Erano già usciti i cartelli xenofobi a Brembate e Bergamo dove com’è noto in tutte la case fanno rifornimento di pennarelli per l’inverno. Una bella scintilla d’inizio per la campagna elettorale della Lega. Poi il colpo di scena.

Il marocchino sospettato di rapimento e di omicidio in realtà non c’entra proprio nulla. Non solo era stata sbagliata la traduzione di una sua telefonata, non solo era stato trascurato anche il fatto che aveva un alibi di ferro, ma era stato anche dimenticato il fatto che il marocchino era andato via per una regolare vacanza. Queste non si sapevano?

Indagini mal svolte si dice. Ma anche questa è una presa in giro: non si mette in scena una cattura rocambolesca sul traghetto fuori dalle acque nazionali su basi inesistenti. Non si trascura un alibi evidente. La verità è che probabilmente gli investigatori sentono il fiato sul collo di una catena di comando che ora impone loro la caccia all’immigrato.

E che una verità prefabbricata stava per essere lanciata in funzione elettorale. Sarebbe bastato che gli indizi, sia pure fimosi e ambigui avessero retto per una settimana e avrebbe retto anche la campagna xenofoba. Gli andata male, per fretta e cialtroneria.

Almeno però da tutto questo abbiamo tratto un insegnamento: “Non tutti gli immigrati sono delinquenti”. Parole del Cardinale di Milano, Tettamanzi. Deo gratias.  Le parole di un pastore adattate alle pecore. O le parole delle pecore adattate a un pastore?