
Ai massacri sociali che impoveriscono il Paese e gli tolgono le risorse per una rinascita, si aggiunge il cinismo di una classe politica e dirigente che fa credere si tratti di qualcosa di transitorio, che l’anno prossimo ci sarà di nuovo la politica, la crescita e Babbo Natale. La cosa più desolante è la facilità in cui si abbocca a questa narrazione consolatoria, ma bugiarda, mentre con tutta evidenza le obbligazioni europee alle quali ci siamo stupidamente inchiodati, l’ideologismo finanziario a cui ci si è dati felicemente prigionieri, la svendita di beni pubblici, la progressiva umiliazione delle istituzioni scolastiche, gli stessi famosi “fondamentali” di cui tanto si parla sia a vanvera che con lingua biforcuta, delineano con chiarezza il modello a cui tutto questo tende: quello di un Paese impoverito, marginale, reso subalterno da bassi salari, bassa tecnologia, scarsi investimenti e corruzione diffusa. Un mercato di braccia e di lavoro a modesto contenuto di sapere, governato da un’oligarchia immobile.
Gli esempi cominciano a vedersi chiaramente e seguono sempre lo stessa schema: sottrazione di diritti e di salario in vista di competitività e di sviluppo che si traduce in chiusure e deindustrializzazione. Il tutto in mezzo agli applausi come insegna il caso Fiat. Ma c’è un caso ancora più esemplare che è rimasto nascosto tra le pieghe delle cronache di questi giorni, quasi un apologo dell’Italia che ci aspetta: un’incredibile storia che è accaduta a Genova con protagonisti l’Università, la Ericsson, la Regione e lo Stato dove superficialità, cattiva coscienza, vane speranze e prese in giro si mischiano in una miscela letale.
Andiamo per ordine. Cominciamo con un pezzo apparso sul Secolo XIX il 16 maggio scorso: “Ericsson si trasferisce nel parco degli Erzelli, il nuovo polo italiano della tecnologia nato con l’obiettivo di riunire l’Università di Genova, le aziende e i centri di Ricerca&Sviluppo, creando una sinergia di competenze chiave per lo sviluppo futuro del nostro Paese. A Genova i ricercatori Ericsson contribuiranno a costruire l’Internet del futuro, le reti ultraveloci capaci di trasmettere dati a 10 terabit al secondo su fibra, le tecnologie ottiche che permetteranno di aumentare la velocità di trasmissione dati di 50.000 volte rispetto alle attuali.
Siamo nella fase illusionistica, quella in cui si ciancia delle magnifiche e progressive sorti del Paese e della città in vista delle quali bisogna stare tranquilli, sopportare e votare. Al fine di aprire questa porta sul futuro vengono dati alla Ericsson quasi 42 milioni di euro, di cui 14 a fondo perduto, ossia regalati, senza contare gli 11 della Regione, desiderosa di cominciare a popolare il parco tecnologico degli Erzelli, un grumo di edifici in mano alla speculazione bancaria. Tutti soldi ben accolti dalla Ericsson che ufficialmente voleva trasferire la sua sede genovese in un luogo più “adatto” e lì radicare la sua Ricerca&Sviluppo.
Sulla carta tutto perfetto e meraviglioso, tanto che le autorità statali e regionali fecero spallucce quando i sindacati chiesero di inserire a fronte della “donazione” un impegno della Ericsson a mantenere i posti di lavoro. Ma come si permettono questi retrogradi, fuori dalla modernità, di mettere intoppi a un’operazione che ci porta dritti nel cuore del futuro? Mi sembra di vedere lo sguardo indignato di Ichino e dei suoi compari indignati per questo affronto.
Se non che, meno di due mesi dopo aver preso i soldi, la Ericsson annuncia il licenziamento di 374 dipendenti delle sue sedi italiane tra cui 94 a Genova proprio nel settore della ricerca e sviluppo e in particolare nel campo delle tecnologie ottiche. Si scopre così che l’azienda svedese si è fatta finanziare i suoi licenziamenti con i soldi pubblici e che la manfrina del futuro non era altro che un trucco per vendere la vecchia sede nell’ambito di una speculazione immobiliare di vecchissimo stampo. La realtà in tutto il suo squallore e il suo vecchiume fa irruzione: l’unica cosa avveniristica e sospetta è la velocità fulminea con la quale tutto è avvenuto a nemmeno due mesi dall’inaugurazione della nuova sede.
Naturalmente ora sono tutti si dicono stupefatti e indignati, proprio quegli stessi che avevano rimbeccato i sindacati con la loro assurda pretesa di inserire una clausola per il mantenimento dell’occupazione, non si sa se per contiguità ideologica con il governo, stupidità o collusione. E state tranquilli che saranno stupefatti anche quando la Fiat abbandonerà definitivamente l’Italia o quando il Paese, curato con tanta accortezza, andrà in bancarotta. Anzi saranno stupefatti e anche un po’ indignati.
Bastava chiedere ai dipendenti per conoscere le reali intezioni di Ericsson.
Mi hanno messo in mobilità incentivata qualche anno fa e già allora era chiaro a tutti noi che le riduzioni di personale erano in linea con la strategia aziendale di trasferire il grosso della ricerca e sviluppo in Cina.
a proposito di queste belle cosine:
Catastroika, ottimo documentario greco in cui si spiega egregiamente come lorsignori procederanno allo smantellamento di ciò che rimane delle nostre conquiste sociali.
Questa è una delle tante storie di cattiva gestione delle risorse pubbliche, Anche il professore ed i suoi sodali, come già sapevamo, hanno la cacca fino al naso, Speriamo solo che salga un pochino sì da coprirlo in modo che tutti se ne vadano a fare in culo, CHE CREPINO, Mi si risponderà che via loro sono pronti i successori… lo sappiamo. Questo è un film senza FINE. La Ericsson prende un “fottio” di soldi pubblici ed in cambio che fa? é ovvio licenzia i lavoratori, (che faccia di culo… appena incamerati i soldi) coloro che dovrebbero indirettamente usufruire di questa massa immane di denaro pubblico, per conservare il lavoro e, sopratutto per crearne altro, come solo la ricerca può fare. E così accade in ogni azienda. La FIAT con in testa quello stronzo pericoloso di Marchionne curatore di quei personaggi tragici che sono quegli eroinomani degli Agnelli/Elkann , tempo poco più di un anno, lascerà con il culo per terra quasi tutti i lavoratori e gli impegni in Italia. Pomigliano, dopo la capitolazione dei sindacati e dopo che circa il 60% delle maestranze si è vergognosamente svenduta anzi si è piegata a 90° ai padroni,(mi dispiace ma per quella gente non ho il minimo rispetto e considerazione, NESSUNA SCUSA È ACCETTABILE, sono semplicemente DEI TRADITORI in primis dei loro figli) dicevo a Pomigliano non si assume più nessuno. FIAT non ha mantenuto gli impegni, solo una piccola parte di quei lavoratori è stata assunta ed anzi a breve inizierà una cassa integrazione e poi l’accorpamento dello stabilimento di Cassino,che determinerà nuovi licenziamenti e quindi conseguente chiusura. Ecco questo è lo sviluppo che vuole la nuova razza padrona. Togliere diritti, farci arretrare con gli stipendi e con le pensioni in una recessione programmata, fino al punto da essere competitivi tipo Polonia, Romania ed altri Paesi Europei, e, perchè no, portare addirittura l’Italia alle condizioni cinesi o del sud est asiatico. Disegno che potrebbe anche essere giusto se in cambio ricevessimo la piena occupazione e pieno sviluppo.Ovviamente se un lavoratore passa dai già pochi 1300 euro al mese ai 350/370 euro, tutto poi dovrebbe conseguentemente costare di meno, Una Fiat Panda non più di 1700/2000 euro, la benzina dai 40 massimo 50 cent al litro e così via… Ma poi cosa accadrebbe? Il film l’ho già tutto nella mia mente, molto lungo da raccontarsi ma tragico; ad un certo punto, si vorrà ancora ridurre, E già anche perchè in fondo non è il costo del lavoro, relativamente a quanto va, al lordo, ai dipendenti, ad essere proibitivo. Ciò che è molto caro ed insopportabile per i padroni del vapore, sono le altre voci che contribuiscono ad una aumento notevole del costo complessivo del lavoro, Sono i costi della sicurezza sul lavoro ed ambientale ad esempio, costi che in Viet-nam od anche in Cina ed in tanti altri altri paesi di sottosviluppo, in fondo non esistono, dove trovi bambini di cinque sei anni a lavorare nelle miniere, senza caschi, senza maschere, senza alcun presidio, senza assistenza sanitaria o previsione di pensione o di tutele contro gli infortuni e per gli infortunati… Sono le acciaierie che sono peggio della Thissen di Torino, dove non è l’acciaio fuso ad uscire dalle vasche ma dove sono direttamente i bambini, cotti, che finiscono dentro quelle vasche. Dove i padroni del vapore sono ancora I PADRONI, e dove costoro non dovranno mai giustificare la morte per motivi di sicurezza di migliaia di lavoratori dove non esistono risarcimenti… basta pagare qualcosina ai politici ed ai controllori locali… e dove un bambino guadagna 10 o 15 euro al mese 50 CENTESIMi AL GIORNO… In fondo gli operai dell’ALFA di Pomigliano hanno accettato a suo tempo di tutto, fra poco Marchionne, che è la testa di ponte della paggiore economia internazionale, una richiesta del genere la farà in qualche modo arrivare… Vedrete.
Questa Italia, in mano a questi politici e politicanti, a questi ladri di verità e di giustizia sociale non si salverà sicuramente con il voto nè in autunno nè il prossimo anno.
Il popolo deve essere autore del proprio destino e per farlo l’unica strada utile e credibile è quella della RIVOLUZIONE che usi la GHIGLIOTTINA o la FORCA!
comunque…la Camusso, che dice di voler preparare lo sciopero generale per settembre, è ridicola…ora che in concreto detto sciopero possa essere praticato, potrà arrivare natale, ma prima si dispieghera con tutta la sua forza la macelleria sociale, CHE DIRE , GRAZIE BABBO NATALE…
guardate:
http://www.youtube.com/watch?v=Y5UBnAUGal8