Alcuni giorni fa in un post nel quale lamentavo l’esistenza di una censura climatica, volta a rendere verità di fede il riscaldamento globale, avevo accennato al problema della specifica alterazione dei dati  che permette di tenere in vita un’ipotesi catastrofista che non ha più alcuna reale base scientifica, ma che viene in soccorso di un sistema in crisi che tenta di sopravvivere creando un’emergenza infinita. Magari qualcuno ha pensato che quella dello scienziato che corregge i dati per adeguarli alla teoria fosse un’esagerazione. Purtroppo non si tratta di illazioni o di fantasie, ma di realtà dimostrate che disgraziatamente vengono nascoste dall’informazione. Pe esempio nel 2009 sono trapelate 1.079 e-mail tra scienziati presso l’Unità di ricerca climatica (CRU) dell’Università dell’East Anglia nel Regno Unito e altri che lavoravano con loro. Questo piccolo gruppo di scienziati è stato il più influente nel guidare l’allarme mondiale sul riscaldamento globale. Le loro e-mail hanno dimostrato che erano coinvolti in pratiche non etiche, come manomettere i dati e tenere gli scienziati che non erano d’accordo con loro fuori dal sistema di revisione tra pari.

Questi documenti di posta elettronica hanno rivelato discussioni tra questi uomini su come potevano manipolare i dati per sbarazzarsi del periodo caldo medievale, che si estendeva dal 950 d.C. al 1250 d.C. circa e che ha visto temperature ben più alte di oggi . Hanno inoltre mostrato che questo gruppo ha anche preso in considerazione tattiche per impedire il rilascio dei dati su cui si basavano le conclusioni dell’IPCC, il gruppo dell’Onu che è alla testa del catastrofismo, ma che non si accordavano affatto con esse. Tali dati sono stati richiesti da altri scienziati ai sensi delle leggi sulla libertà di informazione (FOI), ma a quel punto  Phil Jones, capo dell’Unità di ricerca sul clima dell’Università dell’East Anglia, ha affermato di averli in gran parte persi. 

Non si tratta dello scandalo più evidente, due anni dopo: nel 2011, sono trapelate altre 5000 e-mail, in quello che venne chiamato Climategate e di cui è parlato così poco che la maggior parte delle persone non ne ricorda nulla, mentre altre pensano che si tratti del tentativo di nascondere i problemi climatici. Queste nuove missive  sono state ancora più sorprendenti e incriminanti rispetto a quelle del 2009, non fosse altro che per l’estensione a molti più scienziati  e ha messo in luce come il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici sia  intento a indurre il mondo a credere che il riscaldamento globale costituisca  una crisi che richiede una risposta drastica e immediata. Ma una valanga di prove e di considerazioni di tipo fisico – chimico mostra  che l’accento ossessivo posto sull’anidride carbonica è del tutto errato, superficiale e teso a sostenere una tesi politica più che un’argomentazione scientifica. Ora proverò a dare un piccolo esempio dei trucchi usati  (oltre alla manipolazione dei dati) per sostenere questa tesi. A sinistra vedete una delle tante “torte” che illustrano la quantità di gas serra in atmosfera e si vede che l’anidride carbonica (Carbon dioxide) di origine antropica  prede il 65 per cento dello spazio e dunque dovrebbe essere responsabile diretta del supposto riscaldamento globale che in realtà non esiste visto che anzi in almeno tre continenti (Europa, Asia e Africa) è diminuita negli ultimi dieci anni, almeno stando alla più completa raccolta di dati terrestri che si abbia a disposizione. Certo questa torta è inquietante e restituisce immediatamente l’impressione che il problema sia davvero la Co2. Oddio è vero che il metano come gas serra è 20 volte più potente  della Co2 e dunque diventerebbe comunque il più importante. Ma sorvoliamo per il momento su questo, il vero problema è che sia sia stato lasciato da parte  il più abbondante dei gars serra presento dell’atmosfera terrestre ovvero il vapore acqueo. Se si mette nella torta anche quello ecco come cambiano le cose:

 

A questo punto l’anidride carbonica diventa un sottile fettina che si fa fatica a distinguere e nessuno potrebbe davvero credere che per evitare la catastrofe climatica profetizzata possa dipendere solo da essa, che occorra uccidere gran parte dell’economia per salvarci.

A questo punto faccio notare che la volontà di manipolare i dato viene scoperta nel 2009: questo ha senso perché dopo la crisi del 2008 il sistema prende atto che non si tratta di una caduta ciclica e comincia a preparare le armi per per salvarsi mantenendo al contempo il potere. E la scuola climatica catastrofista è stata una delle scelte.