Diversi amici mi hanno segnalato alcuni post divertenti sul Capodanno Rai che disgraziatamente non seguo credo dal 1968 quando la televisione forniva un accurato segnale orario. Così apprendo che oltre all’immancabile Amadeus erano presenti ad animare la serata Orietta Berti, Massimo Ranieri e addirittura Edoardo Vianello: ricordo bene l’estate lontana di pinne, fucili ed occhiali che ero appena poco più di un bambino e i mei mi indicavano i residenti illustri nello stesso albergo, adagiato su una spiaggia che erano poi Achille Campanile ed Ennio Flaiano. Sembra impossibile che lo stesso cantante e la stessa canzone vengono ancora riproposti sessant’anni più tardi e che per giunta abbiano un’audience notevolissima in un capodanno dove non si può dire che ci siano solo anziani davanti alla tv per le note vicende del raffreddore reazionario che appaura. E poco importa che il vegliardo cantore di antiche spiagge gorgheggi pure “Watussi, gli altissimi negri” violando le severissime censure che ci impongono di non usare la parola negro, benché sia l’esatto equivalente di nero nell’italiano fino a un secolo e mezzo fa, e questo per semplice imitazione di ciò che è accaduto in Usa dove black ha giustamente sostituito il dispregiativo nigger. Ma da noi non era affatto dispregiativo era solo descrittivo, anzi a bene vedere buona parte della nostra avventura coloniale ha utilizzato non il negro, ma il nero. Faccetta nera valga per tutti. Questo ci racconta dell’inautenticità ridicola di un Paese.
Ma insomma scherzare sul capodanno di modernariato va benissimo, è quasi un dovere, ma non c’è affatto da stare allegri perché in realtà tutto questo significa che da molto ben poco è stato fatto, che la stagione della canzone d’autore non può essere riproposta perché rischierebbe di mettere in moto cervelli anchilosati ed è comunque fuori moda perché la sua musica difficilmente permette di muoversi come bipedi per caso nel tribalismo discotecario, non è buona per stimolare il sistema simpatico, mentre tutto il resto non è che robaccia o una pallida imitazione di modelli imposti dall’industria della musica d’oltre atlantico dove i brani vengono composti al computer secondo regole precise. Certo capisco che ” Generale” non può essere cantata nel momento in cui un imbecille con una puzzolente penna di gallinaccio in testa vuole costringere la gente alla vaccinazione, per non dire dell’Italia derubata e colpita al cuore o quella dove ci offrono spettacoli ” pe nun verè /Che stanno chine e sbaglie, fanno sulo mbruoglie”… o ancora quella dove la televisione è ormai la creatrice della realtà, però senza poterlo scrivere a nessun amico. Ma al di fuori di questi repertori c’è ben poco di vero e di originale ormai da decenni, quasi si contano sulle dita delle mani brani che abbiano una qualche dignità. E di certo questo non riguarda solo la musica leggera, ma qualsiasi campo, dovunque si guardi non ci sono che macerie, nella letteratura, nelle scienze, nella cultura: ci vedono solo replicanti che fanno eco a ciò che sentono altrove. Insomma questo è il Capodanno di un Paese che non esiste più da molto tempo, che si vergogna di stesso, della propria lingua, della propria intelligenza e copia come può per sentirsi “moderno”, avendo smarrito qualsiasi sensus sui, la propria soggettività culturale. Pratica insomma il contrario della modernità e la confonde con la mode o con la tendenza. Questo fa il paio con le canzoncine stonate e bugiarde che vengono dai palazzi del potere o meglio dai loro inquilini in affitto temporaneo a patto che facciano la manutenzione adeguata della disuguaglianza e della rapina. Oddio non è che altri stiano molto meglio visto che l’Europa è letteralmente sommersa da decenni di merda americana plastificata, dalle scorie tossiche di una cultura che in molti sensi ha fatto il suo tempo, che ripete se stessa all’infinito, ma sono effetti che nel ventre molle del continente sono più visibili e che hanno ragioni precise nei modi in cui si è affrontato il dopoguerra dove la spersonalizzazione è parsa la politica più adeguata per lo status coloniale, ineludibile e allo stesso inconfessabile nel quale si era caduti. Uno scenario che ha avuto un certo senso durante la guerra fredda che ma che è caduto in pezzi subito dopo.
Perciò bisogna scavare nel passato e accontentarsi di ciò che si può perché gli anni passano e i capodanni pure, ma è sempre peggio, l’ascensore discendete non si ferma. Bisognerebbe brindare agli anni precedenti piuttosto che quelli che arrivano, perché è sempre meno di ieri e più di domani la frase fatta che più ci si addice.
Oh… U Yeah !!
Sure, Uh Yeah !!
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Si può leggere (!!) :
https://twitter.com/DataMediaHub/status/1476478165522468870/photo/1
Oh… U Yeah !!
Sure, Uh Yeah !!
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Si può vedere (!) :
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Si può leggere ( e sottoscrivere…) :
https://www.lawyersforfreedom.eu/council-of-europe-petition-for-the-respect-and-the-enforcement-of-covid-related-resolutions-2383-21-and-2361-21/comment-page-470/#comment-9791
Si può vedere (!) :
https://twitter.com/Armandoann4/status/1477773972431417347/photo/1
Ma su sto paese di se Pensanti fenomeni ed inteLLLetuali e legulei, Nessuno si chiede come mai l’AIFA abbia smesso di pubblicare i report mensili della misera farmaco vigilanza Solo passiva , da settembre 2021 ?
L’AIFA ha deciso (non so perché) di inviare solo report trimestrali.
Oh… U Yeah !!
Sure, Uh Yeah !!
OH… UYeah !!
Si può leggere (!) :
https://twitter.com/hashtag/NessunoHaMaiDettoChe?src=hashtag_click
Non arrendersi mai.
Oh… U Yeah !!
Sure, Uh Yeah !!
OH… UYeah !!