Anna Lombroso per il Simplicissimus
Berlusconi li ha rivendicati, come legittimazione popolare della sua leadership e del suo diritto a licenze personali arbitrarie e discrezionali. Per i 5 stelle sono il sigillo, non indispensabile e più o meno occasionale o effimero, sull’autorevolezza del capobranco e la vocazione nazionalpopolare del movimento, comunque meno significativi dei pronunciamenti del popolo del web.
Sarà la civiltà dello spettacolo, la mediocrazia ma forse l’auspicio è di una mutazione del sistema che viri verso il televoto, le elezioni con l’applausometro, o tramite la misurazione dei fischi. Utile quest’ultima, anche per definire o interpretare gli altri voti, quelli che meglio rappresentano le ondate del consenso e del dissenso, il disincanto e l’affezione, lo sdegno e l’affiliazione, i non-voti, cioè, che siano di protesta o di apatia. Tanto che il Pdl è autore di un proposta di legge per punire severamente le esternazioni di esplicito disappunto, mediante lazzi, pernacchi, sberleffi fino al lancio di monetine, con ammende e addirittura il carcere. E dire che i fischi non sono molto di più della firma su una petizione online, in alcune occasioni sono un appuntamento irrinunciabile, una liturgia stanca ma indispensabile come un rito apotropaico che auguri la verità su Piazza della Loggia, Ustica, trattativa Stato-mafia, in altre un espediente per fare notizia, come a certe prime dei teatri di provincia, dove i loggionisti che contestano il tenore vengono pagati più della claque.
D’altra parte alle ultime elezioni romane, l’esiguo elettorato si aspettava di essere premiato con i punti qualità come alla coop sei tu e chi può darti di più, in modo che fosse gratificata al fidelizzazione al prodotto. E lo sa bene il Pdl che resta il partito che usa di più il voto come misuratore del consenso, del successo di campagne acquisti, della riuscita degli spot pubblicitari, della conferma delle sue politiche aziendali e dei suoi brand, dell’ascendente e dalla capacità di persuasione di un pubblico di consumatori delle televendite.
E lo ha ricordato Berlusconi ieri, il prezzo e il valore di quei voti, lasciapassare per l’indifferenza per l’universalità dei diritti, per la persecuzione della separazione dei poteri, per l’intolleranza delle procedure e dei controlli, per l’irrisione della dialettica parlamentare. Il continuo richiamo al numero dei voti, alla loro potenza contrattuale vuole significare che la forza del consenso può annullare la forza del diritto e della giustizia, fino a legittimare l’illegalità e perfino a rendere legale l’illegittimità di elezioni viziate dalla disuguaglianza di attori in campo, magnati dell’informazione, oligarchi consolidati nelle posizioni di potere, un’elite irremovibile che ha occupato i gangli vitali dell’amministrazione e del paese.
Nel colpo di stato solo apparentemente incruento che ha promosso la perdita della sovranità in materia economica, che sta conducendo verso il presidenzialismo, che sta svuotando la costituzione, tirata da una parte all’altra a seconda di umori confessionali o interessi privati, dell’edificio della democrazia, realizzata o erosa, formale o sostanziale, diretta o partecipata, e dell’impalcatura dei diritti, si lascia al popolo solo il voto. E meglio se, come viene ripetuto, nemmeno fosse il passaporto per il felice rientrare nel contesto delle potenze occidentali dalle quali i nostri premer vanno col cappello in mano, l’astensione cresce, meglio che così si impoverisce anche quello, si indeboliscono anche la sua influenza e la sua pressione. E meglio se rimane inalterato un sistema che perpetua e rende inviolabile la permanenza al potere delle stesse cerchie, che si trasmettono privilegi inalienabili e garanzie intoccabili, in una aberrazione tribale della selezione del personale politico attraverso le pratiche dell’affiliazione, delle fedeltà, dell’appartenenza.
Il lavoro non è un diritto, la salute non è un diritto, tutto si deve conquistare, meritare come un’elargizione, o pagare, in fondo l’ha anticipato il Pd con i 2 euro per esprimersi alle primarie, come fosse moderno, cosmopolita, “americano” essere donatori, aderire alla logica del fund raising, convertire la proprio espressione di scelta nella partecipazione a una convention aziendale.
E Berlusconi forte dei suoi voti, si compra ogni giorno i voti del Pd, per salvarsi. E per salvarlo a sua volta, perché la sopravvivenza del cerchio tragico è garantito dal mantenimento dei loro patti, delle loro alleanze opache. Non ci resta che sperare che anche le nostre piazze si sveglino per salvare i nostri alberi, le nostre musiche, i nostri pensieri, le nostre scelte e i nostri diritti.
X Mariaserena
Ci hanno lascato solo una legge elettorale (!!) che come tutte le leggi lettorali maggioritarie o in senso maggioritario ( vedi porcellum…) sono ptopedeutiche e complemetari alla formazione-crescita di sistemi politico.economiici oligarchici !
In realtà nonci hanno lasciato neppure un voto libero, se lo strumento per votare è quello da me sopra descritto !
E’ vero, ci lasciano solo il voto. Apparentemente non è poco, ma sappiamo troppo bene che è come l’elemosina di un cibo scaduto. Sappiamo tutto: porcellum, lavaggio del cervello mediatico e non, il cerchio tragico (definizione perfetta, Anna) dei soliti noti, la sceneggiatura del volo presso gli alleati tradizionali poco prima delle elezioni e dopo le elezioni l’altra sceneggiatura: non abbiamo un candidato, ri-eleggiamo almeno un presidente. Guarda caso!
Ci hanno lasciato solo il voto: ed è subito nera l’amarezza di constata che dovrebbe scegliere i non sceglibili e allora vota bianco, nullo, si astiene.
Nel frattempo, e mentre quei quattro brandelli di sinistra, tra l’irrisione del solito padrone compro-tutto, si frantumano ancora di più, i diritti spariscono dagli scaffali della nostra democrazia, e la costituzione diventa una vecchia zimarra da impegnare al monte.
Dobbiamo davvero sperare nella piazza? Certo che sì, ma bisogna superare questa fase in cui la corruzione è stata estesa fino a farla diventare profondissima, minuta, capillare. A Roma si dice spesso “il più pulito c’ha la rogna”. Speriamo non sia così.