E’ due giorni che il ministro dell’interno minaccia querele a Saviano, non si sa bene su quali basi, è due giorni che è indignato senza però dire una parola nel merito. E oggi, in mancanza d’altro, tira fuori la solita catena di arresti che dimostrerebbero la sua dura lotta alle mafie.

Ma davvero il tastierista di Varese vuol farci credere che è lui in persona ad arrestare? Che non ci sono magistrati, poliziotti carabinieri a fare le operazioni, magari preparate da anni, magari attuate grazie a strumenti come le intercettazioni che il ministro, in comunione con il resto del governo, vorrebbe abolire?

E vuole anche farci credere che la lotta alla criminalità organizzata è questione solo di arresti, magari di pesci piccoli e non invece di strutture, di legami nascosti, di potere, di corruttela dilagante. Perchè se fosse così è evidente che abbiamo un ministro dimezzato.

Questa è la piccola verità e il grande inganno che Maroni tenta di spacciare a un elettorato che ormai si beve qualunque cosa. E che arriva a credere a questa sceneggiata, quelli che fanno rima con lui.

Non alcun bisogno che si vesta da Sandokan, penoso tentativo di ironia. Già il kan è tutto suo.