grand-budapest-hotel-870x600A volte pare di sognare e il giubilo sudamericano per aver ottenuto le olimpiadi invernali del 2006, ossia appena vent’anni dopo Torino, segno che non si tratta di affatto una manifestazione per cui si fa a cazzottì,  restituisce a pieno lo stato comatoso del Paese e quello di un’informazione  sempre al servizio della speculazione e degli istinti più opachi. Eppure la realtà è lì che dice la sua, parla di una Torino il cui debito, ora tra i più alti tra le città europee, è stato praticamente raddoppiato dalle olimpiadi invernali del 2006 da 1,7 a 3,1 miliardi, ( senza contare gli interessi che si sono poi accumulati a valanga), con impianti che sono stati abbandonati, dagli alloggi degli atleti fino alla pista da bob il cui funzionamento prevede l’utilizzo di 48 tonnellate di ammoniaca rendendone la gestione semplicemente folle, per non parlare di enti che avrebbero dovuto chiudere i battenti il giorno dopo la cerimonia di chiusura e che invece sono andati avanti ancora per un decennio.

Ma la speculazione che in mezzo disastro, peraltro assolutamente prevedibile visti i dati economici in rosso di tutte le precedenti manifestazioni olimpiche,  si è fatta un bel banchetto, fa narrare la fiaba di una città rivitalizzata dalle olimpiadi invernali: infatti vediamo come la Fiat sia tornata a produrre e come l’indotto voli con destinazione finale chiusura. Tutte sciocchezze gratuite, da paese del terzo mondo, che forse avrebbero avuto una qualche parvenza di senso ( ma solo parvenza) se i giochi invernali del 2026 vedessero come sede sempre Torino permettendo almeno l’utilizzo parziale di impianti che adesso servono a poco o nulla. Ma il magna magna non può prevedere questa minima goccia di saggezza: perché il meccanismo speculativo funzioni bisogna ricominciare tutto da capo, con altri impianti e strutture da abbandonare una volta finita la festa. E’ davvero uno spettacolo degradante vedere il giubilo dei soliti noti e lo spaccio di una manifestazione sportiva, olimpica, ma non differente dai normali campionati che si svolgono ogni inverno, per la salvezza del Paese. Sarò anche sospettoso, ma non è un caso se gli articoli del Sole 24 ore che denunciavano le perdite torinesi siano misteriosamente scomparsi dalla rete. Eh insomma anche alla verità c’è un limite, anzi soprattutto alla verità.

E’ invece la festa delle poche tasche nelle quali finiranno i soldi delle opere e delle infrastrutture necessarie, cioè il grosso perché gli incassi come accade per qualsiasi manifestazione sportiva di cui si abbia cognizione, ad esclusione di due o tre in 50 anni, sono sempre molto inferiori alle spese, visto che i soldi veri girano solo sui diritti televisivi. Solo che i costi sono caricati sulle spalle dei cittadini contribuenti e sulla vasta schiera di poveracci che campano al limite, mentre i guadagni  vanno nei portafogli di chi realizza le opere con il famoso metodo Expò, divenuto ormai un modus operandi ampiamente apprezzato visto che gli organizzatori del banchetto finiscono anche per diventare sindaci. Tutto si svolge dentro la prassi del neoliberismo – soldi pubblici, profitti privati – ma applicato a contesti ludici che lasciano il tempo che trovano e secondo modalità clientelari o apertamente opache che tra la’ltro cantano le lodi del lavoro gratuito: basta semplicemente, come di certo accadrà anche in questo caso, non fare nulla per anni, poi svegliarsi all’improvviso e appaltare ai soliti noti a causa dell’emergenza. Tutto un circuito di potere che ormai si è bruciato i ponti per il futuro, vive di queste occasionalità, oltre che delle grandi unitili e perpetue.

Siamo davvero in un mondo che oscilla tra Marquez e Osvaldo Soriano, ma senza il riscatto della fantasia e della dignità.