I reali valori leghisti saltano fuori con maggiore chiarezza proprio quando la Lega vorrebbe esprimerne qualcuno degno di essere chiamato tale. Così ieri sull’Afganistan, sull’ennesimo morto di una guerra negata, Bossi fa sapere che i soldati “costano e muoiono”. “Ci sono troppi uomini in giro. Costano troppi soldi e non vedo quale principio stiamo difendendo, abbiamo uomini in Libia, in Afghanistan e ogni tanto muoiono anche”. Ecco proprio in questa sequenza c’è la fotografia del leghismo ormai rinsecchito, tutto teso a difendere gli interessi più gretti e senza alcuna attenzione alle persone. La partita iva è più importante della vita.
Naturalmente tra le partite iva e i fondi neri e grigi i più importanti sono quelli dei dirigenti della Lega: altrimenti non si capisce perché il partito di Bossi abbia approvato la missione in Afganistan voluta da Berlusconi per dare una mano all’amico Bush, ne abbia difeso i pretesti, le coperture come missione di pace e ne abbia regolarmente votato il rifinanziamento, come farà del resto anche al prossimo appuntamento. Partito di Silvio nei fatti e di lotta solo a parole, come se l’elettorato non abbia subodorato che c’è solo fumo, che persino l’arrosto del cosiddetto federalismo è scarso e immangiabile.
E del resto cosa ci può aspettare da un partito e da un leader il quale sostiene che è stato il figlio trota a fare da interprete tra Silvio e la Clinton quando il Cavaliere ha consigliato il segretario di stato di cominciare il ritiro delle forze Usa. Peccato che gli americani lo avessero già deciso due anni prima. La presenza del figlio intelligente di Bossi, che conosce l’inglese letteralmente a menadito dà la misura della grossolanità di tutto questo.
Quando Umberto smetterà di raccontare queste patetiche balle da osteria? Forse mai perché il suo habitat naturale era proprio quello prima che il Cavaliere trasformasse l’intero Paese in una bettola. E quando un politico di questo partito fatiscente ci dirà che le guerre sono inumane perché uccidono e secondariamente costano pure? Forse mai, altrimenti non potrebbero minacciare mitragliamenti e affondamenti di barconi o prendere i voti di chi fa della propria disumanizzazione e chiusura una partita doppia.
Ho l’impressione che questa nuova trovata del monarca che ha nominato Alfano come suo delfino, serva proprio per sbarazzarsi della Lega. Alfano è uno che pende dalle labbra di Berlusconi e con questo gesto far finta di delegare il partito e relative decisioni nelle mani del suo fantoccio equivale a non rispondere direttamente alle pretese di Bossi. Se la parola data dal cavaliere ai leghisti era un debito con questo passaggio delle chiavi, Bossi dovrà rientrare e porre un limite alle sue richieste. Il nano sa bene quello che fa. Infatti mi chiedo cosa faranno i colonnelli della lega rimasti da soli nella roccaforte padana senza viveri e senza rifornimenti per resistere agli attacchi di Roma ladrona. La lega è alla frutta. Peccato che questi piccoli indiani ancora non l’abbiano capito. Il risveglio sarà duro. Duro quanto dice di averlo Bossi….