Una poesia

di Matteo Moder

Poco dopo le 14 del 20 marzo 1994 un’Ansa annunciava: “Somalia: uccisi due giornalisti italiani. La giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e il suo operatore del quale non si conosce ancora il nome, sono stati uccisi oggi pomeriggio a Mogadiscio nord in circostanze non ancora chiarite”
Diciassette anni dopo quelle circostanze non sono ancora chiari. Si sa che Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, così si chiamava l’operatore, in Somalia al seguito dell’operazione militare multinazionale, sotto egida ONU, Restor Hope, stavano indagando su una vicenda di traffici illeciti nella quale sospettavano fossero coinvolti apparati dello Stato e servizi deviati. Indagini giornalistiche, investigazioni di polizia, inchieste della magistratura, conclusioni delle commissioni parlamentari hanno concordato sul movente. “Impedire che le notizie raccolte dalla Alpi e dal Hrovatin in ordine ai traffici di armi e di rifiuti tossici…venissero portati a conoscenza dell’opinione pubblica…”
Di Ilaria Alpi che è diventata un simbolo di un giornalismo di inchiesta coraggioso e impegnato sul fronte della verità, si sa molto anche grazie all’impegno testardo e appassionato di genitori e di varie associazioni.
Miran Hrovatin (Trieste 1949-Mogadiscio 1994), fotografo e cineoperatore italiano di lingua slovena, ci piace ricordarlo con le parole e i versi di un suo amico, Matteo Moder
“Miran era un amico mio da tanto. Abbiamo lavorato tanto insieme, in Bosnia: è stato un vero e proprio trascinatore. Conoscendo la lingua ha tolto dagli impicci un sacco di giornalisti e ha aiutato parlato consolato oltre che fare delle riprese eccezionali della follia della guerra e dell’assedio di Sarajevo, sempre disponibile, sensibile intelligente, sempre divertente e presente al dolore alla stupidità degli altri…”

Dentro quel mercato
sangue e neve
l’occhio del tuo occhio
sempre lieve
come la terra
come il tuo pudore
che lascia Sarajevo
il suo dolore
restringersi nel tempo
o nell’oblio
dentro quel mercato
quell’addio
Passa sul viso
melodia salina
l’inverno la tua nebbia
e la mattina
che fugge la strada
rockeggiando
i ritmi dei tuoi “Ciao”
a presto, a quando?
Quando col sole a picco
sapeva che trovavi
allora hai chiuso gli occhi
negli occhi che cantavi.

Matteo Moder