Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ho perso il conto. Dei suicidi. E ho perso il conto anche delle uscite inopportune e sfrontatamente ciniche dei ministri diversamente riservati.  Le prime volte si pensava a una certa improvvisazione, di gente poco pratica di mondo. Poi il ripetersi, ottuso, protervo e dissennato sembrava solo  la burbanzosa tracotanza di un ceto privilegiato e sprezzante delle masse, moltitudini informi, ignoranti, infantili, viziati, da piegare con severità al sacrificio, meritato per via di costumi dissipati e di un esubero di diritti e garanzie, da intimorire con l’esemplare castigo somministrato alla Grecia, la cui agonia precipitosa nel baratro viene prolungata a fini simbolici.

Ci siamo tutti sdegnati quando il precedente omm’e niente invitava le ragazze disoccupate a “svoltare” con un matrimonio di convenienza. Ma accidenti era niente rispetto agli odierni quaraquaqua se  guardiamo alla sortita di oggi  a proposito del tremendo stillicidio ormai quotidiano di suicidi:  “Le conseguenze umane della crisi  dovrebbero far riflettere chi ha portato l’economia in questo stato e non chi da quello stato sta cercando di farla uscire”, ha detto Monti. “Lo stato negativo e per certi versi drammatico dell’economia italiana è figlio di una insufficiente attenzione prestata in passato alle scelte di lungo periodo per le riforme strutturali”, ha aggiunto. “L’orizzonte di vita breve di questo governo non significa  che abbiamo uno sguardo rivolto al breve periodo, ma anzi pensiamo al medio-lungo termine. Tanti governi lunghi, di legislatura, in passato non hanno utilizzato questa prospettiva, non hanno sempre fatto la loro parte per rendere il paese adatto a creare crescita e occupazione”. Manca solo che si compiaccia del calo degli incidenti sul lavoro del 6,4% , magnificando come indiretto beneficio della disoccupazione.

 Ma chi pensasse solo alla disinvolta e irresponsabile spocchia dell’ennesimo uomo della Provvidenza nel solito perverso avvicendamento di improvvisati e inadeguati,   all’uscita maldestra  di un governante che copre i sinistri scricchiolii della sedia attribuendo gli insuccessi a un passato peraltro colpevole, o peggio ancora all’ormai rituale ricorso alla pedagogia dell’infamia e dell’iniquità per convincere un popolo riottoso della necessità del rigore, beh, forse sbaglierebbe.

E’ che l’austerità,  educativa  e esemplare fino alla condanna a morte è un pilastro dell’ideologia della quale Monti e i suoi ministri sono i sacerdoti, come lo è la direttrice del Fmi, che ha voluto ricordarci che  la colpa della crisi è nostra,  perché andiamo  troppo presto in pensione, perché spediamo  troppo in cure mediche, perché non lavoriamo  così a lungo e così bene come si dovrebbe, perché non siamo  abbastanza flessibili, perché consumiamo  scriteriatamente e infine perché viviamo troppo a lungo. E’ una religione  assetata di sangue, officiata da sacerdoti vampiri che tengono vivo la loro diabolica divinità, il mercato,   grazie alle trasfusioni di somme astronomiche di denaro pubblico. E che riesce a riprodursi,   dando colpi di grazia, con rabbia, a ciò che resta delle conquiste sociali degli ultimi due secoli. E anche alla democrazia, ché è chiaro il proposito di instaurare  una   dittatura tecnocratico-finanziaria continentale (supportata a mo’ di vassallaggio dall’impresa produttiva a cui in cambio si  dispensa più precarietà e  concessione libera  di licenziare i lavoratori), in cui gli Stati non hanno più il compito di far cresce ed armonizzare il benessere collettivo, ma al contrario di rendere praticabili e sostenibili il programma della nuova “cupola”.
Come quando si alzano per legge i tassi percentuali di veleni nell’acqua per considerarla potabile anziché provvedere a depurare le fonti, così, si tenta di modificare la biologia e la vita quotidiana di miliardi di persone, pur di mantenere sostenibile e immodificabile il sistema di sfruttamento globale. E come quando si dispiega  il resto dell’armamentario di espropriazione della sovranità e dei diritti con il  pareggio di bilancio in Costituzione, con   riforme del mercato del lavoro,  in modo da proteggere  i privilegi accontentare l’accumulazione rapace delle   èlite  post-capitaliste e neofeudali, mentre 500 milioni di europei di diverse generazioni e nazionalità, chi più chi meno, si troveranno  sprofondati  in una moderna e implacabile miseria, di quattrini e di certezze, di pane e di diritti, ridotti a merce prossima alla scadenza.

Ecco leggo ora dell’ennesimo maldestro tentativo del Presidente del Consiglio di smentirsi: nel segno della continuità,  sarebbe stato frainteso. Non aveva parlato di morte. Eh certo, il suo governo lo vorrebbe imperituro.