incazzare sono diventate delle cittadelle fortificate non diversamente da come succede in Afganistan per le basi delle nostre truppe costrette a pattugliare inutilmente una regione dove tutti – compreso l’esercito fantasma di Karzai – ci sono ostili. E anche il linguaggio non è poi molto diverso da quello usato dai comandi militari: ” il Comitato, nell’evidenziare la necessità di tenere alto il livello di attenzione e vigilanza, ha deliberato, attraverso una rimodulazione del Piano di impiego dei militari nel controllo degli obiettivi a rischio, l’invio di ulteriori 200 unità per le esigenze di sicurezza”. Basta sostituire stato maggiore a comitato per avere una perfetta sovrapposizione della Val Susa ad Herat. Con una sola differenza: qui nessuno si illude che la missione sia di pace.
Almeno si tengono in allenamento. Probabilmente la valle è stata eletta a poligono militare di addestramento, e in questa veste pare funzionare bene. Funziona meno bene come residenza per gli abitanti.
Nel mentre i fondi latitano: il caro Letta ha già dragato i rimanenti soldi pubblici concessi a questa fantasiosa opera con un decreto a giugno. Non ci saranno più finanziamenti, non nell’orizzonte immediato, e questo significa che prima o poi dovranno smobilitare. Ho l’impressione che ora il gioco sia solo a prendere tempo in attesa di improbabili miracoli.
Ho colto il significato,ma il fatto è un’altro,che cosa serve l’esercito ??
servono commenti,quando tuttoe’ chiaro,anche se,la stampa e la tv disinformano ? Vogliono a tutti i costi indebitare l’italia in maniera da tenerla sempre col laccio alla gola e sottomettere il popolo alle volontà dei vari FMI,BCE,N.W.O. FEDERAL RESERVE,BANCA MONDIALE,ECC..ECC..MISERIA,DISOCCUPAZIONE,DISPERAZIONE,SUICIDI.ECCO IL LORO VERO PROGRAMMA!!!OCCUPAZIONE TERRITORIALE DA PARTE DEGLI YANKEE PER CONTROLLO POPOLAZIONE DA EVENTUALI TENTATIVI RIVOLUZIONARI.ECCO IL MUOS!
NOTAV: Lisbona ha detto “no grazie, troppi soldi”. Madrid e Barcellona idem. Da Kiev alla Moldavia idem. Facciamo la Tav per spedire un pacco da Lione a Susa? un po’ caro, no?
Mi sembra che tra voi e i NO TAV ci siano “simpatiche consonanze”.