Anna Lombroso per il Simplicissimus
È diventata ormai una simpatica consuetudine, largamente accettata, quella secondo la quale chi ha abbattuto l’edificio di garanzie, sicurezze, diritti conquistati in secoli di lotte, chi ha foraggiato per salvarle coi nostri quattrini banche criminali in rovina per aver giocato alla roulette ormai russa del casinò globale e per aver concesso illimitate risorse a debitori eccellenti e irriducibilmente riottosi e impuniti, chi ha permesso che grandi imprese private prosperassero mettendo a rischio le vite dei cittadini, lucrassero su servizi inefficienti, insomma proprio quelli si sentano autorizzati a impartire la loro pedagogia educativa al popolo di indolenti ed egoisti sull’obbligo di farsi carico dei danni che hanno prodotto.
Sul dovere cioè di contribuire a vario titolo al salvataggio di Mps, Banca Etruria, Banca Marche, Popolare di Vicenza, in modo che possano continuare a sostenere avidità, accumulazione e debiti di vip dissipati, di consigli di amministrazione banditeschi e dirigenze killer, di non penalizzare Autostrade e i suoi potentati, di prodigarsi insieme alle vittime per il soccorso a imprenditori malavitosi e assassini che hanno distrutto interi settori produttivi, avvelenato le vite dei lavoratori e dei cittadini senza che siano obbligati in alcun modo alla riparazione e al risarcimento, di sacrificare se stessi e una città, la più delicata e vulnerabile, per assoggettarsi alla prepotenza di corsari senza scrupolo: , perché altrimenti si penalizzerebbero settori strategici del cosiddetto sistema paese e i loro profitti, si punirebbero risparmiatori che hanno scommesso con i rischi che comportano al gioco in borsa, si metterebbero in pericolo posti di lavoro inutile dire che mi riferisco alla più brutale delle fake news, la più antica ma la più efficace, che, cioè, non ci sia modo di resistere e opporsi al ricatto, all’intimidazione, all’estorsione.
E invece nei giorni scorsi Venezia, i suoi abitanti e quelli che hanno a cuore quel prodigio urbano, artistico, storico, ha dovuto di buon grado e in nome di quella menzogna accettare l’oltraggio del passaggio non indolore di 14 grandi navi nel weekend.
Perfino il mio pc è stanco di parlarne di quella ferita, inferta da quel turismo ignorante e improduttivo (l’unico lascito è l’immondizia la cui raccolta gestione è pagata dai residenti, sempre di meno rispetto ai passanti sempre di più) di chi percorre stancamente le vie della serenissima ansioso di tornare sui ponti in alto a farsi selfie e fotografare le formiche veneziane sempre meno sempre più offese e arrabbiate, che è meglio guardarsela lassù, visto che è risaputo che la vera meta dei forzati delle crociere è la nave stessa, il suo intrattenimenti, l’animazione, le abbuffate reiterate. Sono le imbarcazioni diventate città sul mare la destinazione con le loro piazze, viali, ristoranti, boutiques, piscine, palestre, night, dove socializzare e fare incontri come nei telefilm americani.
Perfino il mio pc è stanco di sentir dire che bisogna prendere atto di quella che è la vera vocazione di Venezia, di parco tematico intitolato alla sua leggenda di icona dell’immaginario collettivo, che darebbe a ognuno di ogni latitudine il diritto inalienabile di andarci, approfittare di lei, sporcarla, prendere a spintoni che ci abita, lasciarci cacca e pipì ma lamentarsi della esosa ospitalità dei figuranti che la abitano retrocessi a affittacamere, locandieri, camerieri, dei prezzi alti, della cattiva cucina, della nebbia, della pioggia dei vaporetti pieni, della difficoltà di infrangere le leggi dell’impenetrabilità dei corpi. Perché vige la convinzione che l’unico effetto della livella della giustizia sociale sia rimasto quello poter essere tutti in condizione di recarsi nello stesso posto e nello stesso tempo, davanti alla Gioconda, sotto la torre di Pisa o a Petra o dentro alle piramidi, tutti salvo chi possiede tutto e quindi putto può permettersi, che la bellezza la visita in esclusiva, soggiorna in appartatati relais, viaggia non in condomini ma in barche di proprietà. Tanto che il brand del sonno della ragione che genera mostre si fonda sulla creazione artificiale di fenomeni artistici sotto forma di eventi spot, o grazie a libercoli e campagne stampa e iniziative di mercanti in fiera, norcini compresi, promossi per convogliare masse e collocarle davanti al prodotto sia il rinascimento secondo Farinetti, la Ragazza con l’orecchino di Perla, la promessa di un Leonardo.
A Venezia la Grande Bugia sulle Grandi navi vorrebbe persuadere che siano indispensabili e che i benefici siano di gran lunga superiori per la città dei danni: le gravi conseguenze ambientali sull’ecosistema marino, sulla qualità dell’aria, sugli ambienti urbani e portuali, si dovrebbero sopportare in vista delle ricadute commerciali. Si dimentica quindi che si tratta di viaggiatori di passaggio, di escursionisti guidati nella città in corteo, concentrati nei mesi di massima pressione turistica (da Maggio a Settembre), nei fine settimana (in certe giornate scendono dalle navi anche 44.000 persone) e nelle ore di massimo afflusso, che hanno forgiato i percorsi per adattarli all’interno di un itinerario specifico in determinate fasce orarie, producendo fenomeni acuti di congestione ed una notevole riduzione di mobilità per gli abitanti e gli altri turisti, che questo ha generato una domanda e un’offerta di esercizi e servizi specifici (fast food, take-away, bancarelle, negozi di paccottiglia a basso costo) che ridisegna l’intero tessuto terziario con uno squilibrio che produce un rialzo dei prezzi di affitto degli spazi ed una progressiva desertificazione delle aree marginali e impoverendo la specificità culturale del luogo per farne un triste luna park.
Come denuncia da anni un appassionato difensore di Venezia, Giuseppe Tattara, si è registrata una colpevole abiura del settore pubblico delle funzioni di pianificazione e governo che ha prodotto “un porto crocieristico estraneo alla città, anche se costruito con capitale pubblico. Un porto basato su una enclave extraterritoriale (le navi), gestito in regime di monopolio da compagnie di navigazione straniere, che hanno interesse a fare apparire pochi profitti in loco, trasferirli all’estero, con una corsa al ribasso dei costi ed un’alta precarizzazione dei rapporti di lavoro”.
Si racconta che ci fosse un’altra Venezia, nata sulle pianure liquide come le chiamò Mommsen, a San Marco in Boccalama, si racconta che i veneziani temendo una rapida sommersione avessero cercato di tenerla a galla ancorandola a grandi velieri dei quali resta traccia in forma di relitti invasi da alghe e peoci proprio come le paratie del Mose. Pensavano di salvare la città grazie a grandi barche, oggi la sua morte viene anche da altre grandi barche. Come uccelli acquatici i primi abitanti giunsero là per sfuggire alle invasioni, oggi i barbari li cacciano: sono 55.000 i residenti contro 27 milioni di turisti. Di questi 1,7 milioni sono i passeggeri delle Grandi Navi con una media probabile di 247 per ogni abitante della città d’acqua, circa 4.886 crocieristi al giorno.
Sabato e domenica prossimi (ne ho scritto qui: https://ilsimplicissimus2.com/2018/09/21/mose-limpero-del-fango/) ci saranno un po’ di quelle formiche, che i prepotenti delle crociere guardano e fotografano dall’alto del ponte, a protestare.
Meglio non lasciarli sole, a rischiare di scomparire non ci sono solo loro, c’è una città, c’è la sua storia e il suo mito, c’è una parte di noi e dei nostri sogni.
L’ha ribloggato su profumo di donna.
“Perfino il mio pc è stanco di parlarne di quella ferita, inferta da quel turismo ignorante e improduttivo”
Allora il Pc di Anonimo deve versare nella peggiore delle depressioni, sicuramente con aggravio paranoide-suicidale.
Comunque bellissimo post, parallelamente ad un velo di nostalgia, fa emergere la superficialità arraffona ed ignorante tipica purtroppo del nostro paese. Quella con cui il bel paese da tanto si autocannibalizza, anche sul piano politico, civile e culturale
Savonarola docet. Purtroppo, per la delicata Venezia, Ars non habet inimicum nisi ignorantem.
“sicuramente con aggravio paranoide-suicidale.”
C’è qualcosa che turba le sue sicurezze nozionistiche Jorge ?
Ma per caso i bottegai di Venezia, per il solo fatto di trovarsi a Venezia sono tutti artisti ?
Spero Non proponga di farmi fare la fine della Le Pen:
https://comedonchisciotte.org/povere-destre-con-questi-sinistri/
mai una cosa del genere
Non è mica Lei il cannibale…
No, no sono un po’ come la Le Pen che pubblica articoli che parlano di “”cannibali””, e come vede qualche idiota sinistrato statale francese vorrebbe passare la le Pen per pazza…
Ma lo stato francese non sta dalla parte degli USA, che supportano i terroristi in Siria ?
Ah a proposito di rispetto per l’arte: CHI NON RISPETTA GLI UOMINI È BEN DIFFICILE CHE RIESCA A RISPETTARE I LORO PRODOTTI ARTISTICI, QUESTO DOVREBBE ESSERE ANCHE INTUITIVO, salvo problemi di ottusità patologica.
Una città come Venezia con dei prezzi delle case esorbitanti,Non rispetta gran parte del popolo e si merita di esser popolata da turisti, e pazzienza se qualche avido o meschino bottegaio dovrà chiudere bottega!
Si può vedere:
Nel progredito Veneto:
https://corrieredelveneto.corriere.it/treviso/cronaca/18_settembre_24/treviso-taglieggiava-imprenditori-cinesi-carabiniere-arrestato-b16d9a60-bfc3-11e8-baeb-546ae5b0e191.shtml?refresh_ce-cp
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.
per ora siamo alla seconda o terza fase, stando per venire a prendere i bottegai indigeni di Venezia … capiranno cosa vuol dire prevaricazione.
I bottegai indigeni veneziani, No mi sembra proprio che abbiano avuto solidarietà con i lavoratori delle classi subordinate…inviterei quindi per un principio di uguaglianza, i lavoratori suddetti a fregarsene dei desti dei bottegai veneziani, soprattutto quelli Pseudo nobili di spirito.
rettifica:
fregarsene dei Suddetti dei bottegai
di Bertolt Brecht
La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente
egualmente.