Si dice che due miliardi di persone assisteranno in qualche modo al matrimonio fra Kate e William. Che grandi somme di denaro gireranno attorno all’evento, che saranno anche le prime Nozze.2 dell’era del Web.
Le tecnologie più attuali per la diffusione di un tranquillo medioevo di consumo voyeristico. Eppure a sentire le interviste di lei e di lui c’è un insistenza quasi ossessiva sulla “normalità” . Normale lui, principe ed erede al trono con appannaggi stratosferici, palazzi in ogni dove, doveri sensibilmente meno impellenti di chi si deve guadagnare la vita, normale lei di famiglia milionaria, anche se di ricchezza piuttosto recente. Normali perché fanno le stesse cose di qualsiasi altra giovane coppia e in un certo periodo “andavano a fare la spesa al supermarket, cucinavano da soli, passavano le sere al pub o al cinema”. Mon Dieu.
Insomma i due sono molto vicini all’uomo della strada, a parte che non devono lavorare e i soli vestiti con cui vanno al supermercato costano quanto la spesa mensile di una famiglia media. Perché sono naturalmente indumenti casual quelli della spesa.
Lo so è un’ironia facile. Ma ciò che è interessante è la favola delle nozze reali che è tale perché sono diverse da quelle di tutti, entrano nell’immaginario del potere, in qualche perverso meccanismo adorativo. E poi invece questa continua recriminazione di normalità, necessaria per un meccanismo di identificazione senza il quale la fiaba farebbe emergere i fichi secchi che distribuisce ai più.
Come dire siamo belli, straricchi, senza un pensiero in testa, ma facciamo le stesse cose che fate voi: ammirateci perché valiamo più di voi, ma siamo banali come voi. E’ un qualcosa che si vede sempre più spesso in Occidente, anche se con forme molto diverse. Un capo di governo di un Paese dell’Europa meridionale per esempio, nonostante sia l’uomo più ricco della nazione, esibisce la sua normalità comportandosi come un pescivendolo.
Ora si può anche capire che la Gran Bretagna vada pazza per i suoi simboli, un po’ li sfrutti e un po’ li usi per evadere dalle ansie, che abbia bisogno di vedere carrozze e Rolls Royce, anche se ormai le fabbrica la Bmw, vicino Monaco. Però due miliardi di persone… il fatto che le nozze di un principe che sarà re chissà quando, che non avrà comunque poteri effettivi e sarà sul trono di una nazione già oggi ampiamente secondaria e domani certamente marginale, mi fa pensare che siamo davanti ai circenses che vengono distribuiti a un popolo inconsapevole e famelico di leggende come succedaneo di un pane sempre più nero e sempre più scarso.
E lo si legge anche abbastanza chiaramente da ciò che qui e là emerge. Tale Claudia Joseph, windsoderista a tempo pieno e biografa di Kate, si sofferma colma di sollecitudine sociale sulle umili origini della famiglia materna:
“Carole, la mamma di Kate, ha lavorato a lungo come hostess per la British Airways, ma discende da generazioni di minatori che facevano una vita miserabile nelle miniere di carbone della contea di Durham. Lavoravano dodici o quindici ore al giorno, senza ferie, senza paga se si ammalavano, senza compensazioni se morivano, in condizioni di estrema fatica e pericolo. E ora una loro erede diventerà un giorno regina”.
Si ma la condizione di lavoro dei minatori inglesi è così profondamente cambiata come la vita di Kate? Il lavoro con gli straordinari si avvicina in media alle dodici ore, le condizioni di pericolo ci sono sempre. Certo ci sono le ferie, anche se di fatto si riducono a ben poco per la necessità di sfruttare qualsiasi occasione di guadagno e ci sono le assicurazioni che tuttavia il minatore paga in parte. E Cameron vorrebbe eliminare la paga in casa di malattia non professionale. Fatti i conti, rispetto alle condizioni generali nell’ Inghilterra dell’ Ottocento, forse si potrebbe intravvedere un peggioramento relativo delle condizioni, piuttosto che un miglioramento.
Ma ciò che conta è che la biografa lancia un messaggio: i miglioramenti non sono sociali, sono individuali. Sgomitate per diventare regine o per sposare il figlio dei tycoon di turno. Sarà allora un caso che queste nozze stanno avvicendo oltre ai sudditi di sua maestà soprattutto gli americani che fanno riferimento ai tea party? O non è invece una ferrea logica della narrazione fiabesca?
Se non ci fossero i poveri il vangelo non avrebbe senso, e di conseguenza la gerachia ecclesiastica non esisterebbe.Trattasi di polpette avvelenate date ai poveri per illuderli che ciò che stanno mangiando è caviale con champagne. I soldi fanno la felicità. Infatti mi chiedo se Kate fosse stata una donna qualunque o una serva diseredata, il principe l’avrebbe mai notata mentre lavava i piatti, alle prese con ramazze, rastrelli stracci per lavare a terra? Non credo. La principessina è stata notata durante una sfilata all’università con un semplicissimo abitino nero trasparente ora andato all’asta per un prezzo esorbitante. Tutta agghindata e preparata nelle frequentazioni mondane d’alto bordo ha rubato il cuore del suo autorevolissimo sposo di sangue blu.Ma di cosa stiamo parlando? Le difficoltà e la miseria abbruttiscono le persone e fanno passare la voglia di sperare. Altro che favole!
Che soltanto una ce la faccia è sicuramente una ferrea logica della narrazione fiabesca ma, pensandoci bene, anche della vita reale in tutti i campi. D’altra parte si sa che la fiaba è il secondo sguardo sulla realtà.
Comunque, se la ricchezza di lei è di tempi recenti, evidentemente una certa ascesa sociale la sua famiglia l’ha percorsa sgomitando qua e là.
Pare che in Gran Bretagna l’identificazione con la famiglia reale sia tale che nelle cittadine e nei vilaggi la gente si veste da gran cerimonia, comprando abiti a Londra nei migliori negozi, come se fosse invitata al matrimonio reale. Matrimonio che vede o su grande schermo collettivo o insieme in casa.
D’altra parte anche in Italia nel 1956 il matrimonio di Grace Kelly fece comprare televisori a molte famiglie e, comunque,radunò persone di ogni ceto davanti ai pochi e giovanissimi TV per vedere e commentare l’evento.