Il 20 marzo ci sarà una sorta di rivoluzione del tricolore. Un gruppo di persone su Facebook arrivato a 6000 adesioni  in pochissimo tempo e che sta crescendo impetuosamente, farà qualche cosa che ha un sapore antico, ma anche quasi futuristico nell’ Italia dei drappi aziendali, dei fondi neri e delle bugie: porterà fiori all’altare della patria a Roma e alle prefetture e municipi.

Questo per testimoniare che esiste un’Italia democratica e pulita che non odia e non invidia affatto come sostiene il premier con infantile, grottesca  insistenza. Fiori che simbolicamente vogliono essere anche un omaggio alle regole affossate dal berlusconismo. E che si spera possano rinascere.

Proprio nel giorno in cui Silvio vorrebbe mobilitare la piazza per esibire forza e vittimismo, per dire ancora una volta una menzogna, anzi una menzogna doppia  perché la spaccerà per urlo corale, ci saranno persone che senza bandiere di partito, ma solo con tricolori e fiori renderanno omaggio a un Paese ferito e anestetizzato.

Proprio adesso che il caimano, nel suo crepuscolo, potrebbe lasciarsi tentare da qualsiasi avventura, si troverà sulla strada una non violenza floreale, certo inaspettata e che non potrà vendere come una dimostrazione di odio.

Si, dimettiti, libera nos a malo, si può anche dire con un fiore.