Se alzi il gomito, ti metti alla guida e investi un passante, vai in galera. Ma se sei lucido e per fare maggiori profitti ammazzi centinaia o migliaia di persone di cancro oppure elimini le più elementari regole di sicurezza e provochi la morte degli operai in fonderia, allora la benigna giustizia dirà che il reato è prescritto o in alternativa che il fatto non sussiste. Non mi interessa entrare nelle viscere dell’ultima scandalosa proposta di impunità per l’eternit, né analizzare se i cavilli con i quali essa viene sostenuta abbiano un senso, ma piuttosto mettere in luce la differenza concreta che esiste nell’ambito della medesima giurisdizione tra i cittadini intesi come singoli e le imprese, più o meno multinazionali, quasi che i responsabili di queste ultime trovino nel profitto una giustificazione strutturale e debbano essere trattate diversamente. Così il delitto per ragioni di mercato trova la stessa comprensione e compiacente leggerezza che 50 anni fa trovava il delitto d’onore.
La querelle assurda e grottesca sulla prescrizione di un omicidio di massa, mette sotto i riflettori tutta l’esiguità politica di ciò che viene chiamato a torto giustizialismo, ma che consiste nell’illusione di poter risolvere i problemi del Paese, quelli dell’eguaglianza e del lavoro, attraverso una corretta applicazione della legge, come se quest’ultima fosse scritta nella pietra del monte Sinai da un qualche essere superiore e non fosse invece un prodotto della politica, degli assetti di potere, delle classi dominanti e dello spirito del tempo, ovvero l’espressione dell’egemonia culturale di queste ultime. E così attraverso le leggi scritte o la loro interpretazione o ancora attraverso la pratica giurisdizionale ( per esempio la decisione di esaminare caso per caso al fine di allungare i tempi) si arriva alla conclusione che fattispecie simili, non solo dal punto di vista etico e morale, ma anche normativo, ricevono costantemente trattamenti diversi. L’omicidio singolo infatti non può essere prescritto, ma quello collettivo a fini di profitto viene evidentemente considerato come peccato veniale, come un danno collaterale inevitabile nel luminoso percorso del capitale.
La cosa in questo caso è evidentissima : l’amianto è una delle poche sostanze la cui nocività e cancerogenicità è stata studiata e provata da molto tempo. Già nel 1906 (il brevetto dell’Eternit risale al 1901) si cominciarono ad esprimere le prime perplessità, poi nel 1930 studi medici ebbero l’effetto di limitarne l’uso in Gran Bretagna, mentre nel 1943 in Germania fu ufficialmente riconosciuto come causa di cancro al polmone e mesotelioma e venne previsto un risarcimento per queste malattie. Dunque il lato oscuro dell’amianto era ben conosciuto da chi produceva ogni tipo di manufatto edilizio con questo materiale senza prendere alcuna precauzione e più concretamente ci si può chiedere come mai l’asbesto sia stato proibito in Italia solo nel 1994, grazie a un uso strumentale e aberrante della concezione di “prova” scientifica Non ci vuole molto a capirlo: addirittura la proibizione del suo utilizzo nella Ue è ancora più tardo e risale al 1999 peraltro con alcune deroghe fino al 2008 . Ma nel 2007 la Direzione generale Imprese della commissione europea si è battuta perché la proroga fosse estesa e ora, grazie alla pressioni delle lobby si parla del 2023. Così abbiamo da una parte il riconoscimento ufficiale del pericolo costituito dall’ amianto, ma lo si continua a produrre, anche se non più per l’edilizia, nonostante la stima di migliaia di morti all’anno causate dall’uso assurdo e generalizzato che si è fatto di questo materiale. E’ uno di quei casi in cui la malattia e la morte coincidono con la legalità perché non sono le persone che contano e tanto meno la sicurezza del lavoro, ma il profitto.
L’insieme giurisdizionale esprime questa realtà, che del resto con il Trattato transatlantico verrà estesa oltre i limiti costituzionali. Solo gli ingenui possono meravigliarsi che i fatti non sussistano o siano troppo stagionati o non si riesca ad individuare un responsabile: tutelare il lavoro e la vita è roba da gufi, da rottamati, una cosa del passato. Come la giustizia.
“Con la differenza che con la produzione dell’amianto almeno si è fatto un processo, con la produzione delle automobili si continua a produrle sempre più veloci e sempre più leggere e tutto sotto l’ala della totale legittimità.”
e di trasporto pubblico locale, EFFICIENTE E FUNZIONANTE,quale alternativa allo spostarsi in automobile, MANCO SE NE PARLA !!
Condivido e appoggio al 100% la considerazione fatta da Anonimo del 23 novembre 2014 ore 10:42
A conferma che rispetto al fatto di uccidere sia un delitto di diversa gravità a seconda di chi lo commette, abbiamo la casalinga esperienza della FIAT Spa (ora ha cambiato nome) che per anni e anni ha prodotto automobili, (costretto gli italiani a loro spese a fare le strade affinché queste automobili potessero girare senza che la FIAT contribuisse economicamente in alcun modo, oltretutto coprendo d’asfalto e privando dell’uso di centinaia di miglia di KM quadrati di terra sia gli italiani che tutti gli altri esseri viventi) che hanno ucciso milioni di persone senza che la famiglia proprietaria, gli Agnelli, fosse mai incriminata. E non mi si dica che è chi guida che è esclusivamente responsabile di un incidente automobilistico. Bastava che i politici creassero delle leggi che obbligavano gli Agnelli a costruire macchine più sicure e il gioco era fatto. Chiaramente con questo non è che si potessero evitare tutti gli incidenti mortali che si sarebbero verificati ma di sicuro con opportuni accorgimenti si potevano diminuire di parecchio. La realtà è ed era che gli Agnelli e loro eredi volevano e vogliono spendere poco e guadagnare molto per fare le loro auto e trovano più semplice e soprattutto economico corrompere i nostri avidi e disonesti politici che investire in sicurezza sui prodotti che vendono. Della vita della gente non gliene frega nulla. E’ come la produzione dell’amianto: l’importante è che ci sia un enorme profitto (per pochi) se poi muore della gente, purchè non siano i famigliari di quei pochi, non è certo un problema. Con la differenza che con la produzione dell’amianto almeno si è fatto un processo, con la produzione delle automobili si continua a produrle sempre più veloci e sempre più leggere e tutto sotto l’ala della totale legittimità.
“parafrasando il titolo di un famoso saggio, verrebbe da dire : LA BANALITÀ LEGALE …”
oppure…LA BANALITÀ POLITICANTE-GIURISDIZIONALE …
“L’insieme giurisdizionale esprime questa realtà, che del resto con il Trattato transatlantico verrà estesa oltre i limiti costituzionali. Solo gli ingenui possono meravigliarsi che i fatti non sussistano o siano troppo stagionati o non si riesca ad individuare un responsabile: tutelare il lavoro e la vita è roba da gufi, da rottamati, una cosa del passato. Come la giustizia.”
parafrasando il titolo di un famoso saggio, verrebbe da dire : LA BANALITÀ LEGALE …
“Dovrebbe andarci ma… quante volte continua a circolare?”
un ubriaco che investe può avere pesanti probelmi esistenziali, e solitamente investe UNA, persona… DI ETERNIT, QUANTE NE SONO MORTE O AMMALATE ??
“ma che consiste nell’illusione di poter risolvere i problemi del Paese, quelli dell’eguaglianza e del lavoro, attraverso una corretta applicazione della legge, come se quest’ultima fosse scritta nella pietra del monte Sinai da un qualche essere superiore e non fosse invece un prodotto della politica, degli assetti di potere, delle classi dominanti e dello spirito del tempo, ovvero l’espressione dell’egemonia culturale di queste ultime.”
ooohhh … finalmente spero, e non con malizia (!!!), che in questo blog non si continui più a cianciare random della mitologica legalità, la legalità in questo paese,è solitamente,quella all’itaGGliana , PURTROPPO …
Dove non condivido è sul fatto che chi, dopo aver alzato il gomito, se investe un passante va in galera. Dovrebbe andarci ma… quante volte continua a circolare?
Per quanto riguarda il resto, sono allibito di sentire che la prescrizione… ripulisce i morti dalla coscienza.
Ciao.
Quarc