corruzione-300x245Anna Lombroso per il Simplicissimus

Troppo impegnato nella nobile crociata in difesa delle immaginette sacre dei talk show, Letta non si è accorto che l’Europa sanciva che siamo definitivamente “Grecia”, con una patente ufficiale di inaffidabilità: «Norme anticorruzione insufficienti, e basta leggi ad personam». La Commissione ricorda nel suo report sulla corruzione in Europa, il primo in materia, che per l’Italia questa ha un valore di circa 60 miliardi l’anno, pari a circa il 4% del Pil.  Quei 60 miliardi sono la metà di quello che l’economia europea perde annualmente per casi di corruzione, ovvero 120 miliardi.

Ha fatto male. Persuaso che è meglio farsi colonizzare dagli emiri e dagli sceicchi, il test sta riuscendo perfettamente in Sardegna, piuttosto che dall’Air France, Letta ha trascurato che certi incauti acquisti riescono meglio proprio perché il compratore è invogliato da contesti opachi, da legalità incerte, da una inclinazione a alleanze discutibili e disinvolte che favoriscono concorrenti spregiudicati. E anche questo test è già stato effettuato con appalti per grandi opere, grandi eventi, anzi uno è in corso, nel caso si volesse una conferma.

D’altra parte la “cessione” di Alitalia a Etihad è una conferma dell’inadeguatezza politica, economica e commerciale di un’Europa impegnata solo a  difendere e rappresentare l’imperialismo finanziario, a sviluppare un nazionalismo regionale chiuso ed inclusivo, che la condanna a un isolazionismo difensivo e alla lunga suicida.

Ne è prova l’allarme tardivo –arriva una decina d’anni dopo le annuali denunce della Corte dei Conti – della pressione della corruzione e dell’illegalità anche tramite un edificio di leggi ad personam per aggirare le regole e favorire l’iniziativa privata. Ma è bene non cadere nella trappola, non si tratta di una delle solite lezioni impartite dalla severa pedagogia carolingia, quella che esprime riprovazione per i nostri infami respingimenti degli immigrati, ma condanna i suoi popoli alla disperazione preambolo all’immigrazione. L’intento è quello di cacciarci solennemente e formalmente alla faccia dei trionfalismi governativi, tra i pigs, propaggini di un inquieto e inaffidabile Mediterraneo, bacini di disordini e eversioni, che – stia tranquilla l’Europa, de noi assumono i toni ridicoli di scaramucce di dilettanti impegnati a difendere le rendite di posizione frutto dell’ubbidienza. Pare infatti che ci resti come valore nazionale solo quella, la rispettosa e ossequiente accondiscendenza all’imperio europeo, mai messo in discussione nemmeno a fronte di un paese che crolla sotto la pioggia, della scomparsa del lavoro, della fuga di imprese profittatrici che hanno vissuto di parassitismo e abbandonano la nave come sorci, di un malessere che serpeggia avvelenato come una premessa della scomparsa italiana, troppo silenziosa e remissiva.

Si non è un caso che l’Europa si accorga solo ora delle anomalie italiane. Perché invece ha alimentato la sindrome greca, qui ancora più invasiva e potente, quella combinazione di clientelismo, malaffare, corruzione endemica, nutrita dalla coincidenza d’interessi tra imprenditoria che non produce  preferisce le sorti incerte del gioco d’azzardo finanziario e ha bisogno di liquidità, criminalità che si insinua dappertutto soprattutto nell’economia “legale”, ma già troppo informale,  che deve riciclare quattrini sporchi gli stessi che occorrono per aggiudicarsi appalti facili, politica e pubblica amministrazione sempre più avide e rapaci, aiutate dalla sospensione di un sistema di controlli già inefficienti e dalla latitanza di leggi, già eluse. Si tratta di un sistema geneticamente criminogeno nel quale la banalità del male è occultata in un modello economico ampiamente accettato, anzi promosso come unico propedeutico alla crescita.

È  proprio quella miscela avvelenata che ci ha consegnati disarmati di una immeritata sovranità e autonomia che ci erano state date in prestito insieme alla Costituzione e a una democrazia imperfetta ma ancora vivace. Corruzione, indebitamento, pressione fiscale, smantellamento delle regole, delle conquiste  e delle garanzie del lavoro, impoverimento dell’istruzione, disinteresse e abbandono dell’ambiente e del paesaggio, sono stati favoriti da chi aveva in mente il grande saccheggio, perché la preda finale era la cancellazione delle democrazie nazionali, per far posto alla superpotenza accentratrice e autoritaria, quella del profitto e dell’accumulazione.

Non è che l’Ue non si sia accorta del crescere irrefrenabile di frodi, conflitti d’interesse, indifferenza per la sofferenza e la miseria, rifiuto di responsabilità, assenza sistemica di giudizio morale collettivo e individuale, tolleranza del crimine. Ha contribuito al massacro economico, sociale, amministrativo, usando la crisi come modalità di governo contro governi e popoli. Altro che semestre di presidenza, dovremmo denunciarla per tradimento e per crimini contro l’umanità, insieme ai suoi kapò che vanno in giro con la valigetta da piazzista per venderci al peggior offerente, che non meritiamo nemmeno i padroni migliori.