Dopo la fine della guerra, nel pieno della guerra fredda tra ideologie contrapposte, prese piede il metodo di formare nelle varie parti del globo delle elite che potessero portare acqua al mulino di Washington: molte organizzazioni sovvenzionate  dai governi federali e dalle sue agenzie nonché dirette dai servizi si occupavano di  fornire una formazione adeguata e in seguito un appoggio finanziario e logistico a personaggi che poi portavano il verbo americano nei vari Paesi di appartenenza. Il modello di riferimento era quello tipico della cultura anglosassone e massonica, ma è stato adottato anche da altre organizzazioni al cuore del capitalismo, come, per esempio, dal  World Economic Forum che sentiva la necessità di creare una propria rete ideologica e aumentare la capacità di azione del grande capitale nei Paesi democratici, dove disgraziatamente c’era la possibilità che i cittadini mettessero bocca negli affari del potere. Così nel 1992 fu creata la Global Leaders of Tomorrow, pensata appunto per trovare personaggi giovani o relativamente giovani in grado di condizionare sotto diversi aspetti le politiche dei loro Paesi: si trattava politici, imprenditori, giornalisti, artisti, intellettuali e persino membri delle vecchie aristocrazie. E così alla prima infornata dei giovani leader per il futuro troviamo, già nello stesso 1992 gente come Angela Merkel, Tony Blair , Nicolas Sarkozy , Bill Gates , Bono , Richard Branson ( il magnate britannico della Virgin), Jorma Ollila (ex AD di Nokia) e José Manuel Barroso (poi presidente della Commissione Europea 2004–2014), oltre a una serie di personaggi di contorno appartenenti a case reali che c’entravano poco o niente con questo quadro, ma che comunque servivano a rendere meno chiaro l’obiettivo e a fornire una sorta di patina mondana distraente. I partner nel Wef per portare avanti questo programma erano anche grandi aziende globali come Coca Cola Company , Ernst & Young , Volkswagen e BP Amoco.

Nel 2004 il programma divenne più complesso e venne ribattezzato Young Global Leaders con lo scopo di identificare le principali sfide del 21° secolo e determinarle secondo una  visione elitaria cinica, ma apparentemente paternalistica. Così ai potentati economici iniziali se ne unirono di nuovi, in qualche caso appartenenti ad ex alunni per così dire come nel caso della Bill & Melinda Gates Foundation, di Google, di JPMorganChase, ma anche del colosso BlackRock , guidate dallo stesso Larry Fink che insieme a Klaus Schwab  è una delle anime del Wef.  Ma dietro il velo delle buone intenzioni per un futuro migliore il nodo fondamentale del programma era quello di creare partenariati pubblico – privati, definiti “più efficaci” che si sostituissero alle democrazie con un’agenda tecnocratica e relativi affari, libera di agire senza il fastidio di doversela vedere con le rappresentanze popolari o la stravagante idea di uguaglianza. Ciò ha portato a una privatizzazione de facto sia dei governi nazionali che delle organizzazioni internazionali come per esempio l’Oms o l’ Intergovernmental Panel on Climate Change, dando forma a politiche che incidono direttamente sulle nostre vite senza che però la cittadinanza sia in grado di opporsi o che le altre posizioni, spesso in maggioranza, divengano pubbliche.  La serie di personaggi che hanno legato le loro carriere al Wef o che le hanno interamente fatte grazie ad esso, richiederebbe davvero molte pagine, ma mi limito solo ad alcuni, oltre a quelli già fatti:

  • Emmanuel Macron
  •  Jacinda Arden , primo ministro neozelandese
  • Alexander De Croo, premier del Belgio
  • Sanna Marin primo ministro finlandese
  • Carlos Alvarado Quesada , Presidente del Costa Rica,
  • Jack Ma , fondatore di Alibaba
    Larry Page , fondatore di Google
    Ricken Patel , fondatore di Avaaz
    David de Rothschild , nullafacente e ambientalista
    Jimmy Wal e , fondatore di Wikipedia
    Jacob Wallenberg
     , presidente di Investor
    Niklas Zennström , fondatore di Skype

    Mark Zuckerberg , fondatore di Facebook
  • Faisal Alibrahim, ministro dell’Economia e della Pianificazione, Arabia Saudita
  • Shauna Aminath , Ministro dell’Ambiente, dei Cambiamenti Climatici e della Tecnologia, Maldive
    Ida Auken , Ministro dell’Ambiente, Danimarca (autore del famigerato articolo “ Benvenuti nel 2030: non possiedo niente, non ho niente Privacy e vita non sono mai state migliori ”)
    Annalena Baerbock , Ministro degli Affari Esteri, della Germania Germania
    Kamissa Camara , Ministro dell’Economia e della Pianificazione Digitale, Mali
    Ugyen Dorji , Ministro degli Affari Interni, Bhutan
    Chrystia Freeland , Vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze, Canada
    Martín Guzmán , Ministro delle Finanze, Argentina
    Muhammad Hammad Azhar , Ministro dell’energia, Pakistan
    Paula Ingabire , Ministro delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e dell’innovazione, Ruanda
    Ronald Lamola , Ministro della giustizia e dei servizi penitenziari, Sud Africa
    Birgitta Ohlson , Ministro per gli affari dell’Unione europea 2010–2014, Svezia
    Mona Sahlin , Leader del Partito Socialdemocratico 2007–2011, Svezia
    Stav Shaffir , Leader del Partito dei Verdi, Israele
    Vera Daves de Sousa , Ministro delle finanze dell’ Angola
    Leonardo Di Caprio , attore e attivista per il clima
    Mattias Klum , fotografo e ambientalista
    Justin Trudeau
    , premier canadese
  • Alberto Fernández, presidente del’Argentina

Come detto si tratta solo di alcuni nomi, ma sufficienti a comprendere come sia potuto accadere che la presa di potere dell’ultra capitalismo sia cominciata con una mistificazione globale come la pandemia che non regge ad alcuna analisi anche superficiale, eppure continua ad essere creduta, grazie alla lunga opera di rimbambimento iniziata negli anni ’70. Questo fulcro di potere è riuscito a comprarsi una enorme rete di complicità ed è riuscito a farlo per pochi spiccioli. grazie al fatto di poter impegnare le risorse degli stati in questa opera di corruzione capillare, per esempio dando soldi ai medici perché si adeguassero, o punendo quelli che non ci stavano.  Ormai il partenariato pubblico privato dove però il pubblico è totalmente subalterno e residuale, una mera burocrazia esecutiva, è una realtà.