Davvero c’è da sbadigliare e da indignarsi insieme: in questa via crucis italiana tutto è così simile a se stesso, così ovvio, così scontato. Sembra un copione della commedia dell’arte rappresentata in mille piazze. Lì per lì  Bertolaso ha sfruttato la mozione degli affetti dicendo di essere disposto dare la vita pur di essere scagionato dall’accusa di aver tradito gli italiani. Poi mentre affiorava il pozzo nero delle sue distrazioni, delle sue parentele, delle sue amicizie, dei suoi massaggi e anche delle sue precise manovre per evitare controlli,  invece di essere ancor più contrito, è diventato più sicuro di sè, più sicuro degli appoggi, più sicuro dell’omertà altrui. E oggi è finalmente approdato alla sfrontatezza: in una lettera agli uomini della protezione civile, dice di essere parte lesa, di essere una vittima.
L’ennesima vittima incolpevole di fatti che sembrano accadere per coincidenze metafisiche, per influenza astrale, porcherie senza colpevoli. Perché nella lettera il patron della Protezione civile sostiene che se responsabilità ed errori ci sono non si tratta di “reati, congiure, atti intenzionali e voluti”. Ma se così fosse, se si fosse lasciato scappare tutti i movimenti di denaro e di prebende da cui era ed è  circondato come da sabbie mobili, dovrebbe proprio per questo sentirsi inadeguato e rassegnare le dimissioni.
Inadeguato esattamente come quando non prese alcuna  precauzione in Abruzzo dopo mesi di scosse continue che pure qualche allarme avrebbero dovuto suscitarlo e anzi si mise a chiudere la bocca a chi cercava di attirare l’attenzione sul pericolo.
Ma tanto la nuova scontata “vittima” non si dimetterà, rimarrà attaccata alla poltrona attorno a cui girano tanti soldi e tante bugie a cominciare da quelle di Letta sugli sghignazzatori che mai avrebbero  messo piede in Abruzzo e che invece ci sono eccome.
Anche questo è deludente e banale, i carnefici che si fingono vittime, il gioco perverso del lupo e dell’agnello, la vecchia favola che incontriamo ogni giorno.  Persone che forse non sono né l’uno né l’altro cosa: solo poveri ometti che imparano a dire di no alla verità oltre che a se stessi. E che alla fine si rendono più sciacalli degli altri. Sciacalli ad honorem.