Anna Lombroso per il Simplicissimus
Attribuire la devastazione del parco della Garbatella ai vandali è come dire che gli incendo del nostro patrimonio boschivo è opera di piromani. Magari le maestranze vengono pescate in quella terra di nessuno di violenti, frustrati, ignoranti e disturbati per i quali una mancetta è solo il valore aggiunto all’espressioni di asocialità, odio, rivestimento rivolto verso il mondo, la bellezza, il ragionare insieme, osteggiato per via dell’indole all’appartenenza solipsistica al branco e l’istinto al sopravvento dell’irrazionalità. D’altra parte ce ne sono, sotto varie etichette, nelle schiere degli ultras, nei gruppi di picchiatori blanditi da vari autorevoli protettori, ma ne abbiamo visti anche in talkshow televisivi, in parlamento, per non dire dalla violenza manierata di chi protervamente ci sta espropriando di beni, certezze, assistenza, istruzione, cultura, sovranità, diritti. Che tanto dietro agli uni e agli altri, ci sono sempre gli stessi burattinai, profitto, speculazione, avidità, consumo del suolo, dissipazione delle risorse.
Sono 60 gli alberi mozzati rabbiosamente, sradicati impietosamente nel giardino cresciuto per 5 anni e piantato e curato dalle associazioni locali e dagli abitanti: ciliegi, meli, cachi, peri e ulivi, e poi lecci sugheri, olmi.
Le autorità rassicurano: verranno ripiantati, il piccolo miracolo della socialità verrà ripristinato, lo sfregio verrà risanato. Speriamo. Ma c’è da augurarsi che il segnale venga ascoltato e interpretato: i “vandali” non scelgono a caso, il fine è sempre quello di fare terra bruciata e spoglie, perché è su quella che si nutre la speculazione, che cresce il cemento, che vengono su falansteri obbrobriosi e inutili a fronte di migliaia di appartamenti incompleti e vuoti.
Le periferie sono da sempre oggetti di scorrerie da parte di predoni o – e non è meglio – di retorici incompetenti in vena di esperimenti. Tanto per non fare nomi, nei giorni scorsi il sindaco di Roma in un’intervista alla stampa estera, Radio Vaticana, ha espresso la sua intenzione di valorizzare le periferie. Potenziando i trasporti pubblici? Collegandole con navette elettriche? Vigilando che a ogni pioggia, non si allaghino le stazioni della metro? No, pedonalizzandole. Bloccando le perverse varianti avviate da Veltroni e confermate da Alemanno? No, tacendo su una possibile e auspicabile revisione dei nefasti propositi e limitando la circolazione privata laddove i mezzi pubblici sono rari e inadeguati, tanto che è successo che cittadini inviperiti abbiano aggredito autisti dell’Atac, per stavolta incolpevoli.
Non è frequente vedere i vigili, quelli di Roma Capitale impegnati a dar retta agli automobilisti spaesati e disinformati su via Labicana e a multarli per aver ecceduto dai 30 km all’ora. Qualcuno teme le spedizioni nell’hinterland aggressivo e arrabbiato. Qualcuno è convinto che si tratti di quartieri dio serie B per romani di serie B. Qualcuno ritiene che anzi le forze vadano impiegate per difendere i beni e i privilegi dei residenti dentro le mura dalla pressione anche invisibile di chi sta fuori, un fuori che si allarga a bidonville, baracche di lamiera, favelas de noantri
E certo è arduo affidare la sorveglianza e la vigilanza del poco verde, del poco bello, del poco giusto che c’è nelle periferie, a quelli che ci vanno a dormire, magari tra lampioni che non si accendono la sera, strade disselciate, come fosse scontato che si tratta di sleali evasori, di tasse e Imu, cattivi pagatori di mutui, tenuti d’occhio dall’inesorabile Equitalia.
E è arduo anche perché loro, tutti, abbiamo perso il senso e l’amore per il bene comune, svenduto, maltrattato, bistrattato, espropriato, liquidato, in favore di quello privato alimentato dalla rapacità, vezzeggiato da una ideologia ormai imperante, favorito da un sistema di governo personale intento a privatizzare ogni settore compresi la Costituzione, la giustizia, il parlamento.
Alla Garbatella si era compiuto un piccolo prodigio, invece. Bisogna difenderlo dai vandali miserabili o eccellenti che lo hanno spezzato.
Guarda, dai 9 ai 13 anni non seghi 60 alberi a un metro e mezzo di altezza, di notte, stradicandone uno di netto.
Il Parco Garbatella è nato col contributo di tutti, è frequentato, ci sono gli orti dove vanno tutti i giorni a innaffiare e lavorare ragazzi giovani, si fanno pranzi e feste, in un quartiere ricco di socialità e associazioni. I ragazzi delle scuole vengono a farci gli orti didattici e a piantarli, gli alberi.
Non è precisamente l’idea di periferia abbandonata a sè.
I ragazzini ci vengono a giocare, ma si può ben perdonare un ramo spezzato da un pallone, non una ecatombe di larga scala e organizzata per bene.
Daii 9 ai 13 anni è compito della scuola istruire e sensibilizzare i ragazzi..fare prevenzione per l’uso di droghe, parlare di un sessualita’ senza tabu’…educazione civica… .non credo che possano andare in giro da soli sono ancora sotto la tutela e il controllo dei genitori.
A 13 anni si fa i vandali per essere riconosciuti nel gruppo di pari. Io ho ucciso decine di lucertole e rotto non so quanti lampioni e sono uno di buona famiglia, vissuto in ambienti borghesissimi, altroché…
Credo sia necessario coinvolgere i ragazzi in questi progetti di costruzione del bello e non lasciarli cazzeggiare troppo da soli in giro. Così si affezioneranno al pero e non lo spaccheranno più.
Non solo, se poi gli si dice di farsi loro il loro parco (con dentro quello che vogliono loro, fatto da loro, cioè), allora troveranno quello che loro hanno voluto e costruito, oltre all’orticello di mammà con la quale hanno litigato la sera prima, magari, e lì si recheranno senza rompere le palle agli altri. Credo che un parco tutto fiocchetti e un ghirigori serva ai vecchi rimbambiti di 30 anni e non agli adolescenti (*).
Se poi i genitori sono illuminati, possono mandare i figli maschi a fare un gioco di squadra di grande fatica e disciplina (es: pallanuoto) così tornano a casa stanchi e non gliene frega niente di spaccare. Tra l’altro il nuoto dà fiato e quindi si tromba pure meglio, cosa che ai ragazzi forse interessa.
(*) tornando ai rimbambiti 30 enni, c’è un argomento molto interessante che è la Wildniss (non la Wilderness): lo spazio incustodito e semiabbandonato che si trova di fianco agli spazi controllati e tenuti bene. E’ IN QUESTI SPAZI INCUSTODITI, NON CONTROLLATI, NON ABBELLITI, NON CIVILIZZATI che i bambini-ragazzi tra i 9 e 13 anni possono fare le loro avventure senza che nessuno gli rompa le palle e per sviluppare liberamente le loro personalità fuori dalla tetta protettiva della mamma-chioccia-castrante-media italiana. Chi non capisse cosa intendo dire, si rileggesse “I ragazzi della via Pal” e “Tom Sawyer”, tanto per dire i primi due nomi che mi vengono in mente, e pensasse, se ci riesce ancora, a come si sentiva a quell’età, in mezzo all’ambiente che gli ADULTI SI SONO CREATI PER LORO.
E adesso parliami dei LORO SPAZI, quelli dei giovani, che si possano definire Wildniss (spazi abbandonati, diroccati, liberi) che evidentemente non ci sono e che loro si sono, letteralmente, costruiti, abbattendo un alberello per volta.
Parliamone.
Il degrado è generale, zone belle come la Garbatella o zone periferiche come le borgate romane…strade sporche, strade abbandonate piene di sporcizia, vegetazione incolta ai lati dei marciapiedi, un abbandono al degrado che va dalle zone piu’ centrali a quelle periferiche, bottiglie di birra vuote rotte sono in tutte le fermate degli autobus…sporcizia ovunque…chi saranno gli autori della Garbatella? non credo sia difficile arrivare a loro, basta volerlo…segare 60 alberi non è cosa da poco…