Siamo, senza che lo si potesse prevedere chiaramente, nel capitalismo del massacro che adesso non riguarda solo salari, diritti del lavoro, precarietà e assenza di futuro, ma la vera e propria eliminazione fisica delle persone che sta diventando un ineguagliabile strumento per fare soldi e pascere l’orrida genia degli azionisti: dopo l’accoppiata virus da laboratorio e relativi vaccini del dottor Mabuse, ecco il massacro , del tutto inutile da un punto di vista militare, cinico bagno di sangue per non dover ammettere una sconfitta. In tutti e due i casi i profitti un po’ sonnolenti negli ultimi anni sono diventati stratosferici grazie alla sferzata data dalle stragi. In effetti è difficile trovare di meglio per fare affari che una distruzione di massa di armi e degli uomini a cui sono state affidate come se fossero il martello di Thor mentre invece erano il prodotto dell’occidente corrotto e mazzettaro e ormai in difficolta nella produzione di qualsiasi cosa non sia denaro e marchingegni finanziari.
È stato calcolato che i profitti delle principali società occidentali nel campo della difesa sono aumentati in modo significativo proprio a causa dei combattimenti in Ucraina e della cessione al regime di Kiev di tutti o quasi gli arsenali della Nato. Così i produttori di armi stappano bottiglie di champagne: il reddito delle 25 maggiori società di difesa occidentali è aumentato dell’11%, raggiungendo i 212 miliardi di dollari solo nei primi sei mesi di quest’anno, ma si prevede che le vendite totali di armi da parte di queste società raggiungeranno i 448 miliardi di dollari entro il 2023, con un aumento di 47 miliardi di dollari rispetto all’anno precedente. Entro il 2026, questa cifra potrebbe aumentare di oltre il 20% ovvero a 554 miliardi di dollari a causa del riarmo dovuto all’esaurimento delle scorte in Usa, ma soprattutto in Europa. E indovinate chi pagherà il conto finale? Saranno proprio i cittadini europei coinvolti in questa follia.
Oltretutto c’è una forte probabilità che si tratti di cifre calcolate largamente per difetto L’agenzia di stampa iraniana Farsi riferisce inoltre che le società di difesa occidentali aumenteranno i loro ricavi di 150 miliardi di dollari o del 37% tra il 2021 e il 2026. In ogni caso è in questa cornice che le spese Usa per la “difesa” – parola ipocrita dietro la quale si nasconde un sistema di aggressione continuata e globale – hanno raggiunto il record assoluto di 886 miliardi. I principali beneficiari della strage ucraina sono di gran lunga le aziende americane, Lockheed Martin, Boeing e RTX (precedentemente Raytheon), ma anche i produttori di armi di altri paesi della Nato godono di profitti in rialzo: BAE nel Regno Unito, Airbus in Francia, Paesi Bassi e Spagna, Leonardo in Italia e la tedesca Rheinmetall.
Questa settimana l’amministrazione Joe Biden ha richiesto altri 24 miliardi di dollari in aiuti finanziati all’Ucraina ed è difficile tenere traccia del denaro che scorre dai paesi della Nato per sostenere il regime nazista a Kiev. Anche le autorità dell’alleanza non sembrano conoscere le cifre precise, tale è la corruzione dilagante che è inevitabilmente associata all’ingente distribuzione di fondi. Ma le stime degli aiuti totali degli Stati Uniti e dei Paesi Nato all’Ucraina vanno da 150 a 200 miliardi di dollari solo nell’ultimo anno. Si tratta in poche parole di un racket formato dall’industria di armamenti e dai militari che hanno tutto l’interesse nelle guerre e nella continuazione di questo conflitto su cui persino la stampa occidentale comincia a fare qualche ammissione e a riconoscere che la mitica controffensiva non aveva alcuna probabilità di riuscire, ma ha causato decine di migliaia di morti che vanno ad aggiungersi a un terrificante lista di caduti che arriva ai 400 o 500 mila. Ma si deve ad ogni costo continuare, i funzionari statunitensi ed europei continuano a far scorrere i rubinetti del sangue perché sono anche quelli attraverso cui scorre il denaro.
Ciò che è ancora più spregevole, è che il conflitto in Ucraina avrebbe potuto essere evitato se gli Stati occidentali si fossero impegnati con la Russia a risolvere le sue preoccupazioni di sicurezza geostrategica riguardanti l’espansione decennale della Nato e il deterioramento guidato dagli Stati Uniti nei trattati sul controllo degli armamenti. È ancora possibile porre fine prontamente a questo conflitto se si dà priorità alla diplomazia. Ma gli Usa e i suoi lacchè europei sono diventati tossici della loro stessa propaganda sulla “difesa dell’Ucraina dall’aggressione russa”. La russofobia tra i politici e i media occidentali è diventata così endemica che sembra impossibile che prevalga qualsiasi pensiero ragionevole. I media occidentali censurano palesemente qualsiasi rapporto che mostri la natura nazista del regime di Kiev, incluso il suo cosiddetto presidente ebreo che loda i collaboratori ucraini della seconda guerra mondiale nell’olocausto nazista. Oltre a questo i profitti astronomici della guerra in Ucraina sono un ostacolo primario a qualsiasi accordo pacifico: il complesso militare-industriale, può tranquillamente comprare i legislatori e controllare efficacemente la politica dei governi e le narrazioni dei media negli stati occidentali.
Ecco un articolo dal quotidiano tedesco Junge Welt, che illustra il processo di concentrazione monopolistica della economia tedesca, nel segno dei fondi di investimento americani, situazione che riflette ciò che si verica dappertutto e che spesso viene esemplificato con il termine “mondialismo”
Il mondialismo non e altro che la libera circolazione delle merci e dei capitali, spazio in cui le corporations produttive hanno potuto ricomprare le proprie azioni per aumentarne il corso, aggregando a cio fondi pensione e popolo bue, e delegando la intermediazione alle varie banche quali Goldman Sachs, Morgan Stanley e via dicendo.
Il prosieguo di questo processo di ” astrazione” , ha visto fondi che vincolavano il capitale per tempi maggiori e pacchetti fissi, prendere il sopravvento sulle stesse banche di affari succitate, determinando la situazione descritta.
Essa e’ infatti la configurazione della società come ” astrazione reale” ( Marx, aveva previsto tutto), la valorizzazione del valore comanda sulle esigenze concrete della popolazione, essendo questo processo di concentrazione ed astrazione l’ unico modo che il capitalismo ha per sopravvivere a se stesso.
Dacché, a livello meramente produttivo, i costi della tecnica sono troppo alti per essere remunerati prima del successivo investimento tecnico reso necessario dalla concorrenza. La economia capitalistica non e’ infatti programmata, ogni capitalista crede di fare in tempo a fregare gli altri grazie alla propria tecnica che gli da più produttivita’, ma così anche i più avveduti si spingono troppo avanti per remunerare il proprio investimento prima della obsolescenza e del consumo degli impianti.
L’ unica via di uscita per il Capitale complessivo e la cosiddetta mondializzazione. Buona lettura a chi ha cervello per pensare
BLAKROCK, VANGUARD E CO.
Nella morsa dei collezionisti di denaro
Il dominio dalla astrazione, che ci impone obblighi vaccinali, guerre, per recuperare profitti che in termini reali non sono più possibili, viene troppo spesso confusa con la cattiveria soggettiva di questo o quel capitalista, il problema e invece quello di un sistema che ha fatto il suo tempo e va superato con qualcosa di totalmente diverso. Buona lettura, ha chi ha cervello per pensare
Dominio e distorsione del mercato: anche la lobby del capitale è sempre più preoccupata per il potere dei mega-fondi statunitensi sulle società tedesche
Di Klaus Fischer
Chi controlla l’economia tedesca? Rispondere a questa domanda non è mai stato facile, ma per ora la risposta sembra ovvia. Una cosa può essere rivelata in anticipo: Robert Habeck non lo è.
Ci si avvicina alla risposta grazie a uno studio in corso dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), divenuto noto a metà settimana. Si lamenta principalmente di due cose: il predominio crescente dei “gestori patrimoniali statunitensi” all’interno degli assetti proprietari delle società pubbliche e, soprattutto, il fatto che ciò abbia portato questi fondi ad essere “sempre più comproprietari di società tedesche”.
“Se i comproprietari insieme detengono più azioni rispetto ai singoli investitori, ciò può essere discutibile in termini di diritto della concorrenza”, ha citato l’ agenzia di stampa Reuters in un rapporto dell’autore dello studio DIW Jo Seldeslacht. »Le decisioni aziendali possono essere diverse se gli azionisti detengono anche quote di concorrenti.«
“Sempre più prove empiriche suggeriscono che i grandi investitori istituzionali esercitano un’influenza sulle società”, continua l’analisi. In base a ciò, potrebbero espandere la loro influenza sui prezzi e sui profitti con l’aumento della rete di proprietari tra le società tedesche e con le società statunitensi. “Poiché esiste il rischio che i grandi investitori abusino del loro potere, le strutture di proprietà congiunta richiedono urgentemente l’attenzione dei decisori politici a livello federale e dell’UE”, afferma Seldeslachts.
16 settembre 2023, concerto per Viktor Jara
È una critica piuttosto provvisoria al fatto che i grandi investitori statunitensi possono anche influenzare l’attività operativa delle società al di là della loro funzione di proprietà – e probabilmente lo fanno. Tuttavia, questo è difficile da dimostrare, il che dovrebbe spiegare la riluttanza degli autori dello studio. Secondo il DIW, 22 delle 25 maggiori società quotate in Germania hanno ora azionisti comuni con almeno un’altra società, il doppio rispetto a prima della crisi finanziaria.
Come è noto, quest’ultima è stata innescata nel 2007 da quello che allora era un nuovissimo super prodotto dell’industria finanziaria statunitense: i prestiti “subprime” per gli acquirenti di immobili statunitensi il cui merito di credito era in realtà troppo basso. Quando sempre più mutuatari non furono più in grado di servirli, scoppiò un’enorme bolla finanziaria, perché quasi tutte le banche avevano cartolarizzato questi titoli “subprime” insieme a prestiti più noti e li avevano rilasciati per il commercio come oggetti di investimento. Da allora, le banche hanno sofferto. Una delle più grandi case di investimento del mondo, Lehman Brothers, è stata persino autorizzata a fallire dal governo degli Stati Uniti e dalla lobby finanziaria.
A quel tempo scoccava l’ora dei grandi collezionisti statunitensi, banalizzati come asset manager. Dalla crisi finanziaria, che poi si è fusa senza soluzione di continuità nella cosiddetta crisi dell’euro, “anche gli assetti proprietari delle società tedesche quotate sono cambiati in modo significativo” . “Mentre nel 2004 erano principalmente banche e gruppi assicurativi europei a possedere congiuntamente società tedesche, nel 2015 dominavano gestori patrimoniali americani come Blackrock”, secondo il DIW, citando i dati del Thomson Reuters Global Ownership Database.
Ciò ovviamente andava di pari passo con il fatto che la separazione tra funzione del capitale (management) e proprietà del capitale (azionisti), praticata al più tardi dall’inizio del XX secolo, aveva perso accettazione. Decenni di folli eccessi da parte dei banchieri d’investimento, che hanno anche portato a prestiti subprime, potrebbero essere stati uno dei fattori scatenanti. Da allora, alcune decine di mega-fondi come Blackrock, Vanguard, The Capital Group o State Street hanno assunto l’allocazione del capitale, almeno nel mondo occidentale, il processo di sfruttamento e il suo controllo.
Blackrock Inc. è guidata da Laurence Douglas “Larry” Fink, un ex commerciante presso la banca d’investimento First Boston. Oggi Fink è senza dubbio uno dei più potenti attori di capitali al mondo. E non ha bisogno della maggioranza delle azioni per influenzare i processi decisionali nelle società dei suoi fondi. Il colosso dei fondi detiene in media il 5% del capitale azionario delle 40 società del principale indice tedesco, il Dax. Nell’agosto 2020, Blackrock ha ricevuto l’approvazione per avviare un’attività di fondi comuni di investimento in Cina. Ciò rende il gigante statunitense il primo asset manager straniero autorizzato ad operare in Cina, secondo Wikipedia.
“la valorizzazione del valore comanda sulle esigenze concrete della popolazione”
Intendevi la valorizzazione della produzione o dei titoli finanziari ?
Ma che concorrenti Reali avrebbe una enorme Corporations finanziaria tipo Black Rock che magari ha anche protezioni politiKanti degli imperialisti USA ?
Quale istituzione , in realtà può limitare il suo enorme potere-distorsione di mercato ?
Che concorrenza subisce una simile Corporation, ammesso e non concesso che i pochi concorrenti, che ha non facciano cartello con la stessa per evitare la concorrenza ?
Secondo le teorie liberiste della concorrenza perfetta, le banche che hanno avuto sofferenze nell’acquistare gli hedge founds o anche quelle americane che hanno venduto detti titoli spazzatura avrebbero dovuto fallire, ha in realtà hanno goduto di mille coperture politikanti e finanziamenti pubblici per evitare il loro fallimento… è questa la concorrenza capitalista ?
E.C.
…CorporatioN finanziaria …
E.C.
… hedge fUnD…
Soldi. Sempre soldi. Chi ne ha ne vuole sempre di più. ( che ci farà poi con un miliardo o dieci o cento in più di quelli che ha già che non può fare già adesso.)
Un eccesso di avidità che ha del satanico.
Nel nostro piccolo,il sindaco di Palermo ha deciso di raddoppiare lo stipendio a sé e agli assessori. Tanto per non sfigurare.
Tanto paga sempre qualcun altro.
Prosit
Possedere 10 Ferrari oppure 100 è uguale, però in termini di potere possedere 100 miliardi di dollari invece di 10 significa avere maggiore capacità di “persuasione”, ovvero di ricatto verso chi ti ostacola. E’ anche vero che le corporations sono come degli esseri con vita propria, a prescindere da chi le diriga: il primo obiettivo è il profitto, tutto il resto è secondario.