La pressione dei media e di quei cosiddetti climatologi catastrofisti che si riuniscono attorno Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) dell’Onu, altra istituzione a conduzione totalmente privata, ha colpito anche il più grande documentarista del mondo naturale, David Attenborough che nella sua tarda età ( viaggia per i 97 anni) di prendere parte , sia pure come semplice narratore, a muove produzioni documentaristiche che ovviamente hanno il vantaggio di ammantarsi di un nome mitico. Una di queste Frozen Planet II ovvero il mondo ghiacciato presenta una scena a suo modo orribile: quella di due gabbiani che mangiano un pulcino di pinguino di Adelia. Ora queste scene di predazione sono abbastanza comuni, avvengono persino nei nostri ambienti urbani tra gabbiani e piccioni o altre specie di uccelli, ma in questo caso sono servite all’ecologista di turno, tale Bill Fraser, per dire che nella zona del delitto ornitologico, un’isola vicina al continente antartico, quattro decenni fa c’erano 20.000 adulti di questa specie di pinguini (peraltro la più comune) mentre oggi ne sono rimaste solo 400 coppie. Siccome questi uccelli sarebbero una specie indicativa del cambiamento climatico ecco che quest’ultimo è responsabile della prossima probabile scomparsa dei pinguini, come si è sentito narrare dalla voce di Attenborough.
Un vero peccato che i documentaristi e gli ecologisti in questione abbiano tralasciato di riferire che già nel 2018 era stata scoperta una nuova colonia di pinguini Adelia composta da circa un milione e mezzo di individui, notizia peraltro riportata a suo tempo anche dal New York Times che pure è un devoto chierichetto di ogni climatonarrativa. Raffrontando le foto dei satelliti con quelle degli aerei raccolte nel 1957 si è visto che i confini delle colonie di pinguini non sono variate di molto da allora ( a parte la nuova colonia ovviamente) ed è francamente grottesco sentire poi le voci del documentario che dicono con la tipica presunzione di chi pensa di avere la verità in tasca o che comunque di mettere una verità fasulla dentro le tasche altrui “Siamo qui a guardare al cambiamento climatico che uccide questi pinguini Adelia”. che oggi sono in complesso più ieri. All’inizio del documentario si vede e si sente Attenborough che spiega come “le calotte polari si stanno sciogliendo “più velocemente che mai” cosa che non può ovviamente sapere e che comunque è smentita dalla scienza seria che invece sta accertando non solo che c’è una diminuzione della perdita di ghiaccio negli ultimi decenni, ma che tale diminuzione era cominciata ben prima del cambiamento climatico attribuito dai catastrofisti all’uomo e che in anni passati con meno Co2 la pedita di ghiaccio era stato molto rapida. Per giunta due glaciologi americani Laura Larocca e Yarrow Axford hanno recentemente scoperto che oltre la metà dei ghiacciai e delle calotte polari dell’Artico che esistono oggi, non esistevano o erano più piccoli da 10.000 a 3.400 anni fa.
E che dire della triste leggenda leggenda dei poveri orsi polari non sanno più dove andare perché manca il ghiaccio? Purtroppo dal 2012 la calotta polare artica non ha fatto altro che estendersi e gli orsi se la godono dovunque tranne che nei documentari. Mi chiedo perché un uomo che ha fatto la storia del documentario naturalistico deve accreditare col suo prestigio tesi assurde e chiaramente parte di una comunicazione politica e non scientifica? Forse perché altrimenti si sentirebbe relegato ai margini? O perché certe tesi sono talmente state martellate dentro le teste che adesso non c’è modo di liberare i cervelli da questa densa melassa di sciocchezze che peraltro distrae dalle vere e urgenti emergenze ambientali, anzi in qualche caso ne aumenta pure l’impatto? Non saprei proprio, ma un giorno questo folle periodo sarà trattato come quello attorno all’anno mille che tra tante assurde attese della fine del mondo, in realtà covava una trasformazione politica e sociale.