Ieri il nostro caro premier si è superato: forse ispirato dal suo viaggio in Israele dove è riuscito a stracciare Alberto Sordi con una superba interpretazione de “Lo statista della mutua”, ha cominciato a spararle sempre più grosse. Ad un’assemblea leghista nella quale si è materializzato via maxi schermo, ha detto di aver diminuito le tasse, che l’Italia sta molto meglio del resto d’Europa e, incredibile, che la crisi è finita. Non si tratta nemmeno di balle, ma di fantasie, di pura evasione dalla realtà. Di una narrazione delirante proprio nel momento in cui assistiamo alla disintegrazione del sistema industriale e a una nuova crisi finanziaria. Eppure è stato applaudito.
Le persone che si sono spellati le mani non sanno che altrove, in Ucraina per esempio, ci sono agenzie che assoldano figuranti per le manifestazioni politiche. Ti danno quattro dollari all’ora per applaudire e acclamare a comando, per portare striscioni o cartelli. E’ un modo per campare la vita o per permettersi uno sfizio, per rimpolpare lo stipendio ed è tutto sommato dignitoso: sei remunerato per fare la comparsa in una commedia, quanto meno sei consapevole del gioco, non ti capita di credere che la rappresentazione sia la realtà. Insomma è una vantaggio per tutti compresi i personaggi politici che potranno evitare di dover creare le folle con i programmi di grafica o costringere gli operatori delle loro televisioni ad acrobazie da Kurosawa.  Del resto, con certezza assoluta,  qualunque candidato, in qualsiasi parte del globo, non potrebbe dire le sciocchezze per cui da noi il premier viene applaudito gratuitamente. Insomma, pagati sì, ma c’è un limite.
Bisogna essere proprio senza testa  per crederci e per rinunciare a una dignitosa indennità di applauso. Ma sento già l’orgogliosa risposta che avrei da qualcuno pescato a caso in queste platee: pirla si nasce e io modestamente lo nacqui.