Mariaserena Peterlin per il Simplicissimus
Su Agorà un’ascoltata giornalista, Paola Maugeri, ci fa stamattina un cazziatone sul fatto che gli sconsiderati italiani, spreconi, si nutrirebbero di zucchine anche d’inverno. La signora, che ha un blog molto fashion e un look adeguato, ovviamente sta sponsorizzando (che strano) un suo libro mentre altri esperti, tale almeno appare Mariano Bella direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, presenti in studio vengono interrotti o zittiti per farle luce: decisamente troppa luce. Sarebbe stato meglio accontentarsi di una quieta penombra, forse se ne sarebbe avvantaggiato anche lo squillante blue navy del chiassoso tailleur mattutino indossato dalla signora dall’esistenza (lei dice) ad impatto zero. No, io non mangio zucchine d’inverno, le mie zucchine sono estive e spesso me ce le seminiamo in un orticello di famiglia. No, non le mangio necessariamente a marzo, ma nemmeno bevo le sue saputelle parole sul nulla.
Sta a vedere che se uno si compra una zucchina è responsabile della crisi.
Sta a vedere che abbiamo individuato, nell’uso personale della zucchina, la causa madre di tutte le nostre disgrazie economiche, dello spread, del default e del mal di calli della nonna.
Queste aggraziate persone che hanno un agevolato accesso in rai (di cui noi paghiamo il salato canone e subiamo quintali di pubblicità sul pulitore del WC, sui fili interdentali, sui pruriti intimi ecc), questi geni compresi che vengono a sponsorizzare un libriccino che risolverebbe i problemi ecologico-economici del pianeta, queste levigate opinioniste o opinionisti fashion che sono ascoltate/i, con deferenza, dai colleghi amichevoli, mentre altri, davvero esperti, vengono interrotti, oscurati o ignorati e, non contenti dell’ampio spazio ottenuto, ci bacchettano pure sulla zucchina?
Gente così sentenzia, ma non ha mai nemmeno visto un campo di patate, gente così al massimo si pittura le unghie ascoltando musica new age. A sentir loro chi mangiasse due, tre fettine di carne a settimana, invece di 10 kg di patate, è colpevole perché la mucca inquina, ma non sanno nemmeno che un conto è la vacca da latte (che Dio le benedica sempre) e un conto il bovino da carne.
E nel caso specifico la signora vorrebbe pure che le comprassimo l’opera di cui sostiene “sono felice, il mio libro va benissimo”. Nel frattempo, e non per colpa delle zucchine sprecone e del bovino inquinatore, gli imprenditori si suicidano, i poveri in aumento sono esclusi e affamati e a noi ci gira tutto il sistema solare.
La rai e i suoi giornalisti dovrebbero riflettere su se stessi e la loro professionalità, su quello che ci ammanniscono impunemente e soprattutto su quello che vanno sponsorizzando.
Basta, non è più tempo di scherzi a parte.
Come scriveva F.P. Ramsey: What we can’t do we can’t do and it’s no good trying. The pictures we make to ourselves are no picture of facts. La giornalista ha scambiato la propria opinione per un assoluto non contestabile perché l’aveva detto lei. E’ un comune processo mentale delle persone che a furia di sentirsi dire che sono brave non capiscono che sbagliano più spesso di quello che credono in termini di coerenza delle loro affermazioni. E’ un problema che abbiamo riscontrato molto frequentemente nei politici e, come ovvio, nei loro celebratori, cioè i giornalisti. Non entro nel merito delle zucchine, ma è inquietante il fatto che in quell’ambito di pensiero ci sia sotto sotto un’idea che c’è chi ha più diritti e chi ha meno diritti a vivere. Infatti se ci si preoccupa del consumo d’acqua di una vacca nel corso della sua esistenza che è meno della metà del consumo medio di una persona umana in un anno ne potrebbe venire di conseguenza un malthusianesimo radicale con definizione dei limiti di validità di una persona per poter continuare a vivere e a consumare acqua. Così si potrebbe arrivare a ripristinare i campi di concentramento per disabili, malati, pazzi, ecc. ecc. Naturalmente c’è anche un errore a monte: non sanno fare i calcoli di convenienza energetica e di equilibrio delle risorse e dicono cose che non stanno né in cielo né in terra. Anzi se si seguissero le loro idee si peggiorerebbero gli equilibri con danni spropositati per le generazioni future.