Anna Lombroso per il Simplicissimus
L’altra sera un gruppo di fondamentalisti ha sabotato una manifestazione di “infedeli”, mettendone a repentaglio l’empio svolgimento. I talebani – un’agguerrita pattuglia di vegani – hanno fatto irruzione nella piazza dove si teneva la «Festa della Famiglia Abruzzese e Molisana» a Sassi, tranciando i cavi elettrici e imbrattando il blasfemo allestimento con scritte che condannavano il sacrilego consumo di arrosticini, inneggiando alla rivolta, come recita lo slogan del gruppo insurrezionale “Veganismo e Giustizia”.
Quante volte ci siamo interrogati sul perché accidia e rassegnazione cupa siano diventati due caratteri dell’autobiografia nazionale, chiedendoci perché il popolo accetti senza reagire il ruolo di capro espiatorio degli errori di altri, ancorché votati ed eletti sulla base di altri slogan altrettanto improbabili. Forse adesso, grazie ai vegani, saranno le pecore a dare l’esempio, chiamandoci con l’esempio, anche cruento, alla ribellione contro la condizione di vittime e la vocazione a scegliere lo stato di appecoronamento docile e passivo.
Certo si è rovesciato il mondo: quando eravamo ragazzi con naturali istinti insurrezionali, come un tempo succedeva ai giovani, alimentavam0 la leggenda secondo la quale i reparti della Celere che mandavano a contenere e reprimere i nostri moti, venivano nutriti di carne cruda e sanguinolenta, in modo da renderli più feroci. E che da Bertrand Russell ai tanti fan di Gandhi, la leadership pacifista avesse esteso l’inclinazione a respingere al violenza anche a tavola, nutrendosi di qualunque cosa non avesse occhi che guardassero carnefici impietosi, esclusi ovviamente gli omonimi fagioli, e con una predilezione per cibi verdi, verdissimi, morti di morte naturale o spentisi dopo una meritata vecchiaia. E si attribuivano alla loro dieta l’addomesticamento del lupo che ci sarebbe in ogni uomo, inducendo comprensione, tolleranza ed armoniosa indulgenza, compresa quella riservata a consumatori di salsicce, fiorentine e filetti alla tartare.
Ma si sa i tempi sono via via diventati più violenti ed estremi per via di una irriducibile e progressiva corsa verso la neo barbarie, contrassegnata dall’entusiastica smania di estendere il proselitismo ben oltre i confini ella comunità religiosa di appartenenza. Convinti della virtuosa superiorità delle loro persuasioni ed abitudini, folte schiere di crudisti, vegetariani, macrobiotici, ma anche omeopatici, erboristi, fioristi di bach hanno cercato di convertirci per il nostro bene e per guadagnarsi un qualche paradiso, aggiungendo punti al loro carnet benefico, imponendoci l’abiura della bistecca come della farmacopea, in favore della camomilla contro lo stilnox, dell’arnica contro il lasonil, della lenticchia contro l’hamburgher.
Non è una novità in questo paese, nel quale varie chiese vogliono portarci alla salvezza imponendo la loro morale di parte come etica pubblica superiore, sia quella cattolica o quella neo liberista, attraverso le liturgie del Vaticano o quelle dell’Ue, indirizzate a una severa austerità, a un contenimento intransigente di aspirazioni e desideri, soprattutto a una limitazione del libero esercizio di inclinazioni e preferenze.
Ma è una novità invece che le strade – ridicole – della libertà, del riconoscimento delle nostre legittime differenze siano lastricata di arrosticini e di salsicce, proprio quando bussa una nuova fame e a imperare sono nuove miserie, comprese quelle dei diritti.