Finito il festival di Sanremo, la musica è cambiata: davanti al teatro Ariston una bomba incendiaria ha distrutto un negozio, ennesimo avvertimento mafioso fra i tanti che costellano la riviera con un’efficacia che nulla ha da invidiare ai fuochi artificiali. E stamattina il vicinissimo comune di Bordighera è stato sciolto per mafia.
Trovandoci nello Scajolaland si può supporre che gli amministratori non abbiano saputo nulla della scalata delle ndrine calabresi, così come l’ex ministro non si era accorto che gli avevano pagato la casa. Ma in realtà la cosa era ben nota, l’infezione già profonda e tuttavia ostinatamente negata o minimizzata. Per non dire altro.
Eppure la destra pidiellina insieme all’onnipresente Lega xenofoba e in questo caso di rito borgheziano, aveva impostato le campagne elettorali nei vari comuni e in Provincia, facendosi scudo del magico slogan della sicurezza. Difatti, all’indomani della vittoria a Sanremo, il neo sindaco con decisionismo tipico dei neofiti e implacabile acutezza da ventennale fuoricorso (sapete la meritocrazia…) ha preso la situazione in mano con una raffica di provvedimenti draconiani.
Estirpazione di panchine pubbliche, divieto di sedersi su quelle rimaste se non dopo i 65 anni, divieto di stendere i panni nel centro storico, divieto di mangiare gelati e pizzette se non seduti ai bar, chiusura dei centri telefonici alle 7 di sera. E risparmiano il resto perché la sostanza era che bisognava proteggere la popolazione dagli immigrati che peraltro in una zona tra le più anziane d’Italia, sono assolutamente necessari.
Per loro niente panchine, ma soldi in quantità invece a Lele Mora e alle sue ragazze da cena elegante per una demenziale campagna promozionale partita a stagione turistica finita. E il sindaco non ha trovato di meglio che andarsene clamorosamente da una manifestazione antimafia di qualche mese fa. Tutto questo è cosi ridicolo, così degradante che se lo stato è ridotto a questo, viene quasi quasi la tentazione di fare il tifo per le cosche.