Se qualcuno pensa che la qualità dell’informazione sia precipitata al punto più basso di sempre con la pandemia, si sbaglia perché quando si imbocca la strada della menzogna e dell’invenzione è quasi impossibile tornare indietro e rimettere al centro la realtà e non le parole d’ordine del padrone. E coì anche sulla guerra Nato – Russia per interposta Ucraina che fornisce la carne da cannone sulla quale vive e prospera l’impero occidentale da almeno due secoli e mezzo, si è andati anche oltre: basta pensare a tutte le sciocchezze dette agli italiani in questi due mesi sulla possibilità che gli Usa prendano il posto della Russia come fornitori di gas e petrolio, ma in effetti tutto questo è solo un pio desiderio o un empio incubo perseguito in qualche modo sulle due sponde dell’Atlantico e fa parte di una mitologia americana visto che per un secolo, da quando l’oro nero, è stato usato come combustile, gli Usa ne sono stati i maggiori produttori. La realtà concreta però è molto diversa visto che di gas gli Usa  potrebbero produrne è trasportarne al massino il 15 per cento della domanda europea e questo però a prezzi da tre a sette volte maggiori rispetto alle risorse russe.

Quanto al petrolio siamo proprio a una sorta di racconto fiabesco visto che gli Usa, secondo i dato dell’agenzia governativa statunitense US Energy Information Administration (EIA), hanno in realtà un bilancio negativo:   producono ogni anno grosso modo 3,23 miliardi di barili, ne importano 3,68 miliardi di barili e hanno riserve per 32 ,77 miliardi di barili. I numeri parlano da soli. Non ci vuole l’opinione di esperti per capire quanto siano dipendenti gli Stati Uniti dalle importazioni di petrolio. Non ci vuole nemmeno una calcolatrice per stimare il breve tempo rimanente, secondo le attuali conoscenze, all’esaurimento delle riserve petrolifere statunitensi che senza importazioni durerebbero 8 anni. visto che essi consumano una quantità enorme di combustibile. In particolare, da questa conoscenza possono essere derivati ​​gli interessi geopolitici attuali e futuri della più grande potenza militare del mondo. Tutto questo durante il regno di Obama è stato in qualche modo offuscato dalla illusione per così dire del fracking che avrebbe fatto degli Stati Uniti di nuovo la maggiore potenza petrolifera e persino il maggior esportatore e ricordo ancora i titoli trionfali dei giornali coloniali. Poi si è scoperto che intanto di base questa tecnica è distruttiva per l’ ambiente e insieme molto costosa visto che assorbe spesso i 2 /5 dell’energia prodotta. Poi in realtà è possibile sfruttare i singoli pozzi solo per un anno o anche meno, dopodiché lo sfruttamento diventa totalmente improponibile da un punto di vista economico. Per cui le riserve di petrolio statunitensi sono state gonfiate a dismisura, quando in gran parte non sono effettivamente sfruttabili. Ma al tempo di Obama questo ha tentato di rilanciare gli Usa come potenza egemone, anche sotto questo punto di vista. e le cifre sulle riserve statunitense sono arrivate a 48 o addirittura ai 55 miliardi di barili prima che l’Istituto nazionale di geoscienze  americano, situasse le riserve effettivamente sfruttabili ai più o meno 32 miliardi di barili

Per giunta il petrolio da fracking non può essere utilizzato per produrre carburante diesel o avio per il quale invece il petrolio russo è l’ideale: ecco perché gli Stati Uniti stanno aumentando l’importazione di petrolio russo, facendo fare la parte dell’idiota all’Europa, perché se non lo facessero avrebbero molti più problemi di trasporto. . Ma di tutto questo non vi e è alcun traccia nell’informazione nostrana che ormai vive in un mondo completamente fantastico che si attacca alle parole d’ordine come alla coda delle comete. E naturalmente depista l’opinione pubblica alla quale vengono fatti mancare sempre i dati di realtà.