Berlusconi non “ha mai detto” le cose che dice, anche quando ci sono le registrazioni. D’Alema invece le dice, ma disgraziatamente vengono fraintese. Così non ha mai detto all’ambasciatore Usa, Spogli, come riporta Wikileaks, che “che la magistratura è la più grande minaccia allo stato italiano”, ha detto altro.
E si può reperire questo altro in ” osservazioni ovvie su fughe di notizie e intercettazioni”. Così sostiene Baffino. Ma per la verità non sono affatto così ovvie, richiederebbero una spiegazione meno vaga e più accurata. D’Alema pensa che le intercettazioni dei politici, quelle fatte casualmente, visto le frequentazioni che hanno, dovrebbero essere stracciate, date alla fiamme, inviate all’inceneritore? O è d’accordo con la legge che l’attuale governo aveva preparato per eliminarle di fatto?
La cosa è talmente poco ovvia che da anni e soprattutto negli ultimi due, tutte le mosse politiche di maggioranza e opposizione, si svolgono attorno ai problemi giudiziari del premier e dei suoi accoliti. Niente è meno ovvio di questo.
Ma D’Alema, si sa, o comunque si scopre, è uno di quei minotauri della sinistra che hanno conservato concezioni vecchissime in merito al potere delle elite e al centralismo democratico, mentre per quanto riguarda i ceti che dovrebbero rappresentare hanno introiettato ogni tipo di liberismo.
Quindi mi sentirei di sostenere che l’ambasciatore Spogli ha inteso benissimo le parole di D’Alema. Siamo noi che, per carità di patria, abbiamo voluto fraintenderle