Nei giorni scorsi ho avuto modo di leggere con stupore  parecchie considerazioni sulla presunta “debolezza” della Cina e sul fatto che essa abbia “perso la faccia” non impedendo alla Pelosi di atterrare a Taiwan. Ora posso capire che le generazioni occidentali vivono da molti decenni in pervasivo clima di brutalità dove ogni narrazione o immaginazione è intrisa di violenza gratuita e di sangue, ma la promessa di una dura risposta a questo affronto venuta da Pechino non poteva e non voleva significare che l’aereo della Pelosi sarebbe stato abbattuto e si sarebbe scatenata una guerra nucleare. Questa assurda logica può albergare solo in menti infantilizzate, abituate a premere su un bottone, sparare per abbattere il mostro e passare allo stadio successivo oppure vedere il supereroe di turno che spacca tutto, cosa purtroppo allarmante perché anche le elite vivono in questo brodo di coltura simile al delirio. Ormai anche il senso del tempo è alterato e non si comprende più – in nessun campo – ciò che non è immediato e che invece richiede tempo e capacità di guardare lontano: è una delle cause e contemporaneamente  degli effetti del declino occidentale. Nella cultura cinese se per caso la si volesse esplorare, tutto questo semplicemente non ha senso e la forma di lotta più apprezzata è sfruttare la forza dell’avversario per sbilanciarlo e colpirlo quando e dove non se lo aspetta. Mi chiedo che cavolo capiscono quelli che citano Sun Zu ad ogni riga per poi cadere in queste interpretazioni incongrue.

Dunque la reazione di Pechino – a parte le esercitazioni militari fatte apposta per dare agli occidentali uno spettacolo sul quale esercitarsi e vedere che soltanto il Giappone, un Paese ormai culturalmente e geopoliticamente sull’orlo del collasso, le ha condannate –  non sarà né immediata, né immediatamente visibile, esattamente come la potenza dell’ex impero di mezzo è cresciuta negli anni senza che l’occidente se ne avvedesse realmente tanto che ancora oggi ci sono idioti che in televisione, dove la densità di questi individui a quoziente zero è terrificante, dicono che la Cina non conta che non è nemmeno un mercato. D’altronde a qualche giorno di distanza, già  si vede come sia stato futile l’atto di forza della Pelosi: nulla è cambiato adesso che è atterrata e che ha balbettato qualcosa che nessuno ricorda e soprattutto  che ha fatto degli affari personali: insieme al figlio ha infatti incontrato segretamente un importante produttore di chip ( Tsmc) che notoriamente è uno dei business di famiglia della portavoce del congresso, a parte i vari legami con la mafia italo americana. Già questo estende un’ombra sinistra sul viaggio che Pechino può sfruttare come vuole. Washington infatti non ha né chiarito, né mutato la sua posizione su Taiwan, né aumnetato la sua presenza militare attorno all’isola: si c’è stato il viaggio, che è stata una scortesia, ma senza alcun ufficiale cambio di strategia, mentre la Cina ha già cominciato a far mancare a Taiwan i materiali per la sua industria elettronica . Se solo si riflettesse su questo si capirebbe bene come in realtà sono stati proprio gli Usa a mostrare debolezza e incertezza pensando di nasconderle dietro l’arroganza.

Strategicamente è stata una cazzata enorme perché questo ha fa tatto fare alla Cina un passo avanti verso un’ alleanza militare integrata con la Russia che tutto sommato non era nelle sue linee strategiche di lungo periodo: tutti sanno bene – e il  Pentagono lo dice apertamente –  che un simile alleanza  sarebbe impossibile da battere per l’occidente, ma nell’ultimo decennio l’istinto predatorio ha prevalso sulla ragione portando di volta in volta a fare mosse che invece di allontanare l’uno dall’altro questi due Paesi li hanno quasi costretti ad integrare sempre di più le loro economie. a questo punto sarà ben difficile per Washington tornare indietro, tanto più che la sua governance  è anche preda di assurde distopie che probabilmente causeranno lunghi anni di lotte intestine e di rivolte interne.