Anna Lombroso per il Simplicissimus

Dieci anni di reclusione per l’ex Nar Massimo Carminati, 12 e mezzo per il patron delle cooperative redentive Salvatore Buzzi: sono queste le condanne comminate dalla Corte d’Appello di Roma nei confronti dei due principali imputati dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” al termine del processo d’appello bis.

 A chiedere il ricalcolo della pena era stata la Corte di Cassazione che intendeva così  demolire l’impianto accusatorio degli inquirenti facendo cadere l’accusa di associazione mafiosa per la cerchia del tandem malavitoso,  sostenendo che non si trattava di una cosca ma di una semplice banda del buco di marioli autarchici, senza cupola, Don e boss, con il tandem dei due come capibastone e una manovalanza diffusa nel territorio a tirar su e offrire mazzette ai referenti, poiché l’unico reato  accertato pare sia la corruzione, ormai largamente normalizzato.

Le obiezioni della Cassazione furono accolte con sollievo dal pubblico degli indignati che accusava Pignatone e la sua “retorica forcaiola” di aver imbastito il canovaccio per uno di quei polizieschi anni ’70 con le sparatorie in città, er Monnezza, la giustizia faidate, i mafiosi in coppola che arrivano fino a Milano che spara, Roma risponde, proprio come Totò e Peppino, e che tanto danno avrebbero arrecato alla nostra reputazione internazionale, favorendo la reiterata pubblicazione di copertine con la pistola fumante adagiata sui bucatini.  

Di questi tempi la Treccani non gode di buona fama presso il pubblico femminile, ma sarebbe raccomandabile la consultazione della sua voce “mafia” da parte di magistrati e giornalisti (oggi il Foglio commenta rallegrandosi per la sentenza che restituisce considerazione e stima al nostro Paese condannato, è ovvio, dalla magistratura rossa  al  ludibrio  del mondo).  

Ne cito i passi salienti: termine con cui si designa il complesso di piccole associazioni criminose (dette cosche), segrete, a carattere iniziatico, rette dalla legge dell’omertà e regolate da complessi riti….; il carattere di associazione a delinquere della mafia (che dai proprî affiliati è denominata «Cosa nostra») si precisa con riferimento alla funzione di mediazione esercitata nell’economia del latifondo da elementi come i gabellotti o i campieri …. nel controllo dei raccolti, nell’esazione dei canoni d’affitto, ecc….; con l’intimidazione e la violenza, il mercato della manodopera e la distribuzione dell’acqua…. Il sistema delle cosche  ormai inseritosi in tutte le situazioni conflittuali del mondo rurale.. si sviluppa ulteriormente in questo secolo nelle realtà urbane come potere ampiamente indipendente che trova, dopo la seconda guerra mondiale, nuovo alimento soprattutto nel clientelismo politico, fino a costituire una vera e propria industria del crimine che, con violenza crescente e mostrando notevole adattabilità, estende la propria influenza all’intera realtà sociale ed economica, in particolare concentrandosi sul controllo dei mercati, delle aree edificabili, degli appalti delle opere pubbliche e, più recentemente, del traffico di droga”.

Stupisce che per miserabili questioni di interesse personale i due attori protagonisti del giallo all’italiana che in passato avevano vantato imprese epiche, rivendicando rapine funamboliche e imprese belliche, decantando relazioni impari con autorità e decisori costretti a elemosinare protezione a assistenza, esibendo un’indole da influencer capaci di condizionare scelte politiche cittadine, non si siano sentiti offesi dalla retrocessione agli standard e alle prestazioni di un qualsiasi Mario Chiesa, che il loro esercito sia stato degradato a manovalanza mercenaria offerta alla pubblica derisione non fosse altro che per i soprannomi peraltro significativi delle specializzazioni: spezzapollici,  Bojo, il Biondo, l’Accattone.

Ma anche il Nero e il Rosso, indicativi del carattere bipartisan dell’impresa a carattere “famigliare” secondo i criteri di Cosa Nostra: Carminati, er Cecato, è un ex Nar, ma Buzzi ha fatto carriera con le cooperative,  che gli hanno assicurato la protezione e l’ammirazione  della “sinistra”, dalla Mafai che lo magnifica in edificanti editoriali, a Poletti, capo della Legacoop che si fa immortalare alle su convention, da candidati illustri che chiudono le campagne elettorali alle sue cene, cui fa atto di presenza quel Panzironi manager dell’Ama, famiglio dei Alemanno, il sindaco che  esce dalle  porte girevoli dell’inchiesta è vero. Ma poi uno degli imputati Vip è un consigliere speciale di Veltroni, proprio nel settore della  gestione dell’immigrazione, che diventa il brand più profittevole del Mondo di Mezzo e i bilanci del Comune venivano aggiustati in favore delle cooperative in forza a Carminati, ma li approvavano anche i consiglieri Pd.  

Il fatto è che la mafia, di questo si tratta, non va a rimorchio dei processi economici e dei fenomeni sociali, ma li anticipa per coglierne le ricadute, facendo saltare le regole della concorrenza leale, smantellando quelle del libero mercato tradendo così i capisaldi della destra sociale e poi sfrutta poveri, immigrati, senzatetto, tradendo i principi della sinistra, così rosso e nero scolorano nel verde dei soldi.

Se ci mettete poi i favori reciproci con il Vaticano, si fa presto a capire che i meccanismi che hanno assicurato il dominio della cosca di Mafia Capitale sono gli stessi liberi da qualsiasi “ideologia” salvo quelle del profitto e della speculazione, gli alleati, gli interlocutori, i ricattati e i ricattatori sono le fotocopie degli attori nel teatro dell’economia e della finanza a norma di legge, quella delle Grandi opere, del Mose di Mafia Serenissima, della Tav, dei nuovi brand della “salute”, dei vaccini, delle mascherine, delle cliniche, delle fondazioni che annoverano nei consigli un autorevole politico, delle municipalizzate, delle cordate che godono dei benefici delle semplificazioni applicate agli appalti e agli incarichi.

 “Con questa sentenza il mio assistito è sotto il limite che consente una misura alternativa e quindi potrebbe non tornare più in carcere“, è il commento a caldo di Cesare Placanica difensore di Massimo Carminati, che  ha maturato 5 anni e 7 mesi di carcere preventivo. E si lamenta Buzzi: “È stata una condanna molto più dura di quanto ci aspettassimo perchè la corte ha considerato più grave il reato di associazione a delinquere semplice…. Faremo ricorso nuovamente in Cassazione”.

Ma si, è ragionevole il suo disappunto, perché, se la colpa è quella, dovrebbero essere trattati peggio dei manager che in attesa di giudizio fanno il giro dei consigli di amministrazione delle imprese in odor di mafia della Grandi Opere, degli amministratori che si ripresentano agli elettori, dei dirigenti di banca perdonati dal Bail in, per non dire delle dinastie imprenditoriali e dei corsari che sono arrivati qui equipaggiati e foraggiati degli aiuti di stato di Invitalia, Cassa Depositi e Prestiti, cui è stata concessa immunità e impunità?

A smentire che il duetto con il contorno dei vari associati sia costituito da due malandrini, da due delinquenti che hanno fatto un po’ di carriera emergendo dal fango miserabile della piccola criminalità locale, c’è invece proprio l’aver incarnato il processo di modernizzazione della criminalità organizzata, che magari conserva qualche rito associativo e si dedica a qualche esercizio nostalgico tra rapine e gambe rotte, ma che sa infiltrarsi nel tessuto “legale” e istituzionale, che è talmente radicata e tollerata da potersi permettere livelli elevati di trasparenza, agendo alla luce del sole, trattando nelle sedi e nei luoghi della politica e dell’economia, collocando le sue risorse umane nei consigli delle banche, assorbendo attività in sofferenza, a copertura di business opachi.  

Intorno a quei due c’era un mondo che grazie a questa benevola interpretazione giuridica e antropologica continua ad agire, intimorisce e ricatta, grazie ai clan di Frascati o Ostia, a quelli della Tuscolana e dell’Anagnina dove regnano i Senese e i Casamonica, applica le leggi del racket, incrementa i suoi profitti con la droga, la prostituzione, il gioco, e se ha perso molti dei cespiti dell’immigrazione, si rifà con lo strozzinaggio ridiventato una linea produttiva di successo grazie al Covid.  

Non deve stupire la riabilitazione dalla colpa di essere mafiosi, Resta semmai il reato di megalomania di due banditi che pensano di poter agire come la Commissione Europea, le multinazionali, le banche, la Nato, Biden, e, in sottordine, i loro capibastone, i loro mammasantissima e la loro manovalanza. Eh si, davvero, ma chi si credono di essere?