
Confesso ciò che in Italia è inconfessabile: a volte non far più parte di una corporazione ti dà un enorme senso di libertà e di respiro. Così si può leggere ciò che ha scritto Mario Giordano sul Giornale papista incazzandosi e senza dover far finta di non aver letto.
L’ex direttore del giornale di famiglia lamenta che la festa delle donne si traduca in una giornata contro il cavaliere e il suo puttanaio, mentre i veri problemi delle donne sono altrove. Una folgorante scoperta che quando occorre riscopre i pregi del benaltrismo di una certa sinistra. I problemi sono certo molti e altri, ma così come la mercificazione femminile trova l’acmè degradanate e simbolica nelle notti di Arcore, anche gli altri problemi sono tutti lì a fianco della sala del bunga bunga. Sono in un governo cialtrone dove le battute da bar sport diventano leggi, dove la xenofobia leghista, anche di genere, è di casa e dove il disperato bisogno dei vegliardi vaticani per tenersi a galla, costituiscono una miscela esplosiva contro le donne.
Scendere a difesa di tutto questo con le solite trite considerazioni e con i trucchetti con cui si aggirano le già scarse difese mentali dei lettori del Giornale, è esattamente come prestarsi al bunga bunga.
Di certo Giordano, che rimarrà nella storia del ridicolo per aver attribuito al fascismo la scoperta degli ufo, non si sarà dato troppo pensiero per questo. Quando fu mandato via dalla direzione del Giornale per dare spazio a Feltri e dopo l’inizio delle campagne ricattatorie, alcuni pietosi colleghi supposero che egli non voleva prestarsi a divenire il direttore della centrale di dossieraggio del cavaliere. Che insomma conservasse una sua dignità e dunque anche una sua indignazione.
Ma alla luce di certi pezzi si direbbe che la sua uscita di scena sia stata dovuta a tutt’altro: al fatto che non teneva il video come Feltri e Sallusti e che la sua voce da cappella sistina dei tempi d’oro, non era in linea con i criteri degli estetici e pubblicitari di Berlusconi. La difesa di Ruby in falsetto non funziona.
Ma la testa era ed è ancora tutta lì, tra gli ufo e il fascio. Un oggetto purtroppo fin troppo identificato.
L’otto marzo delle donne quest’anno è coinciso con il 13 febbraio. Quel dire basta è stato un atto di ribellione, verso chi aspira a trasformare la Città delle Donne in una casa d’appuntamenti con tanto di tendaggi rossi, divanetti e separè per accogliere il maschio forte e padrone, in cambio di molti spiccioli. Se la dignità delle donne ha ancora un senso non avremmo assistito a tutta quella carovana di giovani bufale, che a turno entravano e uscivano dalla casa dell’anzian signore per offrire servigi e diletto con il proprio corpo. In un sol colpo Berlusconi ha normalizzato la mercificazione di donne bambine che hanno capito l’importanza della propria femminilità strettamente legata al proprio corpo.Questo stare poi sotto la sua ala per essere promosse e raggiungere alti ranghi ha svilito non solo la funzione della politica ma ha dissacrato valori e ideali propri del genere umano. Berlusconi non ha mica affrontata la questione di come far fronte ad una disoccupazione femminile più alta che in altri paesi europei,anzi è suo il consiglio di sposare uomini ricchi per campare senza problemi, negando con una sola frase di cosa possa significare determinarsi contando sulle proprie forze. Non lo sfiora lontanamente l’idea di cosa siano servizi utili per la comunità e l stesse donne. Il maschio latino ha legittimato la potenza del suo genere,promuovendolo come condottiero di schiere di donne pronte a osannarlo e seguirlo nella sua marcia premiate alla fine per la loro docilità. Chi si ostina a ignorare tutte queste cose è un perdente e le donne che ragionano non lo sono. Spiacente per un’ altra voce bianca che si aggiunge al coro dei difensori… Una volte per tutte non negare la realtà aiuterebbe non solo i propri padroni ma sarebbe per la società tutta una possibilità per guardare oltre questa palude di fango nella quale siamo confinati