Ogni giorno mi arrivano notizie da quei pochi che nei loro ambiti hanno trovato il coraggio di dire no al passaporto vaccinale e con i quali sono in contatto. E sono notizie che danno la misura dello stato catatonico degli italiani e probabilmente di molti occidentali che ormai si stanno strozzando con la stessa bambagia ideale nella quale sono vissuti. Questi pochi coraggiosi ricevono in segreto messaggi da loro colleghi che approvano il loro no al green pass, ma che per le più svariate ragioni – quieto vivere, carriera, rapporti con la mano pubblica o semplicemente mancanza di palle – se ne stanno zitti e accettano qualsiasi cosa senza fiatare. Se solo si facessero avanti sarebbero la maggioranza, ma si sa che il potere trova sempre un modo perché questa  semplice realtà non venga colta: può essere il lenzuolo steso sulla ciurma in rivolta perché non si accorga che gli ufficiali sono quattro gatti come nell’incrociatore Potemkin o può essere il velo mediatico che simula un consenso che in realtà non esiste e che viene auto creato.

Sta di fatto che come in una dittatura le persone hanno ormai paura di esprimere le loro convinzioni e da quello che mi è dato di vedere questo fenomeno è particolarmente grave sia nell’ambiente sanitario dove la consegna è ferrea, sia nelle università dove dovrebbe essere invece espressa la massima libertà di cui una società è capace. Ma se nella sanità l’omertà riguardo alla reale situazione genera comunque un salario, certo indegno, ma comunque reale, pegno di un luminoso futuro di pandemie e di relativi “premi” a ripetizione (ma alla fine la classe medica cesserà di esistere per manifesta inutilità visto che saranno altri poteri a dettare il gioco), in altri settori dire di no alla menzogna, finirebbe solo per dissiparla in pochi giorni. Starsene invece zitti in mancanza di una dittatura conclamata significa soltanto perdere di credibilità e di dignità: durante il fascismo si poteva facilmente comprendere che uno avesse la tessera del partito per poter accedere a una cattedra e si poteva persino capire che si tacesse di fronte all’ignobile manifesto per la razza, ma adesso dove teoricamente non dovrebbe essere così ,che senso ha il silenzio e l’accettare ogni diktat e ogni discriminazione a fronte del nulla, anzi a fronte di menzogne assolute? Quella della codardia morale o peggio ancora dell’incapacità di comprendere la mistificazione pandemica, anche quando essa è conclamata, almeno agli occhi di chi dovrebbe avere un certo rigore intellettuale. Quali insegnamenti si potrebbero ricevere da costoro se non quello della resa e dell’infingimento?

Ma del resto questa è l’Università che propone il “nuovo ordine”, anzi a ben vedere non ha proprio senso una universalità degli studi che rischierebbe di formare persone in grado di avere una visione. Meglio master e corsi su questioni specifiche, meglio che il mondo possa essere visto come da uno specchio infranto, a spicchi, a settori, a frammenti. E quindi quelli che temono per il loro posto sono proprio quelli che finiranno per renderlo superfluo.