Bene, oggi che è sabato e sono assalito da pigrizia e da stanchezza mortale per le menzogne che volano a stormi mentre avanza l’autunno, voglio raccontarvi una storia di cui stranamente non c’è traccia nell’informazione, anche se di per sé è curiosa e rilevante sia per la nostra storia che per certe favole sugli italiani brava gente che hanno poco a che vedere con la realtà, salvo che nel luogo dove voglio portarvi e nel quale sono nate. E’ una città di cui probabilmente quasi nessuno ha sentito parlare e di cui tuttavia si parla ogni giorno: si tratta di Stalino chiamata così non in onore del capo supremo dell’Unione sovietica, ma per la grande acciaieria della città: in russo acciaio si dice stal e per un certo periodo dal tardo zarismo alla seconda guerra mondiale questa lega metallica è stata oggetto di una sorta di culto. Oggi però questo grande centro urbano con quasi un milione di abitanti ha il nome di Donetsk, capitale dell’omonimo Oblast ormai di nuovo russo. Nel 1941 furono proprio le truppe italiane a conquistarlo proprio in contemporanea con la caduta della prima neve: il 4 ottobre cominciò la battaglia che vedeva da una parte le divisioni Celere, Torino e Pasubio, oltre al 3° reggimento bersaglieri e ai Lancieri di Novara e dall’altra truppe motorizzate sovietiche piuttosto agguerrite ci vollero tre settimane di combattimenti perché alla fine sia il grande stabilimento siderurgico, sia la città cadessero facendo di Stalino non solo un pallido trofeo visto la rassomiglianza del nome con quello del grande avversario, Stalin, ma anche il centro operativo e strategico del Csir, ovvero il copro di spedizione italiano in Russia.
Le nostre truppe resistettero anche a una controffensiva russa scatenata il 25 dicembre ( di qui il nome di battaglia di Natale) in cui i russi cercarono di sfondare la cerniera fra le truppe tedesche e quella italiane, senza tuttavia riuscirci. Poi si tutto si fermò con l’arrivo del gelo dando la sensazione che i tedeschi avessero fallito il colpo d’ariete, visto che i russi avevano ora tutto il tempo di riorganizzarsi. Gli italiani rimasero a Donetsk praticamente un anno fino a che dopo Stalingrado tutto il fronte si dissolse e a quanto sembra la popolazione fu trattata abbastanza bene, certo meglio che dai tedeschi in altri luoghi e attualmente dagli ucraini. facendo nascere la leggenda degli italiani brava gente. La conquista di Donetsk, avvenuta sempre in inferiorità numerica ebbe tuttavia delle gravi conseguenze per l’Italia: i tedeschi che avevano inizialmente osteggiato la richiesta di Mussolini di combattere in Russia, pensando di essere rallentati dall’alleato sempre mal equipaggiato, cambiarono idea, anche per le grandi perdite subite, e su impulso dei report della Kriegsmarine secondo cui gli italiani avevano combattuto in modo eccellente, fu visto con favore il raddoppio del corpo di spedizione che venne trasformato in Armir (Armata italiana in Russia). Sebbene gli equipaggiamenti , soprattutto in fatto di vestiario invernale ( che i soldati dovevano procurarsi al mercato nero) e di armi leggere, notoriamente antiquate, scarseggiassero, in fatto di aviazione e di artiglieria ( messa assieme con il meglio disponibile) oltre che ovviamente di uomini, l’Armir assorbì forze vitali che sarebbero state preziose su altri fronti di diretto interesse del Paese ovvero il Nord Africa e il mediterraneo. Arrivammo persino a spostare sottomarini, mas e reparti speciali della marina in Crimea e nel Mar d’Azov. Col senno di poi ( ma non tanto perché molti generali tedeschi nei loro diari espressero la stessa idea) si può dire che questo sforzo fu intrapreso quando in realtà la strategia tedesca aveva già fallito l’obiettivo di mettere fuori combattimento la Russia con una sola gigantesca spallata: Leningrado e Mosca non erano state prese con tutto il loro carico simbolico e così pure i grandi bacini ricchi di petrolio, carbone e minerali, mentre di certo le tattiche della blitzkrieg erano già state assimilate da russi rendendo difficile pensare che ci sarebbero state ancora grandi operazioni come quelle dell’estate autunno del 1941.
Ad ogni modo Donetsk entra di forza nella storia bellica italiana e mi meraviglia che nessuno lo abbia fatto notare: c’è solo qualcosa che risale al 2014 dopo il golpe americano a cui le regioni del Donbass non vollero piegarsi. Cos’è vergogna per essere ancora una volta da parte dei nazisti? O forse perché questa storia avrebbe ancor più sottolineato che la Costituzione nata dalla Resistenza aborre la guerra, mentre uno scellerato idiota ci ha buttati in un conflitto che si è risolto in un disastro e sempre in appoggio alla stessa parte? O perché magari nessuno ne sa niente perché ogni passato è morto assiene al futuro? ? A voi la risposta.