Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ci sono vari modi per svuotare di senso una data che nell’immaginario collettivo rappresenta comunque una testimonianza, magari retorica e nazionalpopolare, ma proprio per questo appartenente e radicata nella memoria pubblica e personale.
Uno dei modi è quello scelto dal Giornale: “l’8 marzo delle donne, come il 9 la giustizia, il 12 la scuola, il 17 l’unità d’Italia… L’unica cosa che conta è trovare un altro pretesto per attaccare Berlusconi, come se i problemi della donna cominciassero e finissero tutti lì, in mezzo alle notti più o meno agitate del Cavaliere. Come se decenni di discriminazione del gentil sesso fossero confinati dentro i recinti di via Olgettina. Come se le difficoltà sul mondo del lavoro, le violenze domestiche, la mancanza di strutture, la carenza di asili nido, la pochezza delle politiche sociali, gli stupri nei parchi pubblici, le umiliazioni nei luoghi privati, come se tutto questo non esistesse prima di Ruby Rubacuori. Come se fosse tutto una derivazione berlusconiana. E come se tutto potesse scomparire di colpo, eliminando il premier, magari con un tratto di rossetto o di make up”.
Così Mario Giordano nel suo editoriale sprezzante e bugiardo, che finge da mercenario, da vera escort qual è, che l’ira delle donne sia suscitata solo dagli atteggiamento patologici ma non per questo meni riprovevoli e criminali del premier e non dal suo esercizio del potere che ha avvilito la politica fertilizzando disaffezione, che ha eroso il futuro nostro e delle generazioni a venire di ragazze e ragazzo, indebolendo e avvilendo cultura, sapere, conoscenza, istruzione, bellezza, che ha elevato a livelli forse irreversibili la tolleranza dell’illegalità e della corruzione, che ha irriso la memoria della libertà e della democrazia riducendone la tutela. E che ha contribuito a incrudelire le conseguenze di una crisi economica annientando diritti e valori del lavoro e facendo pagare conseguenze mortali per le aspettative e le speranze soprattutto ai giovani e alle donne, costrette a un avvilimento della qualità delle loro competenze, condannate a subire discriminazioni antiche e nuove, mai esonerate dal ruolo sostitutivo delle politiche e dei servizi sociali negati.
Altro che un tratto di rossetto vorremmo passare per eliminare ogni traccia del governo più lesivo della dignità delle persone, della loro libertà, dei loro diritti a un presente armonioso e a un futuro radioso, per dirla con una parola poco frequente nella nostra contemporaneità, alla felicità.
Ma un altro modo per avvilire una data che perfino chi come me era poco incline alla commemorazione, ha assunto un significato potente, anche pensando alle donne che lavorano alla loro dignità, al loro affrancamento e al loro futuro in tanti cantieri della libertà in giro per il mondo.
È quello adottato dai quotidiani autorevoli che affidano a penne altrettanto autorevoli i riti della celebrazione, trasformando convinzioni consolidate tanto da essere banali ma altrettanto disattese, in menzogna convenzionali. Ne è un esempio lo speciale con il collage di rasserenanti ovvietà inanellato da la Repubblica che pare la ristampa fedele della pagina dell’anno scorso e dell’anno prima come in una coazione a ripetere attribuibile non si sa se a un abuso della memoria del Pc o al fatto che stare in osservatori privilegiati è lesivo della creatività, del coraggio ed anche della dote dell’ascolto delle voci degli altri. E anche di quelle di dentro..
Fa eccezione e mi fa piacere dirlo il pacato fondo della direttora dell’Unità che per una volta si sottrae al primato morale della “mercificazione” per rasentare i temi della politica.
L’8 marzo si celebri l’autonomia e l’autostima, scrive Nadia Urbinati, anche lei oggi in “sonno commemorativo”. Si è proprio vero, ricordando che in alcuni casi la prima è carente e la seconda sovrabbonda
Concordo.
Al di là comunque di quanto si possa dire circa l’origine storica di questa festa, ti invitiamo se vuoi a ricambiare la visita nel nostro blog dove per l’occasione si parla di un chimico, un malato di cuore, un ottico, un gigolò, dio, un serpente e un ermafrodita.Non è una barzelletta. è il nuovo post di Vongole & Merluzzi. Sull’ 8 marzo. Buona lettura.
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/03/08/laltra-faccia-della-mela/