Oggi lascio la parola di altri perché è così triste vedere a che punto siamo giunti dopo 75 anni di dittatura delle élite sociopatiche nordamericane che mancano persino le parole. Però ci si guadagna perché riprenderò un discorso su Israele che il filosofo, matematico e agitatore politico scrisse due giorni prima di morire il 31 gennaio del 1970. L’uomo che aveva risolto tanti paradossi logici si è trovato alle prese con un paradosso molto difficile da risolvere, soprattutto con un paradosso che nessuno voleva sbrogliare e cioè che l’aggressività dimostrata dai governi israeliani non portavano alla pace, ma determinavano la determinazione a resistere. Ecco il testo:

“Lo sviluppo della crisi in Medio Oriente è pericoloso e istruttivo. Per oltre 20 anni Israele si è espanso con la forza delle armi. Dopo ogni fase di questa espansione Israele ha fatto appello alla “ragione” e ha suggerito “negoziati”. Questo è il metodo tradizionale del potere imperiale, perché vuole consolidare con la minima difficoltà ciò che ha già preso con la violenza. Ogni nuova conquista diventa la nuova base della negoziazione proposta dalla forza, che ignora l’ingiustizia della precedente aggressione.

Le aggressioni commesse da Israele deve essere condannate, non solo perché nessuno Stato ha il diritto di annettere territori stranieri, ma perché ogni espansione è un esperimento per scoprire quanta ulteriore aggressione il mondo tollererà. I rifugiati che circondano la Palestina, a centinaia di migliaia, sono stati recentemente descritti dal giornalista di Washington IF Stone come “la macina morale attorno al collo dell’ebraismo mondiale”. Molti rifugiati sono ormai entrati nel terzo decennio della loro precaria esistenza in insediamenti temporanei. La tragedia del popolo palestinese è che il proprio  Paese è stato “donato” da una potenza straniera ad un altro popolo per la creazione di un nuovo Stato. Il risultato fu che molte centinaia di migliaia di persone innocenti sono rimaste  permanentemente senza casa.

Ad ogni nuovo conflitto il loro numero è aumentato. Per quanto tempo ancora il mondo è disposto a sopportare questo spettacolo di sfrenata crudeltà? È assolutamente chiaro che i rifugiati hanno tutto il diritto alla patria da cui sono stati cacciati, e la negazione di questo diritto è al centro del conflitto in corso. Nessun popolo al mondo accetterebbe di essere espulso in massa dal proprio Paese; come si può chiedere al popolo palestinese di accettare una punizione che nessun altro tollererebbe? Un insediamento giusto e permanente dei rifugiati nella loro patria è un ingrediente essenziale di qualsiasi vera soluzione in Medio Oriente.

Ci viene spesso detto che dobbiamo simpatizzare con Israele a causa delle sofferenze degli ebrei in Europa per mano dei nazisti. Non vedo in questo suggerimento alcun motivo per perpetuare alcuna sofferenza. Ciò che Israele sta facendo oggi non può essere perdonato, e invocare gli orrori del passato per giustificare quelli del presente è una grossolana ipocrisia. Non solo Israele condanna alla miseria un vasto numero di rifugiati, ma Israele condanna anche le nazioni arabe che solo di recente sono emerse dallo status coloniale, al continuo impoverimento poiché le richieste militari hanno la precedenza sullo sviluppo nazionale.

Tutti coloro che vogliono vedere la fine degli spargimenti di sangue in Medio Oriente devono garantire che qualsiasi accordo non contenga i germi di un futuro conflitto. La giustizia richiede che il primo passo verso una soluzione sia il ritiro israeliano da tutti i territori occupati nel giugno 1967. È necessaria una nuova campagna mondiale per contribuire a portare giustizia alle popolazioni del Medio Oriente che da troppo tempo soffrono”,

Con estrema chiarezza Russel sbaraglia tutti i falsi argomenti che ancora oggi vorrebbero giustificare una pulizia etnica senza precedenti. Ma leggendo tra le righe ci dice anche un’altra cosa e cioè che questi mostruosi comportamenti non porteranno ad una vittoria finale, ma inaspriranno solo la determinazione degli avversari. E di fatto in questo orrore di Gaza si può facilmente scorgere la disperazione per la vendetta che si preparerà e per l’impossibilità di correggere questa rotta suicida una volta che essa è stata intrapresa.