La Russa non vedeva l’ora. Che accadesse qualcosa e che lui potesse starnazzare di mettere le bombe sui quattro aerei che abbiamo in Afganistan. Gioca ai soldatini il ministro buttafuori e guai se non gli danno le armi.
Ma la sorpresa è quella del Pd che per bocca di Fassino “apre” alle bombe. Siamo davvero agli stracci e per due motivi.
Il primo è che per usare le bombe bisognerebbe prima dichiarare sinceramente che siamo in guerra e dunque ritirarci come vuole la Costituzione. Le bombe d’aereo non si possono spacciare come difensive.
Il secondo è che prima dire cazzate forse bisognerebbe pensare. Per esempio al fatto che le bombe sugli aerei non sarebbero servite assolutamente a nulla nella totalità dei casi in cui sono morti soldati italiani. Servono in realtà solo a fare vittime civili, come succede quotidianamente agli americani e come è successo ai tedeschi che infatti stanno ritirando i loro aerei.
Ma la guerriglia fatta di imboscate, di mordi e fuggi, non si combatte di certo con qualche bomba sugli aerei, al massimo si può fare rappresaglia e magari non sugli autori degli assalti. L’uscita di La Russa è soltanto un modo per circoscrivere il malcontento crescente nell’elettorato di Silvio nei confronti dell’avventura afgana: fare la voce grossa serve sempre in questo Paese. Ed è insieme il delirio di un fascista.
L’unico effetto che le armi brandite potrebbero avere è quello di aumentare l’ostilità nei nostri confronti e insieme la pressione contro le nostre truppe. Con le immaginabili conseguenze del caso. Ma invece di cercare di evitare il nostro totale coinvolgimento in una guerra già persa, nell’opposizione c’è chi fa di questi pensierini.
Si vede che ormai si fa opposizione soprattutto al buon senso.
Premesso che fortunatamente l’Italia non è in guerra con nessuno! – Se qualcuno pensa di armare i nostri caccia con bombe trasformandoli in effettive macchine da guerra, illudendosi di spadroneggiare indisturbati in casa d’altri, possiamo affermare che in materia di missioni umanitarie e/o di pace, abbiamo sbagliato tutto, compreso il delicatissimo uso del nostro contingente in Afghanistan, le nostre Forze Armate infatti, non possono trasgredire le norme costituzionali che regolano gli interventi militari in tempo di pace. L’idea di bombardare è infatti una pratica di guerra a tutti gli effetti, non corrisponde certo a quella legittima difesa che consente l’uso delle armi in condizioni eccezionali di presenze e aggressioni ostili. Se qualcuno, fa saltare in aria i nostri blindati lince, è chiaro che considera ostile la nostra presenza, e che questa pertanto va attentamente valutata, altro che aiuti umanitari! O collaborazione all’addestramento di forze amiche! E se come risposta, i nostri caccia bombardano l’improvvisato “nemico”, chiunque esso sia, ovviamente, nessuno avrà il coraggio di contestare la “legittima” risposta militare, sia sotto il profilo tattico che sotto quello strategico! – (materie prettamente di conflitto militare) – E questa condizione, al di la di quelli che ipocritamente si definiscono “imprevedibili” effetti collaterali (uccisione di civili innocenti pur di raggiungere l’obiettivo), si chiama guerra! e noi italiani, la guerra non l’abbiamo dichiarato a nessuno e pensare che l’Afghanistan l’abbia dichiarata a noi è grottesco, i nostri politici, specialmente quelli che hanno responsabilità di governo, dovrebbero studiare bene la costituzione italiana, il diritto internazionale e consultare i vertici operativi militari, che vantano al loro interno Ufficiali preparati che hanno frequentato le scuole militari preposte, prima di inviare giovani che a parte l’addestramento formale, di conflitti armati nulla sanno, stante la loro giovane età, anche perché sanno di essere inviati in quei luoghi per motivi umanitari e in ogni caso di pace. guerra con l’Afghanistan non c’è e non ci sono motivi logici che questa ci sia e che pertanto il conflitto è uno spiacevole incidente. Parlare di bombe e aggressione alla imprevista aggressione “terroristica”, significa confondere le ide a tutti! – compreso quelle dei giovanissimi militari e di quelle innocenti popolazioni vittime di un terrorismo difficilissimo da capire, le quali, sovente in perfetta buona fede, vedranno i nostri contingenti amici, improvvisamente e incomprensibilmente trasformarsi, con le bombe in nemici, con le tragiche intuibili assurde conseguenze che potrebbero continuare a derivare.
La guerra: l’importante è esserci. Sembra che sia il nostro motto. Un presenzailismo che ha caraterizzato tutti i nostri governi cominciando da quella fatta e mai dichiarata da D’Alema nei Balcani (la prima entrata in guerra dell’Italia dopo il fascismo) a tutte le altre nostre presenze in varie parti del mondo. Non ne perdiamo una. Noi obbediamo sempre e prontamente ai nostri potenti “alleati”. Però si è sempre parlato di “pace”, di “pacificatori”.
Parisi, quando era ministro della difisa, disse in modo chiaro che eravamo in guerra. Con l’attuale governo, l’opposizione si è astenuta sulla nostra partecipazione alla guerra in Afganistan, quindi le sue derive interventiste non stupiscono.