Nella mia vita sono stato capace di credere a molte cose che ho poi ho scoperto essere gusci vuoti, rimproverandomi di non averli scossi abbastanza per sentire il rumore, ma a una cosa davvero non ho mai creduto: ovvero alla “società della conoscenza”  quella che sarebbe vissuta di servizi, idee, innovazioni mentre la parte più sfortunata dell’umanità avrebbe dovuto realizzarne il supporto materiale. Questa concezione molto diffusa a partire dalla fine degli anni ’80 mi è sempre parsa una grande cazzata innanzitutto perché ogni società umana è per ciò stesso una società della conoscenza e poco importa se essa riguardi la conciatura di pelli, la scheggiatura dell’ ossidiana, la coltivazione del grano o la fissione dell’atomo e poi perché la manifattura è una delle fonti di conoscenza e di idee insostituibili, senza la quale alla fine qualsiasi pensiero vive nel nulla e diventa una bolla di sapone. Quelle società diventano “stupide” auto referenziali, onanistiche, prive di progetto.  Questo per dire che nessun potere può durare e può essere credibile senza la dimensione della produzione, della manifattura e del lavoro. La Gran Bretagna ha mantenuto il suo impero finché era alla testa della rivoluzione industriale ed era uno dei maggiori produttori del mondo poi ha dovuto mollare la presa. Ma potremmo fare mille esempi a partire dall’impero romano per arrivare alla Spagna del Siglo de Oro dove nemmeno più si produceva il pane e si preferiva importarlo.

La stessa cosa sta accadendo agli Usa: il miscuglio di capitalismo laissez-faire, rapina, libero scambio e dominio militare è stato efficiente fino a che gli Stati Uniti sono stati la più grande potenza industriale del mondo, per circa un secolo e passa  dunque. Una volta che Germania, Europa ( non disegnando il ruolo industriale di primo piano che ha avuto l’Italia e di cui le ultime generazioni non hanno nemmeno il ricordo). Giappone e poi Cina le hanno conteso e strappato questo ruolo, gli Usa sono andati avanti accumulando livelli di debito prodigiosi, essenzialmente confiscando e spendendo i risparmi del mondo, difendendo il dollaro con la minaccia della violenza . Per un certo periodo si è capito che l’assurdo  privilegio di stampare denaro senza fine deve essere sostenuto con le armi e il continuo ricorso ad esse doveva essere sostenuto dall’ideologia dell’eccezionalismo: gli Stati Uniti si vedevano, e si posizionavano, come il paese indispensabile, in grado di controllare e dettare condizioni all’intero pianeta, terrorizzando o bloccando vari altri paesi secondo necessità. La retorica della democrazia è diventata tanto più pervasiva quando più diventava falsa perché nel frattempo l’occidente sta abbandonando la democrazia permettendo che fossero i maggiori detentori di interesse a fare direttamente da legislatori e a tutelare gli interessi dei ricchi e delle corporation, mantenendo in piedi solo la ritualità elettorale di fatto però svuotata. Così si è arrivati persino al sostegno di un regime come quello di Kiev con chiare inclinazioni naziste dopo che per decenni gli Usa hanno cercato di fondare il loro diritto di comando proprio sulla lotta al nazismo ( che in realtà non hanno realmente fatto). Cento milioni di persone vivono di lavoro nemmeno precario, ma sporadico, altrettante non hanno di fatto accesso al sistema sanitario, una gran massa di persone ha un lavoro regolare che tuttavia non è in grado di allontanare lo spettro della povertà:  l’intero sistema è tenuto insieme dal debito visto che anche i valori azionari delle imprese manifatturiere ancora esistenti sono gonfiati all’inverosimile e non hanno più alcun contatto con la realtà: in queste condizioni pensare di dettare legge agli altri non è solo illusorio, è persino criminale

Adesso si sta vedendo che benché gli Usa possano creare caos e provocare milioni di morti non possono più pensare a un dominio militare su tutto il pianeta: l’esercito americano è  ceto ancora enorme, ma è anche piuttosto debole, non è più in grado di schierare una forza di terra significativa se non in contesti altamente asimmetrici e si limita a bombardamenti aerei, addestramento e armamento di “terroristi moderati” e mercenari e crociere di portaerei negli oceani. Nessuna delle recenti avventure militari ha portato a qualcosa di simile alla pace nei termini che i pianificatori americani avevano originariamente immaginato o che avevano  considerato desiderabili: l’Afghanistan è stato trasformato in un incubatore di terroristi e in una fabbrica di eroina, mentre l’Iraq è stato assorbito in una continua mezzaluna sciita che ora va dall’Oceano Indiano alla Siria e dunque al Mediterraneo. Contemporaneamente le basi militari statunitensi si trovano ancora in tutto il mondo, ma la loro presenza può essere facilmente neutralizzata dall’avvento di nuove armi di precisione a lungo raggio, potenti tecnologie di difesa aerea e magie di guerra elettronica. Paradossalmente servono più a tenere sotto controllo gli amici e le colonie piuttosto che gli avversari: hanno una funzione politico – psicologica più che realmente militare.  Spesso si sottolinea l’enorme dimensione del budget militare statunitense, ma quasi sempre si trascura di menzionare che ciò che gli Stati Uniti ottengono per unità di denaro è dieci volte inferiore rispetto, ad esempio, alla Russia. È uno schema di corruzioni ed estorsioni che risucchia enormi quantità di denaro pubblico per prodotti che si rivelano spesso mediocri.

Così mentre nel mondo gli Usa sono sempre più detestati, sono sempre meno temuti e l’insieme di questi segnali dimostra che siamo sull’orlo di un cambiamento epocale: Harry Potter, una banda di supereroi o qualche Jedi con la licenza media che fa il coach non salveranno gli Usa e l’occidente dall’infantilismo e dalla perdita di buon senso e al tempo stesso di realtà di immaginazione. Insomma tutti i segnali del crollo sono in fila e con la vicenda ucraina cominciano ad apparire quasi che  il conflitto in Ucraina funzionasse come il calore che rende visibile l’inchiostro simpatico. Magari ci si potrebbe spostarei per evitare di rimanere sotto le macerie.