Elon Musk ha deciso di pubblicare i Twitter files ovvero una serie di documenti interni che illustrano il vero motivo dietro la decisione del social  di bloccare la storia del computer portatile di Hunter Biden  prima delle elezioni generali del 2020 , nonostante il fatto che il New York Post fosse già uscito con un articolo sulle attività illegali del figlio del candidato. La volontà di sopprimere a tutti i costi le notizie sulla vicenda fu il fatto che Twitter  bloccò per molte settimane l’account del quotidiano in maniera che non potesse pubblicare nulla in merito ad Hunter Biden e al suo computer. Ad occuparsi di queste rivelazioni comeplessive  è il giornalista e scrittore Mark Taibbi sul cui account Twitter continuano ad uscire messaggi che inquadrano la vicenda di cui  fornisco qualche piccolo esempio:

  •  “I Twitter Files raccontano una storia incredibile dall’interno di una delle piattaforme di social media più grandi e influenti al mondo. È un racconto frankensteiniano di un meccanismo costruito dall’uomo cresciuto fuori dal controllo del suo progettista”.
  • “Con il passare del tempo, tuttavia, l’azienda è stata lentamente costretta ad aggiungere tali barriere. Alcuni dei primi strumenti per il controllo della parola sono stati progettati per combattere spam e truffatori finanziari.”
  •  “Lentamente, lo staff e i dirigenti di Twitter hanno iniziato a trovare sempre più usi per questi strumenti. Anche gli estranei iniziarono a chiedere alla società di manipolare il discorso: prima un po’, poi più spesso, poi costantemente.”
  • “Entro il 2020, le richieste di eliminare i tweet erano di routine. Un dirigente scriveva a un altro: ” Altro da rivedere dal team di Biden”La risposta fu : “Gestito”.
  • 2Twitter ha adottato misure straordinarie per sopprimere la storia, rimuovendo collegamenti e pubblicando avvisi che potrebbero essere “non sicuri”. Ne hanno addirittura bloccato la trasmissione tramite messaggio diretto, uno strumento finora riservato a casi estremi, ad esempio la pedopornografia”
  • “Celebrità e sconosciuti potrebbero essere rimossi o al contrario promossi per volere di un partito politico.

Già questo basta a comprendere la vicenda nei suoi contorni reali e inquietanti che emergono di twitt in twitt, tutti accompagnati  ovviamente dalla documentazione necessaria: una parte politica poteva di fatto gestire il social bloccando alcuni contenuti ed esaltandone altri. Questo è stato reso possibile dal fatto che Twitter come del resto tutti gli altri social sono ampiamente controllati e infiltrati dal potere che ha contribuito a crearli e a lanciarli e che spesso vede come protagonisti parte degli apparati statali. Nel caso specifico c’è stata una stretta interazione fra il social e il team Biden per decidere quali contenuti pubblicare e quali invece no. Ora tenendo conto che Joe Biden (oltre ad avere cointeressenze bancarie col figlio Hunter che ne fanno, per così dire  un complice naturale), all’epoca della campagna elettorale era già in condizioni mentali precarie e di certo non conciliabili con una carica così importante. Se oggi ci si domanda chi ci sia dietro un presidente palesemente incapace di governare, allora ci si sarebbe dovuti domandare chi ci fosse dietro il candidato, ma soprattutto dietro un sistema informativo e social che premeva per l’elezione di Biden, per tenerne nascosti sia gli scheletri negli armadi che ne avrebbero distrutto la credibilità, sia le reali condizioni mentali.

E si torna così sempre quella la rete di potere che agisce dietro le istituzioni e le controlla anche grazie alla capacità di portare i propri uomini nelle posizioni chiave della politica e dell’informazione. Un potere che si va scoprendo sempre più coordinato e non più semplicemente un tentativo classista di conservare  le condizioni in cui può prosperare, come avveniva fino a qualche decennio fa,  ma che tenta di plasmare il futuro in maniera da superare le sue stesse contraddizioni e tentare di costruire una nuova normalità a partire dalla disuguaglianza. Pandemia e guerra sono state le palesi “creazioni” per portare il collasso di un mondo e sostituirlo con un “lego” da ricchi.