58feba66c46188ed7f8b4603-720x300In questa settimana abbiamo potuto assistere a tre movimenti di rivolta in Ecuador, Cile e Catalogna, molto diversi tra loro e tuttavia accomunati da uno stesso elemento di contorno: il terrorismo. Non nel senso che la gente che scende in piazza o fa le barricate abbia qualcosa a che vedere con questo ambiguo concetto, ma nel senso che esso è stato utilizzato per coprire il tradimento del presidente ecuadoregno Moreno presentatosi come sinistra e divenuto ultra liberista il giorno dopo per la necessità di “combattere il terrorismo”, la stessa motivazione oggi utilizzata dal suo compagno di merende cileno Pinera per dare un senso alla sua permanenza al potere. Naturalmente si tratta di pretesti puramente rituali, mentre in Catalogna si è tentato di spezzare il fronte indipendentista – federalista non evocando il terrorismo a parole, ma sfruttando un misterioso quanto opportuno attentato compiuto con un auto a Barcellona nel 2017. Il senso di quell’azione, rivendicata dall’Isis secondo le informazioni fornite dall’ipersionista e ciadista  Rita Katz, che detiene il monopolio delle informazioni in Medio Oriente, è rimasta sospesa al nulla visto che tutti i protagonisti benché non in possesso di armi da fuoco, sono stati uccisi. Ma il terrorismo è stato evocato anche per le lotte antitav in Italia, così come per i gilet gialli  in Francia o per i movimenti antagonisti in centro e Sud america o per alcuni movimenti di liberazione da sanguinari dittatori in Africa.

Ad ogni modo appare chiaro come “il terrorismo” sia diventato un concetto che non ha più nulla a che vedere con la sua genealogia e tanto meno con un significato specifico tanto è vero che in occidente le medesime azioni acquisiscono un significato positivo se condotte contro altri nel qual caso si parla di combattenti per la libertà, o se riferite ad interventi militari diretti, di azioni di commando mentre le stragi di civili prendono il nome di vittime collaterali, ma hanno un significato negativo se condotte contro di noi, nel qual caso appunto si parla di terrorismo. L’estensione del concetto anche alla difesa non puramente verbale di diritti o di comunità all’interno stesso dell’occidente ci fa comprendere che “contro di noi” acquista il significato di contro l’oligarchia di comando, le sue prescrizioni e la sua ideologia di fondo. Da una parte si crea una paura che paralizza  e che induce a svendere le libertà, dall’altra si colpisce il dissenso, sia quello attivo, sia in molti casi anche quello passivo, ossia espresso attraverso le parole avvalendosi di strumenti apparentemente giustificabili come le leggi contro l’incitamento all’odio che sono quanto mai ambigue e in effetti sono state usate per colpire la semplice diversità di opinione. E’ illuminante da questo punto di vista la difesa che è stata fatta della recente legge tedesca sull’incitamento all’odio che non distingue affatto tra idee, satira, descrizione, citazioni ed espressioni di intolleranza reali: “gli auguri di morte, le minacce gli insulti, l’incitamento all’odio e le falsità su Auschwitz non sono un’espressione della libertà di opinione quanto un attacco all’opinione altrui”. Ora le prime fattispecie sono già ampiamente coperte dalle leggi e dalle legislazioni di qualunque Paese, quindi il citarle sarebbe superfluo, se non fosse che il resto è davvero inquietante perché si fa riferimento a verità prescritte e a opinioni ammesse o meno: si propone in sostanza come censura. Certo si gioca su elementi oscuri e tragici come  Auschwitz per avere vita facile, ma è evidente che ciò può essere applicato a qualsiasi cosa: per esempio io potrei dire che la diminuzione dell’età media nelle classi più disagiate che si sta evidenziando in tutto l’occidente a causa delle minori tutele sanitarie è di fatto un assassinio di stato. E dunque inciterei all’odio, mentre sarei un perfetto cretino contemporaneo  se dicessi che la sanità pubblica è insostenibile: sono semplicemente due punti di vista, il primo dalla parte dell’umanità, la seconda da quella dell’economia liberista. Solo che la prima è censurabile, la seconda merita una medaglia.

Insomma l’uso del terrorismo come grande uomo nero ha prima facilitato il controllo individuale, ma ha poi ha spianato la strada al controllo sociale e delle idee.. Ed è per questo che la presunta lotta contro il terrorismo viene così spesso citata ( o magari fattualmente gestita) da regimi ultra liberisti intendendo che si tratta si impedire attentati e bombe, ma soprattutto di arginare le opinioni non “corrette” che alla fine poi diventano odio tout court. E a ragione perché meno libertà esiste più cresce l’odio o viceversa e Auschwitz è nata perché  esprimere idee non corrette era l’equivalente ad odiare il Reich tedesco. Sembra impossibile che pochi comprendano come la nozione stessa, sia la negazione della libertà.