CED00000000000000013503Truffa e truffe 

Tempi d’oro per i truffatori: la dimostrazione della forza travolgente della credulità popolare e debolezza indotta dall’ablazione televisiva del principio di realtà, sta scatenando una vera e propria corsa alla truffa. Basta che apriate la cartella spam della mail per scoprire la quantità di messaggi finti e tendenziosi che provengono da ogni parte, finti corrieri che dovrebbero consegnare merce mai ordinata, finti negozi online che chiedono il saldo, finte Amazon, finte società di prestiti, persino finte zoccole, insomma uno scatenarsi di iniziative di rapina online che trova terreno fertile nello stato catatonico dei cittadini ormai disposti ad accettare tutto, persino i numeri truffaldini della protezione civile, ma anche una facile impunità visto lo sfascio del sistema giudiziario che completa l’epifania della miserabile cutlura della resa .

E badate bene non è solo da noi che accade, anzi il vecchio schema della truffa nigeriana è stato ripreso e aggiornato da un’organizzazione che opera dal Paese africano e nota come Scattered Canary, per appropriarsi indebitamente di fondi destinati al sussidi di disoccupazione. La confusione del momento e l’aumento stratosferico di richieste  ha permesso di mettere in piedi un meccanismo che ha sottratto “centinaia di milioni” dalle casse per la disoccupazione a cominciare dallo stato di Washington che sembra il più colpito , ma praticato intensivamente anche  Nord Carolina, Massachusetts, Rhode Island, Oklahoma, Wyoming e Florida. In pratica la Scattered Canary si è servita delle informazioni personali risultanti  da precedenti violazioni dei dati dei consumatori ( ma forse semplicemente acquistati tramite qualche società che fa questo mestiere) per compilare migliaia di richieste di sussidi che sono stati pagati assieme a quelli legittimi  per cifre che sembrano superare i 120 milioni di dollari.

Ad Harvard gli studenti fanno causa

Mercoledì scorso gli studenti di Harvard hanno fatto causa all’università dopo il passaggio alle lezioni online a causa della supposta pandemia.  E’ la quarta università dopo la Columbia, la Brown e la Cornell che si trovano nel mirino degli studenti che perseguono azioni legali per  “non aver ricevuto il beneficio dell’istruzione di persona o un accesso  alle strutture e ai servizi universitari”. Ma è interessante ciò che viene detto in appoggio all’azione legale: “Le opzioni di apprendimento online offerte agli studenti di Harvard sono praticamente sotto ogni aspetto e l’ombra di quello che erano una volta, inclusa la mancanza di strutture, materiali e accesso alla facoltà. Gli studenti sono stati privati ​​dell’opportunità di apprendimento collaborativo e dialogo, feedback e critica di persona.” A dire la verità non si capisce molto bene quali siano stati i motivi che hanno indotto l’ateneo a non accettare i fondi del Cares Act per cui oggi si trova questa causa da 5 milioni di dollari il cui presupposto è che l’istruzione  dal vivo e la possibilità di interagire fra studenti è di gran lunga migliore di quella online, diversamente da noi in cui i soliti cretini di lotta e di governo hanno immediato cominciato a cantare  le meraviglie della scuola online, che del resto non è che un effetto del distanziamento sociale che si vuole mantenere più che mai vivo, ma che costituisce un fattore di handicap nell’apprendimento che non è solo verticale, ma orizzontale, frutto dell’interazione reale fra alunni.