Se per caso qualcuno nutrisse un dubbio sul fatto che il decreto intercettazioni è solo un grande favore alla criminalità e alla corruzione, basta leggere un passo del testo che è un capolavoro assoluto di ipocrisia o di stupidità. E di certo il governo in questo campo offre ampia scelta.

Dunque non solo si potrà intercettare solo se esistono gravi indizi di reato, ma gli inquirenti dovranno accertare che “le utenze siano intestate a soggetti indagati o siano agli stessi effettivamente e attualmente in uso”.

Ora a parte che la criminalità organizzata usa sempre utenze intestate a innocui personaggi, come si fa ad accertare che una scheda sia “attualmente in uso” a qualcuno se non lo si intercetta? Certo si può sempre convocare in questura don Vito Corleone e chiedergli se per caso fa uso di una scheda a lui non intestata. Ma sarebbe come chiedere a Berlusconi se ha corrotto Mills.

Oppure si potrebbero creare squadre speciali che seguano come segugi i gravemente indiziati e attraverso apparecchiature elettroniche capire a che numero corrisponda la scheda che stanno usando nel momento in cui telefonano. Il che naturalmente costerebbe enormemente di più, ammesso di avere uomini e mezzi a disposizione.

Credere alla buona fede di questo testo è ancor più difficile che intercettare. Così come credere alla buona fede del ministro che la presenta, richiede straordinarie doti di credulità.

Questa non è una legge bavaglio. Questa legge grida … vendetta.