Come volevasi dimostrare, il neutrino non è più veloce della luce, è stato solo un errore di misurazione. Ora mi potrei vantare di aver visto giusto perché il giorno stesso dello straordinario annuncio ho scritto questo post in cui mettevo in relazione il taglio dei finanziamenti agli esperimenti sulla misteriosa particella con la scoperta.
Il pezzo finiva così: “Non sono un fisico, ma a volte anche le proprietà delle particelle elementari sono sottoposte alle bizzarre leggi del macrocosmo: guarda caso i tagli che il Cern di Ginevra è stato costretto a fare a seguito della crisi economica, prevedevano la sospensione degli esperimenti di Opera e il lancio di neutrini per tutto il 2012 e senza garanzie certe di una ripresa. Ma ora che l’esperimento rischia di far saltare la Relatività la cosa cambia aspetto e alcune priorità potrebbero essere riviste: se poi tra qualche mese a finanziamenti ristabiliti si dovesse scoprire qualche errore di misura, bè pazienza. E questo sarebbe uno dei casi in cui il neutrino si comporta in modo assolutamente prevedibile e banale. Da neutrino italiano.”
Naturalmente sono stato bombardato da critiche e insulti, giunti, quelli sì, più veloci della luce. Ma non mi interessa rivendicare una particolare malizia, quanto mettere in evidenza come i meccanismi dell’informazione siano tali da oscurare l’evidenza. Gli elementi per un consistente dubbio era tutti presenti: gli esperimenti sui neutrini lanciati da Ginevra al Gran Sasso andavano avanti da anni senza che il dato, diciamo così incredibilmente anomalo, della loro supposta velocità fosse mai stato annunciato con tanto clamore sulla stampa mondiale. Poi arriva il taglio dei finanziamenti all’esperimento (che comunque non riguardava la velocità) e un fatto notato già da parecchio esplode con una simultaneità molto sospetta. Qualcosa insomma non funzionava e dava l’idea di una piccola “combine” tra scienziati.
Non è che fosse difficile mettere in relazione circostanze così evidenti, ma tutta l’attenzione era rivolta e focalizzata sulla presunta rivoluzione della fisica, nascondendo e marginalizzando la “periferia” da cui il discorso nasceva. E costringendo gli stessi scienziati a concentrarsi e a discutere sul significato della scoperta, piuttosto che sulle contingenze piuttosto singolari dentro le quali nasceva. E’ un po’ il sistema dei prestigiatori che sanno come far concentrare l’attenzione sulla carta che poi verrà scelta dal volontario scelto tra il pubblico.
E’ facile estendere il trucco anche a discorsi che ci riguardano molto più da vicino, alla politica e all’economia per esempio. Clamoroso quasi quanto la superluminalità supposta del neutrino è per esempio il caso degli spread il cui aumento o diminuzione viene presentato come se avesse un senso in sé e non in rapporto all’intervento o meno della Bce nell’acquisto di titoli e alla quantità degli interventi stessi. Far dipendere la bontà a o meno delle misure governative da un dato poco significativo se estrapolato dal suo contesto, non rendersi conto che esso può essere modulato a seconda delle circostanze e delle necessità di consenso, altera le carte in tavola e costituisce un tipico caso di prestidigitazione.
Si tratta solo di un esempio ovviamente, prima o poi verremo informati che si è trattato di un errore strumentale e che certi dati erano in qualche modo truccati. Ma al contrario del campo scientifico, non si potrà tornare indietro.
La faccenda non è ancora chiara dal punto di vista fisico, e un pò di prudenza non guasta mai.
Escludo, però, che i ricercatori abbiano inventato dolosamente un’inesistente scoperta per ottenere maggiori fondi sulla ricerca. Come faccio ad essere sicuro? Sono fisici, conoscono la matematica, e possono essere sicuri che, col debito pubblico italiano, i soldi per la ricerca non ci sono e non ci saranno MAI. Propenderei quindi per un possibile errore di misurazione compiuto in assoluta buonafede.
Grazie anche ad Anonimo.
Ciò che pensavo l’ha scritto già lui. E bene.
Vediamo il lato buono della faccenda: ci ha regalato una delle perle immortali della comicità e l’ennesima conferma che la Gelmini ha sbagliato mestiere. Doveva fare la cabarettista a Zelig.
Tra le altre cose, ormai mi sa che a credere alle balle di Santo Spread e ai divini giudizi delle agenzie di rating (tre americane e due inglesi, che guarda caso non toccano minimamente i rating di USA e Gran Bretagna nonostante i primi abbiano il maggior debito estero della storia – e per colmo d’ironia col partito comunista cinese) siano rimasti i fanatici formati alla Luiss e alla Bocconi. Che continuano caparbiamente e acriticamente a sostenere scemenze come “la mano invisibile del mercato” e il trickle-down reaganiano, ignorando totalmente gli effetti che hanno causato, con la testardaggine del più retrogrado dei talebani o dei rabbini ortodossi.
E’ di qualche giorno fa una notizia – passata “curiosamente” sotto silenzio – che per la prima volta dal dopoguerra negli USA ci sono più persone ad avere un’idea positiva del socialismo piuttosto che del capitalismo, soprattutto nelle fasce sotto i trent’anni.
Ed è dello scorso anno quel famoso sondaggio americano buttato nel cassetto che ha scoperto come nei paesi dell’Est europeo la maggioranza rimpianga i tempi dei sovietici (una media del 45%, con punte addirittura del 75% in Romania).