Anna Lombroso per il Simplicissimus
Nell’ indicare i capisaldi della sua personale restaurazione nel contesto più appropriato, il talk show die fackel del gossip, il premier non ci ha nascosto di avere rispettato il vincolo irrinunciabile imposto al suo instancabile attivismo e dinamismo sessuale, quello che potremmo definire il suo core business: donne di sinistra? Interrogato da un adorante Signorini “Mai. Posso giurarlo!” ha risposto.
La mia prima reazione è stata di sollievo, l’abbiamo scampata bella! Ci mancava solo quello! Veltroni, D’Alema, Binetti, Rutelli, ci mancavano solo le cavallette, le sette piaghe e le “ripassate” di Berlusconi e avremmo avuto proprio l’inferno in terra.
La seconda reazione è stata di sorpresa. Abituati alle sue acrobazie interetniche interreligiose avevamo visto in lui una spericolata attitudine all’ecumenismo. Che magari non si modulava sul versante generazionale, ma che spaziava con un certo piglio liberal. Ma infine ha ragione, va bene sperimentare va bene conoscere gente “diversa” prendere contatto con culture “altre” ma quel che è troppo è troppo e non è igienico farsela con donne secondo la leggenda più promiscue della D’Addario e mangia bambini, sia pure a Saint Moritz o Malindi e in sciatusc di cachemire.
La terza reazione è stata di sgomento. Ma allora è vero che in ognuno di noi alberga un po’ di Berlusconi. In effetti ho sempre preferito vivere conoscenze bibliche ma soprattutto amori (sono arcaica) con compagni. Secondo il dizionario Treccani: insieme con…. “colui che mangia il pane con un altro”. E io preferisco i compagni per dividerci il pane, il letto e l’amore.
E la quarta reazione è stata di consolazione. Per fortuna è rimasto qualcuno che “riconosce” una identità di sinistra. In questa marmellata cosmica che mischia destra-sinistra, centro-destra, centro-sinistra.. modi di guardare alla realtà e alla politica geometrici più che spaziali o temporali, fa bene tornare a solide divisioni e anche a consolidati antagonismi oggi diluiti artatamente per favorire la politicizzazione per mischiare tutto in gran miscuglio indifferenziato di pulsioni molto mobili che si ricongiungono solo intorno agli interessi delle caste, delle cricche, dell’oligarchia.
“Amici, compagni e amanti sono coloro che ci trattano rispettando l’illimitata considerazione che abbiamo di noi stessi. E’ piu’ vicino a noi chi meglio comprende qual è il nostro significato della vita, chi prova per noi ciò che proviamo per noi stessi, chi ci resta legato nel trionfo e nella disfatta, chi interrompe il tempo della nostra solitudine”, recita una bellissima poesia che qualche giorno fa ho riletto con l’uomo che mi è “ compagno”.
E di tutto questo il premier, e mi viene da dire povero Silvio, non sa nulla.
Eh, “non capivamo anni addietro”, Armando!
Ci mancherebbe!
Si capiva benissimo, almeno dalle parti nostre, di ragazze negli anni ’70 a Venezia.
Anche in questo passa la differenza tra noi e loro, in quella poesia. E poi non è un possibile essere ecumenici. Sesso come sesso, forse, ma non ci basterebbe per quanto assatanati e promisqui. E’ quello che non capivano anni addietro: libero amore, magari, ma con un retroterra ideologico comune. “Plus je fais l’amour plus j’ai envie de faire la révolution … Plus je fais la révolution plus j’ai envie de faire l’amour …” recita ad libitum una voce femminile in Non Consumiamo Marx di Luigi Nono. Penso che per noi sia sempre stato così. E per i Silvio non ci sarebbe mai stato spazio.