Berlusconi "padrino"

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ieri l’Unità pubblicava con lo stesso rilievo e autorevolezza che attribuisce a Gandhi, a Kant, a Madre Teresa di Calcutta o Berlinguer, la diagnosi sull’ex-marito di Veronica Lario, che, peraltro in buona compagnia, riconduceva significativamente i comportamenti del premier ad un “profilo” psicologico, anzi psichiatrico: mania di persecuzione, ossessioni sessuali, tendenze fortemente trasgressive, coprolalia, delirio di onnipotenza, bipolarismo etc etc..
Anche di Hitler si dice che fosse paranoico.. e di Stalin. E di Gengis Khan. I precedenti illustri si sprecano: pazzia malattia involutiva – o fisiologico effetto – del potere assoluto?
Malgrado sia stata illuminata dalla lettura di Bodei, sulla potente presenza delle passioni e dell’”emotività” e della sentimentalità e della “psiche” negli eventi storici e nei loro protagonisti, sono più persuasa della terribile insondabile banalità del male, anche in questo caso.
A me sembra molto semplicemente che una parte di noi non poi così cospicua e in assenza di un forte disegno riformista, abbia consegnato il Paese nelle mani di leader di dubbia moralità, spregiudicato affarista, disinteressato se non ostile al bene pubblico, fiero di collusioni e amicizie inquietanti in Italia e all’estero, che vuole manomettere le regole rappresentate dalla Costituzione, vuole trasformare una democrazia parlamentare e lo stato di diritto in un sistema autoritario privato degli organi di vigilanza e di controllo.
Le sue esternazioni non sono le farneticazioni di un demente, ma l’annuncio di un progetto politico ormai esplicito: l’annientamento della legittimità e della legalità, perché un terreno intriso dalla sfiducia, dalla discrezionalità, dall’intimidazione è più fertile per l’affarismo, il primato dei privilegi di pochi, la concentrazione e la personalizzazione del potere.
Mentre altrove la grande sfida sembra essere l’incremento della coesione sociale anche come forza di resistenza all’economia immateriale e snaturata, il premier e la sua corte hanno lavorato instancabilmente e forsennatamente alla sostituzione della “legalità come legge uguale per tutti” con l’affermazione di impunità e immunità, con il familismo come estrema esaltazione del legame di cricche partitiche economiche accademiche dove si organizzano e concludono relazioni di potere protette.
Il bonapartismo di Berlusconi non è quello del matto delle vignette con la mano infilata nella marsina, la sveglia al collo e lo scolapasta in testa: è un “programma” dispotico ed eversivo che si traduce in distruzione dello spirito pubblico e in sostituzione degli interessi generali con accordi opachi tra simili oligarchi privilegiati del censo e dall’appartenenza a uno stesso “club”, ad una stessa inquietante e tenebrosa “famiglia” a una “cosa nostra”. Con una ricaduta anche “costituzionale”, che si risolve nella distruzione di capisaldi democratici, della Repubblica se la intendiamo nell’accezione ciceroniana di una comunione, una condivisione di diritti e doveri basata sul legittimo consenso circa l’utilità comune.
Ha ragione ilSemplicissimus: il premier è la malattia del Paese ma è anche malato.
Ma ha ragione di dire che è ancora più patologico l’atteggiamento dei suoi famigli: gentina e gentaglia annegata nel potere, disposta a tutto visto che è nulla.
Quella maggioranza ha commesso un misfatto civile e culturale, facendo credere che con il consenso al suo disegno si sarebbe esteso agli elettori proprio questo primato del privilegio, rendendo credibile e soprattutto desiderabile in tempi di crisi insicurezza e precarietà, una delega per accedere a una casta larga e ubbidiente di affiliati, consumatori felici, teleutenti soddisfatti.
Guai accreditare la convinzione che questo disegno meriti di sopportare le intemperanze di un maniaco, guai fingere che il colosso abbia i piedi d’argilla e possa crollare rovinosamente sotto il peso dei suoi progetti visionari.
Berlusconi non è solo ,un malato, è il male, non è solo un “disturbato”, è un eversore che sta procurando “disturbi” forse irreversibili alle istituzioni, alla Costituzione, alla democrazia, alla libertà.