Ieri, in piazza si è ritrovato un popolo. Lo hanno scritto in molti ed era anche istintivamente evidente: la protesta, la resistenza al Cavaliere  sta trasformandosi in un progetto e in un alleanza per evitare la fine della democrazia. Del resto gli ultimi avvenimenti non lasciano altra strada se non quella di scendere in campo: in piazza, col voto, con l’impegno personale.

Perciò che tristezza vedere nella stessa giornata l’Italia terzista, atona e senza idee, preoccupata solo di mantenere le proprie rendite e carriere, le poltrone i conti in banca. Quella variegata Italia che va da Casini con le sue ammuffite e desolanti tiritere sulla piazza, ai giornalisti di giro che non sanno far altro che risfoderare il solito rosario di banalità,  all’importante direttore che dietro il parlar forbito puzza di opportunismo anche attraverso la tv.

Si, davvero che tristezza e che squallore in queste persone che fanno finta di non vedere e di non accorgersi di nulla  perché uno sguardo di verità sarebbe anche una verità su di loro.

E’ proprio questa l’Italia della ragionevolezza ipocrita e della “misura” senza metro che, poco poco, ha ceduto il Paese ai predoni che lo stanno saccheggiando, che hanno aggravato la malattia dicendo che era solo raffreddore. La loro “moderazione” non è altro che un estremismo del tornaconto o della paura. E l’equilibrio un equilibrismo.