Anna Lombroso per il Simplicissimus

Imf, l’World Economic Outlook del FMI,   stima che i paesi asiatici che nelle rilevazioni economiche sono già presenti al 2° e 3° posto dopo gli Usa,  con Cina e Giappone, conquisteranno la leadership assoluta con Cina e e con l’India al terzo posto, il quarto al Giappone e il quinto all’Indonesia. Gli Usa scenderanno al 2° posto, la Germania dal 4° al 7°, la Francia dal 6° al 10°.

L’Italia esce dal radar di quelli che contano, tanto che PwC, Pricewaterhouse Coopers, la rete multinazionale di servizi professionali, analisi e  rilevazioni, attribuisce al nostro paese per il 20150 un 21esimo posto nelle graduatorie economiche e demografiche tra Vietnam e Bangladesh.

In un mondo multipolare il dominio Usa perderà sempre di più spazio e posizione di forza. E ancora più indietro verranno retrocessi i suoi satelliti europei, ingabbiati nel panopticon regionale con regole dettate dagli ottusi frugali che reclamano ulteriori perdite di sovranità. Cessioni che saranno cruente quando la regolazione dell’ordine mondiale diventerà un terreno negoziale per l’adozione di standard ambientali, di  regole di scambio commerciale, di normative e protocolli tecnologici e di leggi regolatrici del mercato finanziario, nel quale province  remote, ridotte a poco più che espressioni geografiche, non avranno margine di contrattazione.

Avremmo dovuto capire tutti e subito che ormai da pigs quali eravamo,  siamo stati collocati tra gli straccioni, tra i parassiti che si rivolgono in ultima istanza ai cravattati non avendo niente da scambiare e mettere a garanzia se non i beni superstiti  e lo status di totale soggezione.

Così si spiega perché, unici in Europa, ci siamo fatti condannare a un destino di ricattati dal racket, di intimoriti dagli usurai del Recovery Fund, grazie all’impegno di due governi che si sono succeduti, disonesti e traditori del mandato di tutelare i diritti dei cittadini e salvaguardare le regole della rappresentanza democratica, determinati a accettare condizioni disonorevoli a garanzia dei prestiti sotto forma di controriforme. L’ammontare complessivo delle risorse messe in campo per il Next generation Eu è stato  di 723,8 miliardi di euro, ripartiti tra prestiti (385,8 miliardi) e sovvenzioni (338 miliardi). Ma la maggior parte dei partner  ha fatto domanda per accedere soltanto alla parte di risorse erogata sotto forma di sovvenzioni e 7 paesi hanno richiesto anche i prestiti, prima tra tutti l’Italia  che con 122,6 miliardi di euro, è la nazione che ne ha richiesto la quota più consistente, seguita dalla Romania con 15 miliardi e dalla Grecia con 12,72 miliardi.

Nel piano italiano, frutto degli sforzi congiunti dei ben due esecutivi, due sono considerati i settori strategici sui quali convogliare le risorse, la transizione ecologica e la digitalizzazione. L’Italia ha deciso di conquistare una leadership in questi due settori, investendo 71,8 miliardi di euro per la transizione verde e 48,1 miliardi per la digitalizzazione, seppure oggi altre priorità si fanno sentire, quelle della corsa agli armamenti e l’obbligatorietà di prodigarsi con gli aiuti al paese martire dell’aggressione.

Proprio oggi la stampa denuncia che le risorse  assegnate alla Sanità dal Recovery,  15,63 miliardi, sette dei quali  a beneficio dei territori mentre il resto verrà speso per l’innovazione del Ssn, finanziando i cantieri   di nuove strutture ospedaliere,  case della comunità, centri operativi di base, in collaborazione con terzo settore e privati,  non contemplino nessun investimento per rafforzare il fabbisogno di personale medico e infermieristico.

La preoccupazione dei lavoratori del comparto è che  l’obiettivo sia quello di “edificare”, costruire secondo le regole della cementificazione estesa a tutti i settori, umiliando e impoverendo le risorse umane, tanto che l’Anaao, il sindacato dei medici e dei dirigenti sanitari, lamento:  «Il rapporto spesa sanitaria/Pil scenderà sino 6,2% nel 2025, meno di quello che era prima della pandemia».

Insomma, il Pnrr ci darà nuovi ospedali, falansteri spettrali e cattedrali nel deserto, vuote e cadenti prima di essere finite in assenza dei soldi e del personale    per farle funzionare, se si aggiunge che l’incremento dei pensionamenti e delle dimissioni volontarie «è tale da mettere seriamente in pericolo la tenuta del Ssn, visto che di fronte ad uscite di circa 7mila medici specialisti ogni anno, l’attuale capacità formativa della Università è pari a circa 6mila neo-specialisti, di cui solo il 65% accetterebbe un contratto di lavoro con il Ssn».

È che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia,  composto dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF) per un importo di 191,5 miliardi e dal REACT-EU (Pacchetto di assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa) per un importo di 13,5 miliardi (di cui 0,5 utilizzati per l’assistenza tecnica), deve contare anche sulle risorse nazionali, quelle del Fondo sviluppo e coesione (FSC) per un ammontare di circa 15,5 miliardi e quelle aggiuntive stanziate con il d.l. 59/2021 per la realizzazione di un Piano nazionale per gli investimenti complementari finalizzato a integrare gli interventi del PNRR per complessivi 31 miliardi circa per gli anni dal 2021 al 2026.

Così ci siamo consegnati a una macchina di indebitamento che traduce a livello nazionale le regole dell’austerità, sottoponendosi al giudizio divino della Commissione che valuta se la richiesta di pagamento del contributo finanziario a copertura dei progetti sia suffragata dell’avvenuto raggiungimento dei traguardi e degli obiettivi concordati. Mentre se la Commissione valutasse che i suoi diktat non sono stati eseguiti,  il pagamento (totale o parziale) verrebbe sospeso per riprendere solo dopo che lo stato membro interessato dimostri di aver adottato le “misure necessarie per garantire un conseguimento soddisfacente dei traguardi e degli obiettivi”.

I primi assaggi li abbiamo già avuti, con il recupero della Legge Fornero, con il previso ulteriore irrigidimento del Patto di Stabilità, dopo la sua provvisoria sospensione, con l’obbligatorietà di nuovi tagli della spesa pubblica, con le controriforme nelle quattro aree della  Pubblica amministrazione, della Giustizia, della Semplificazione della legislazione e della promozione della concorrenza, come è stato esemplarmente anticipato con la messa all’asta delle spiagge per favorire lobby multinazionali.

E d’altra parte madame Lagardeci aveva ammonito: «In Europa è finita l’era del denaro gratis». Per far posto a lacrime, sangue, carestie, razionamenti, epidemie a orologeria.