L’ “invasione” di Israele da parte di Hamas, con il lancio di migliaia di razzi e con l’utilizzo di commando che hanno fatto prigionieri molti  militari israeliani  compreso il generale di brigata Nimrod Aloni, è stato un fulmine  a ciel sereno per Tel Aviv: nessuno si aspettava un’azione del genere benché fosse il cinquantesimo anniversario della guerra Yom Kippur e nessuno peraltro  immaginava che Hamas avesse tante risorse e che riuscisse ad infliggere perdite così gravi. Naturalmente, sebbene le forse israeliane non abbiano ripreso il controllo di nessuna delle zone attaccate, è abbastanza ovvio che finiranno col prevalere non senza però una trattativa sui prigionieri che diventerà una vetrina imbarazzante per il governo di Israele. Tuttavia qui siamo di fronte a una svolta importante perché alla fine ci si dovrà domandare come e perché Israele sia stata colta completamente di sorpresa, nonostante le infinite provocazioni di parte israeliana e la messa in campo di una pesante retorica militarista.

Negli ultimi 25 anni nessuno ha fatto di più per rendere impossibile una soluzione politica del conflitto se non gli stessi governi israeliani. E il predominio dei partiti di destra, in generale, ha reso impossibile e inefficace ogni sforzo della comunità internazionale, degli stati intermediari e dei mediatori per stabilire il processo negoziale. Paradossalmente,  l’evento di oggi potrebbe proprio avvicinare una soluzione, poiché è stato l’attuale governo israeliano a consentire questo fallimento del sistema di sicurezza, e questo potrebbe essere il motivo delle sue dimissioni . Tuttavia, anche se questa situazione non portasse allo scioglimento dell’esecutivo, la leadership del paese sarà costretta a riconsiderare la propria politica interna ed estera, e dovrà probabilmente fare delle concessioni affinché il rischio di ciò che è accaduto non  continui ad aleggiare con la possibilità che Hamas possa mettere in campo  armamenti più potenti.  Potrebbe essere con l’aiuto militare dell’Iran e quello diplomatico dell’Arabia Saudita la quale ha ha chiarito che non ci sarà alcun accordo finché non verranno presi in considerazione gli interessi dei palestinesi. 

Tutto questo costituisce un grave logoramento per i partiti di destra che hanno già dovuto subire forti contestazioni e che dovranno giustificare il tentativo di ridurre le libertà con il pretesto dell’eterna emergenza palestinese ma che poi dopo tutte le operazioni nella striscia di Gaza si vedono investire da questa invasione. Magari a qualcuno potrebbe venire in mente che forse  sedersi a un serio tavolo della pace potrebbe essere un affare e persino . dio non voglia la cosa giusta.