Uno spettro si aggira per l’Italia: si chiama sinistra. Solo a nominarla si odono stridori di catene e lugubri lamenti di moderati, l’upupa vaticana che lancia il suo verso. Così il maggiore partito di opposizione, nel tentativo di togliersi di dosso ogni possibile traccia del fantasma, arriva a proporre lui un patto con il cosiddetto terzo polo, un ensemble di dubbio successo, che raduna clerici ed ex (chissà poi quanto ex) fascisti. E in poche parole tutto il miglior berlusconismo senza Berlusconi.

Non solo, per farlo – come si legge in un’intervista a Bersani – si propone di abolire l’unico strumento politico innovativo e testimone di reale democrazia, cioè le primarie oltre a rinunciare in radice  alla stessa ragione per cui il Pd era nato, vale a dire  raccogliere tutto il voto progressista e riformatore.

Come si possa soltanto pensare di offrire al Paese un’alternativa politica a Berlusconi in queste condizioni e con queste premesse, bisognerebbe chiederlo a una cartomante. A meno che  non si voglia ammettere che una volta liberata la Repubblica dagli eccessi affaristici del Cavaliere, tutto possa proseguire come prima, con qualche ritocco.

Lo dico perché francamente continua a sfuggirmi il significato che viene attribuito al termine “moderato”. Moderato è Fini, moderato è Casini, assieme a monsignor Rutelli, moderati sono gli ex margheriti , Letta in testa, e moderati sono pure i rottamatori.

Ma che cavolo significa moderato? Vuol dire che sui diritti civili e la laicità dello Stato non bisogna irritare il Vaticano? Vuol dire che sui diritti sindacali non si deve irritare Marchionne ? Vuol dire che in fatto di riforma fiscale non si devono irritare gli evasori? Vuol dire che sui salari non si deve irritare Confindustria? E vuol forse dire che il prezzo della crisi e dell’apparato affaristico politico lo dovranno pagare i ceti più deboli con aumenti dell’età pensionabile, permanenza della precarietà e  diminuzione dei trattamenti?

Infine vuol dire che i “moderati” sono disponibili a comprimere i diritti servendosi della favola della globalizzazione che messa in questo modo è davvero una favola?

Molte, troppe domande, ma francamente sono stanco di dare la caccia alle anguille, a risposte che non arrivano mai. E temo che sia stanca anche la grandissima parte degli elettori che vorrebbe qualche risposta. Perché qui non è nemmeno più questione di sinistra, ma di onestà. E ormai di sopravvivenza.