Quando si cancella un file dal computer, non si elimina affatto il contenuto, viene soltanto rimosso l’indirizzo a cui si trova e quindi diventa invisibile al sistema operativo. Al contrario le memorie ram sono piene di indirizzi vuoti che attendono un contenuto. Non c’entra nulla, ma forse è l’esempio migliore che sia riuscito a trovare per comprendere la fuga dal “Riformista” del direttore Antonio Polito, l’intervista in cui Antonio Velardi, altro padre del giornale,  rivela che D’Alema era dell’opinione di Marchionne fin dal ’97 e che spiega anche il disorientamento della sinistra.

Una parte, quella di governo, moderata, istituzionale, non saprei come definirla, ha un indirizzo che si chiama riformismo. Se però andiamo a vedere che cosa contiene non troviamo molto: da anni non si capisce bene cosa, come e in che prospettiva si voglia riformare. Anzi adesso scopriamo che se qualche riforma si agitava era una controriforma.

E’ chiaro come in queste condizioni un giornale che porta quell’etichetta  si trovi in grande difficoltà. Polito dice che è Berlusconi ad aver a tal punto polarizzato la politica da far scomparire quella “terra di mezzo” dove secondo il neo ex direttore si situa la capacità di ideazione. Il problema però può anche essere rovesciato: l’incapacità di ideazione ha portato alla polarizzazione dove si scontrano due vuoti: berlusconismo e riformismo.

Non a caso entrambi spesso e volentieri si rifanno al pragmatismo, uno attraverso l’emergenza e la corruzione ad esso correlata, l’altro attraverso un richiamo al buon senso e alla mediazione. E tuttavia proprio il pragmatismo, inteso come succedaneo di prospettive e progetti, è un’ideologia  che ignora  passato e futuro per concentrarsi sul presente. Un’ideologia, diffusa a piene mani dai media sotto tutela del cavaliere, che nega la speranza nel sociale concentrandola sulle sorti individuali. Da anni infatti il Paese vive in un eterno presente. In indirizzi senza contenuti. Per questo la destra vince, perché il pragmatismo è di destra.

Dall’altra parte c’è una sinistra chiamiamola radicale per semplicità, ma anche laica, progressista, aperta, forse anche massimalista in alcune sue componenti, che invece è piena di contenuti, ma che è introvabile perché gli indirizzi sono stati cancellati, non solo in Parlamento, ma nella vita del Paese: il sistema operativo Italia non riesce a leggerli e a discuterli, sembrano lettera morta. Solo ogni tanto quando gli studenti scendono in strada o la Fiom si ribella ai diktat di Marchionne si riesce a intuire che una sinistra diffusa, preme, esiste, che la lettera della speranza non arriva solo perché non c’è l’indirizzo.

Ma ci vorrebbe un’opera di riannodamento, come si fa con i software che recuperano il contenuto degli hard disk cancellati: brani, memorie, immagini, testi che emergono alla rinfusa e ai quali bisogna dare un nuovo senso.

E’ il solo augurio che mi riesca di dare per il nuovo anno che incombe: che si trovi quel software, magari anche piratato.