Il dopo elezioni ha visto la scomparsa da Facebook e da Twitter dei politici che avevano invaso la piazza informatica: in pratica solo Niki Vendola ed Enrico Rossi continuano un certo dialogo con gli “amici”, gli altri, una volta terminata la farsa obamiana si sono fatti di burro.

Questa la dice lunga sulla modernità della nostra classe politica che con grande fatica si è avvicinata alla rete, ma non la riesce ad usare, perché in sostanza non concepisce lo scambio con l’elettorato che in qualche caso va soltanto assecondato al peggio, in altri solo educato.

Si le faccine ci sono, ma quello che giunge nel 99,9 periodico dei casi sono i soliti comunicati  e dichiarazioni stampa che erano la maledizione dei pastonisti di venti o trent’anni fa. Il mezzo è completamente diverso, ma paradossalmente viene sfruttato come una velina elettronica, non come un flusso, ma come un manifesto o un santino elettorale sofisticato.

E anche quelli che tentato un dialogo  al di fuori degli appuntamenti elettorali, si rivelano pigri, poco disponibili,  ipersensibili alle critiche: alla minima obiezione cancellano le amicizie, segno che l’idea di un rapporto più paritario è per loro il boccone più ostico e amaro.

C’è da chiedersi se una classe politica così impermeabile al nuovo, abbia una qualche probabilità di portare il Paese nelle situazioni del tutto inedite nelle quali si verrà a trovare. Purtroppo per quello non c’è una rete di sicurezza.